I terremoti di Groningen

L'estrazione di gas naturale dal più grande giacimento d'Europa ha fatto diventare sismica un'area che prima non lo era, con cause legali e miliardi di danni

Groninga, Paesi Bassi (Bert Kauffman su Flickr)
Groninga, Paesi Bassi (Bert Kauffman su Flickr)

Sotto la provincia di Groningen, nel nord-est dei Paesi Bassi, c’è il più grande giacimento di gas naturale d’Europa e uno dei più grandi di tutto il mondo. Il suo sfruttamento è iniziato nei primi anni Sessanta e ha permesso al governo dei Paesi Bassi di ottenere una notevole quantità di denaro grazie alle concessioni, ma negli ultimi anni un crescente numero di terremoti nella zona ha portato a rivedere i piani per l’estrazione e a molte cause legali. Ricercatori, associazioni di cittadini e le stesse aziende impegnate nello sfruttamento del giacimento concordano sul fatto che sia stata l’attività estrattiva a fare aumentare il numero dei terremoti, in un’area dove erano pressoché assenti e di magnitudo tale da non essere nemmeno percepiti dagli abitanti. In seguito alle crescenti proteste della popolazione che vive nella provincia di Groningen, ora il governo sta valutando ulteriori restrizioni per l’attività estrattiva, che però sono contestate dall’azienda che se ne occupa.

Il giacimento di Groningen
Il gas di Groningen viene estratto da Nederlandse Aardolie Maatschappij BV (NAM), una società la cui proprietà è condivisa al 50 per cento da Shell e da Exxon. Il giacimento produce il 50 per cento circa di tutto il gas dei Paesi Bassi, mentre la restante metà è estratta da riserve naturali più piccole, in molti casi al largo nel Mare del Nord. Il giacimento di Groningen è enorme e dovrebbe avere riserve per i prossimi 50 anni: lo scorso anno ha prodotto da solo un decimo di tutto il gas estratto da Exxon e Shell nel mondo. Per questo motivo è considerato una risorsa essenziale dalle due compagnie e dal governo, che raccoglie le tasse pagate dalle due aziende e quote per le concessioni. Si stima che dall’avvio dell’estrazione il giacimento abbia fruttato circa 300 miliardi di euro per le finanze dei Paesi Bassi.

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La grande riserva di gas sotto la provincia di Groningen fu scoperta nel 1959 con l’installazione dei primi pozzi esplorativi, che portarono poi alla costruzione degli impianti per l’estrazione. L’area era a basso rischio sismico ma le cose sono cambiate a metà degli anni Ottanta, quando i sismografi hanno iniziato a rilevare i primi terremoti, seppure con magnitudo bassa e inferiore a 2, percepibile solo dagli strumenti. Da allora i sismologi hanno rilevato un migliaio di terremoti di bassa magnitudo, ma nel 2012 una scossa ha raggiunto comunque magnitudo 3.6, sufficiente per essere avvertita dalla popolazione e per causare qualche danno, soprattutto in una zona considerata a bassissimo rischio e quindi dove non si era costruito con particolari criteri antisismici.

L’estrazione del gas e i terremoti
Sul fatto che i terremoti siano stati causati dall’attività di estrazione c’è consenso tra geologi, esperti del governo e gli stessi tecnici di NAM. Semplificando, il gas naturale è intrappolato nei pori degli strati rocciosi: in alcune circostanze la sua estrazione porta le rocce a compattarsi e ad assestarsi determinando le scosse; non accade sempre e molto dipende dal tipo di rocce, dalla profondità del giacimento e dalla presenza di altri strati rocciosi verso la superficie. Una ricerca ha rilevato un progressivo aumento dei terremoti negli ultimi decenni, dovuti probabilmente al fatto che, man mano che si estrae il gas, si verificano maggiori assestamenti negli strati rocciosi.

Le scosse di terremoto hanno origine (ipocentro) più o meno alla profondità del giacimento di Groningen, ad appena 3,5 chilometri sottoterra. La scarsa profondità e la presenza di un suolo argilloso in superficie rendono gli effetti dei terremoti più consistenti, anche se la loro magnitudo è relativamente bassa. Hans Alders, un funzionario del governo incaricato di soprintendere ai progetti per rafforzare gli edifici nella zona, ha detto al Wall Street Journal che “l’impatto sulle abitazioni e sulle strade è repentino: non ci sono rocce in mezzo”.

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Riduzione dell’estrazione
Negli ultimi anni il governo dei Paesi Bassi è intervenuto più volte sulla questione, da un lato annunciando progetti per rendere più sicure le abitazioni, dall’altro per diminuire l’attività estrattiva a Groningen, nella speranza di limitare i rischi legati ai terremoti. Salvo ripensamenti, il prossimo ottobre entreranno in vigore nuove regole per ridurre del 10 per cento la produzione del gas, con un tetto massimo di 21,6 miliardi di metri cubi estratti in un anno. Il nuovo provvedimento segue un altro piano, della durata di cinque anni, che ha già previsto la riduzione della produzione e che ha già ricevuto contestazioni e l’avvio di cause da parte delle amministrazioni cittadine della zona e di alcune associazioni. La vicenda sarà valutata dalla magistratura a luglio e potrebbe portare ad altre complicazioni per NAM e per il governo.

Due anni fa il Consiglio per le indagini di sicurezza, agenzia governativa con ampi poteri nel campo dei controlli sui trasporti e sull’ambiente, aveva diffuso un rapporto in cui segnalava le responsabilità di NAM e del ministero dell’Economia nel non avere portato avanti ricerche adeguate sui terremoti nella zona. Secondo il rapporto, i due soggetti avevano fallito “nell’agire per la sicurezza dei cittadini”. Il governo aveva accettato le segnalazioni del Consiglio e si era ripromesso di adottare le sue raccomandazioni, che tra le altre cose passano per un piano di investimenti per rendere più sicuri gli edifici.

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NAM ha riconosciuto le proprie responsabilità e negli ultimi anni ha pagato centinaia di migliaia di euro per chiudere i contenziosi legali. Ha inoltre accantonato circa un miliardo di euro da utilizzare per riparare e rinforzare gli edifici, stimolando al tempo stesso l’economia locale. La società al momento non sa prevedere quanto costerà la messa in sicurezza della zona, ma secondo gli analisti un miliardo di euro non sarà sufficiente. Se perdesse due delle cause civili più consistenti contro le sue attività, NAM dovrebbe pagare circa 8 miliardi di euro di rimborsi. Le cause fanno riferimento anche ai danni psicologici subiti dagli abitanti, difficili da quantificare. L’azienda ha contestato le due iniziative legali e la sua linea di difesa è di avere già predisposto rimborsi e compensazioni per i danni alle proprietà.

I responsabili di NAM spiegano che l’obiettivo è continuare a estrarre gas mantenendo le necessarie condizioni di sicurezza per chi abita dalle parti di Groningen. Il problema è che le riduzioni nei volumi di estrazione già applicate non hanno portato a sensibili miglioramenti. L’azienda è però contraria a ulteriori diminuzioni della produzione, perché renderebbe non più sostenibili economicamente le attività di estrazione. Molto dipenderà dalle decisioni del nuovo governo, eletto lo scorso marzo con la vittoria del primo ministro uscente Mark Rutte (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia), che però non è ancora riuscito a formare una nuova maggioranza con Verdi, Appello Cristiano Democratico e Democratici 66. Il partito di Rutte ha promesso in campagna elettorale di tagliare la produzione di gas a Groningen se nuove ricerche indipendenti dimostreranno la necessità di farlo, mentre i Verdi hanno comunque proposto una cospicua riduzione dell’estrazione.