Le colpe dell’Italia sulla Xylella

Sono molte e le ha messe insieme la Commissione Europea in un severo rapporto su cosa è andato storto nel contenimento del batterio che fa morire gli olivi in Puglia

Alberi di ulivo eradicati nell'ambito del piano contro la Xylella fastidiosa, Torchiarolo, Brindisi (LaPresse)
Alberi di ulivo eradicati nell'ambito del piano contro la Xylella fastidiosa, Torchiarolo, Brindisi (LaPresse)

A fine maggio la Commissione Europea ha pubblicato un rapporto piuttosto severo nei confronti dell’Italia, accusata di non avere fatto abbastanza per contenere la diffusione della Xylella fastidiosa, un batterio che sta causando seri danni alle coltivazioni di olivi, specialmente in Puglia. Il problema della Xylella va avanti ormai da anni, ha portato a interventi della magistratura – anche contro gli stessi ricercatori che studiavano la malattia – e a interventi da parte del governo con l’istituzione di un commissario per gestire l’emergenza. Il rapporto conferma le critiche mosse da esperti, divulgatori e osservatori: la scarsa efficacia degli interventi rischia di far diffondere la Xylella oltre le coltivazioni in Puglia, raggiungendo altre aree del sud Italia e con il rischio che si possa diffondere anche a nord.

Il batterio è di origine americana e non era mai stato rilevato in Europa fino al 2013, quando ne fu riscontrata la presenza in Puglia. I ricercatori se ne accorsero notando un’incidenza più alta del “disseccamento rapido dell’olivo” (OQDS), un malattia che porta gli olivi a non produrre più olive e a morire in poco tempo. La causa fu identificata nella presenza della Xylella, batterio per il quale non c’è cura, e fu consigliata la distruzione di tutti gli olivi malati per evitare pericolose contaminazioni. Nel 2015 furono organizzate grandi proteste, da parte di coltivatori e associazioni, contrari alla distruzione di piante in alcuni casi secolari (seppure oggettivamente malate). Intervenne persino la magistratura, con un’inchiesta molto discussa che tra le altre cose ipotizzò che fossero stati gli stessi ricercatori a diffondere il batterio.

Il rapporto diffuso dalla Commissione elenca tutti gli errori e le mancanze da parte italiana nella gestione dell’emergenza. L’accusa più grave è di avere avviato il controllo e il contenimento dell’infezione batterica troppo tardi, con ingiustificati rinvii nella distruzione degli olivi già malati. Dai dati raccolti, è inoltre emerso che poco più della metà dei 10 milioni di euro stanziati per l’emergenza sono stati effettivamente spesi contro la Xylella.

La rivista scientifica Nature, che ha riportato la notizia del rapporto europeo con un articolo di riepilogo molto critico, scrive che in buona parte del 2016 non sono stati più effettuati test di laboratorio sulla Xyllela. L’assenza di prove ed esperimenti dimostra indirettamente lo scarso interesse e i pochi investimenti, nonostante i fondi stanziati.

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Nel rapporto sono presentate anche le preoccupazioni sulla Xylella fastidiosa pauca, una sottospecie del batterio ugualmente responsabile dell’OQDS e che rischia di diffondersi in altri paesi europei. Il problema è che alcune altre sottospecie di Xylella sono già state identificate in altri paesi dell’Unione Europea. In Spagna ci sono preoccupazioni per la Xylella fastidiosa fastidiosa, che non colpisce gli olivi, ma le viti: è una vecchia conoscenza in California, dove periodicamente causa grandi danni alle aziende vinicole. In Spagna una prima epidemia è stata contenuta sull’isola di Mallorca, ma c’è il timore che ce ne possano essere altre.

La Commissione europea ha stanziato 10 milioni di euro per finanziare programmi di ricerca internazionali sulla Xylella, ma finora in Puglia non sono stati rispettati gli accordi per ricerche a livello locale. La Regione ha annunciato un progetto di ricerca da 2,5 milioni di euro lo scorso settembre, ma i finanziamenti non risultano ancora avviati. In compenso i ricercatori pugliesi hanno identificato due varietà di olivo che sembrano essere più resistenti al batterio. La Commissione ha suggerito di utilizzarle per rimpiazzare gli olivi malati, rallentando la diffusione della Xylella. Serviranno invece ancora molto anni di ricerca prima di selezionare una varietà di olivi completamente resistente alla Xylella.

I lavori di ricerca e di contenimento in Puglia sono stati complicati e rallentati dalle iniziative di organizzazioni locali, di vario tipo e non solo ambientaliste, che accusano i ricercatori di non avere valutato possibili altre cause per la OQDS. La magistratura sta proseguendo le indagini, ma potrebbe esserci l’archiviazione il mese prossimo se non saranno trovate prove sufficienti per formalizzare le accuse. A metà maggio alcune organizzazioni hanno presentato un nuovo esposto, sostenendo che i ricercatori stanno colpevolmente ignorando eventuali altre cause della OQDS, come la presenza di un particolare fungo. Le ricerche condotte finora non hanno però portato a elementi che facciano pensare a una causa di questo tipo, e la stessa Commissione ha escluso questa possibilità.