Perché la festa del lavoro è oggi

Nel mondo si ricorda cosa successe a Chicago nel 1886, ma in Italia è soprattutto l'anniversario della strage di Portella della Ginestra

Uno sciopero di minatori in Inghilterra, nel 1912. (Topical Press Agency/Getty Images)
Uno sciopero di minatori in Inghilterra, nel 1912. (Topical Press Agency/Getty Images)

La festa del lavoro si celebra come ogni anno il primo maggio,  e non solo in Italia, dove per tradizione il sindacato della CGIL organizza il concerto in piazza San Giovanni a Roma, ma anche in molte parti del mondo.

La festa del lavoro cade il primo maggio soprattutto per via di un episodio successo nel 1886 a Chicago, quando – in questo periodo dell’anno – la polizia sparò sui lavoratori che da giorni scioperavano per il mancato rispetto della legge che istituiva il tetto delle otto ore lavorative al giorno: morirono due persone. Negli anni precedenti, una festa del lavoro si era già festeggiata a settembre. Nei giorni successivi ulteriori manifestazioni furono represse dalla polizia e culminarono nella manifestazione di Haymarket, la piazza del mercato delle macchine agricole, durante la quale morirono altre persone – manifestanti e agenti – a causa di un attentato esplosivo. I responsabili dell’organizzazione della manifestazione del primo maggio furono arrestati e processati, sette di loro furono condannati a morte – con prove molto traballanti, per non dire inesistenti. Due condanne furono trasformate in ergastoli dal governatore dell’Illinois. Un condannato a morte si uccise in prigione il giorno prima dell’esecuzione. Altri quattro furono uccisi, e secondo le cronache dell’epoca cantarono la Marsigliese prima di morire. Nel 1890 la Seconda internazionale socialista decise di promuovere in tutto il mondo la festa dei lavoratori, il primo maggio.

In Italia la festa dei lavoratori si tiene il primo maggio dal 1891. La festa fu soppressa dal fascismo e fu ripristinata nel 1945. Il primo maggio del 1947 duemila persone – soprattutto contadini – manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Un attacco armato, deciso dalla mafia con la complicità di chi era interessato a reprimere i tentativi di rivolta dei contadini, portò alla morte di 11 persone e al ferimento di altre 27. Il bandito Salvatore Giuliano fu identificato come il capo degli autori della strage, ma nel tempo si succederanno diverse ipotesi su chi potesse averlo sostenuto e aiutato. Le persone uccise a Portella della Ginestra si chiamavano Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari, Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio, Castrense Intravaia, Giovanni Grifò, Vincenza La Fata. Tre di loro avevano meno di 13 anni.