Il PD vuole la legge elettorale entro luglio

Lo ha detto ieri il segretario Matteo Renzi durante la direzione nazionale del partito, la prima in cui sono intervenuti i "millennials"

(LaPresse - Francesco Moro)
(LaPresse - Francesco Moro)

Ieri Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico (PD), ha detto che bisognerà votare una nuova legge elettorale in Parlamento entro la prima settimana di luglio e ha fatto capire che, dopo la sua approvazione, il voto anticipato non sarebbe un problema, pur ricordando che a decidere sulla durata dell’attuale legislatura saranno il Parlamento e il presidente della Repubblica. Renzi ha parlato nel corso della direzione nazionale del PD, la prima che si tiene da quando è stato rieletto segretario.

La direzione, che è l’organo incaricato di dare l’indirizzo politico al partito, ha approvato il documento in cui Renzi chiedeva di proseguire le trattative con gli altri partiti per approvare entro luglio una legge elettorale di “tipo tedesco”, con una soglia di sbarramento al 5 per cento e la presenza dei nomi dei candidati da votare sulla scheda. Tutti i principali partiti, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, hanno detto che sono disposti ad approvare una legge elettorale simile. I dettagli precisi del suo funzionamento, però, ancora non si conoscono ed esiste ancora la possibilità che la trattativa si blocchi su qualche aspetto specifico.

Andrea Orlando, ministro della Giustizia e arrivato secondo alle ultime primarie del PD, si è schierato apertamente contro il voto anticipato e ha criticato la proposta di legge elettorale di tipo tedesco. Secondo Orlando, il progetto non è ancora abbastanza chiaro e definito per essere approvato e in ogni caso rischia di portare a una situazione di instabilità. Il sistema tedesco è sostanzialmente un proporzionale, che porterebbe quindi a una distribuzione di seggi non diversa da quella che avremmo con le attuali leggi elettorali in vigore: nessun partito avrebbe la maggioranza dei seggi e c’è il rischio che anche alleanze piuttosto ampie, come ad esempio PD-Forza Italia, non siano in grado di garantirla.

Nel corso della direzione nazionale, Renzi ha annunciato anche i nomi della sua segreteria, cioè il suo “governo” del PD. I nuovi componenti della segreteria sono: Matteo Richetti, il suo portavoce durante le primarie; l’ex vicesegretario Lorenzo Guerini; Andrea Rossi; Matteo Ricci, sindaco di Pesaro ed ex vicepresidente del PD; Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera; Tommaso Nannicini, professore di Economia e consigliere economico del governo; Teresa Bellanova,  viceministro allo Sviluppo economico; Giusy Nicolini, sindaca di Lampedusa; Angela Marcianò, assessore al Comune di Reggio Calabria; Benedetta Rizzo, ex manager della fondazione VeDrò di Enrico Letta; Elena Bonetti, docente di Matematica all’università di Milano; e Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.

Quella di ieri è stata anche la prima direzione nazionale a cui hanno partecipato i “millennials“, un gruppo di venti ragazzi che hanno quasi tutto meno di 30 anni e che Renzi ha fatto entrare in direzione per farsi aiutare a riottenere il consenso tra i più giovani. È stato uno di loro, Umberto Costantini, a fare il primo intervento dopo quello del segretario Renzi. Costantini è sindaco di Spilamberto, in provincia di Modena, ha 29 anni, è gay e ha una nonna somala. Al termine del suo discorso, Costantini ha detto che se in futuro non ci saranno interventi per riequilibrare la spesa per le pensioni degli attuali anziani con le risorse destinate ai giovani sarà difficile recuperare il voto dei “millennials” come lui.