La quadratura dei cerchioni

Chiara Valerio, scrittrice e matematica, riflette sulla Stampa sulle proficue implicazioni del problema della "bicicletta con le ruote quadrate"

(Orlando /Three Lions/Getty Images)
(Orlando /Three Lions/Getty Images)

Chiara Valerio, scrittrice, matematica, direttrice culturale della passata edizione della fiera “Tempo di Libri”, ha scritto per la prima pagina della Stampa una serie di riflessioni letterario-scientifiche sul problema di matematica nel compito per la maturità scientifica che si è tenuto giovedì e che ha attratto molte attenzioni, quello della “bicicletta con le ruote quadrate”.

Un primo, necessario, chiarimento. Il primo problema della prova di matematica dell’esame di Stato 2017 non è un problema su una bicicletta con le ruote quadrate e su come è possibile che una bicicletta con le ruote quadrate avanzi. È uno studio di funzione classico al quale è stato aggiunto, per renderlo più attraente, divertente, spettacolare, l’immagine circense di un uomo in sella a una bicicletta con le ruote quadrate.
Dunque, sul problema in sé e sulla sua plausibilità riguardo i programmi ministeriali non c’è nulla da dire. Anzi, di solito le composizioni di funzioni esponenziali per gli studenti (anche per me quando lo ero) sono piuttosto tranquillizzanti. L’immagine dell’uomo è appunto circense (papillon, bretelle, cappello di paglia) e la bicicletta con le ruote quadrate che avanza appare come un fenomeno, un numero, una meraviglia, un miracolo addirittura. Esattamente il contrario della matematica. La scienza non è un fenomeno magico-religioso davanti al quale non si può fare altro che rimanere a bocca aperta. La scienza chiede, richiede, e fornisce (talvolta) una comprensione. Che la bicicletta con le ruote quadrate cammini su una superficie che ha quella forma regolare e ondeggiata non è un numero da circo, non è un miracolo, anzi è una cosa perfettamente logica (sulla connessione tra miracolo e logica ha detto assai meglio di me, e dunque anche per me, Saramago ne Il Vangelo secondo Gesù: «Il miracolo non è una cosa tanto buona se bisogna modificare la ragione intima delle cose per renderle migliori»).

(continua a leggere sulla rassegna stampa di Cinquantamila)