Emmanuel Macron, candidato indipendente di centro con il suo movimento En Marche!, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, che si sono svolte ieri. Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra Front National, è arrivata seconda. Macron ha preso il 23,8 per cento dei voti, Le Pen il 21,5 per cento: il ballottaggio sarà quindi tra questi due candidati, il prossimo 7 maggio. Sono rimasti esclusi dal ballottaggio François Fillon, candidato del partito di centrodestra dei Repubblicani, che ha ottenuto il 19,9 per cento; Jean-Luc Mélenchon, candidato dell’estrema sinistra, che ha ottenuto il 19,6 per cento; e Benoit Hamon, candidato del Partito Socialista, che ha ottenuto il 6,3 per cento. Per i Socialisti francesi è uno dei risultati elettorali peggiori della loro storia, ma le elezioni di ieri sono state un disastro anche per i Repubblicani, il principale partito francese di centrodestra, quello che in teoria più avrebbe dovuto avvantaggiarsi dalla crisi della sinistra francese.
Il Partito Socialista e il suo candidato Hamon hanno già chiesto ai loro elettori di votare per Macron, così come ha fatto il presidente uscente, il socialista François Hollande. Il candidato di centrodestra Filllon già ieri sera aveva invitato a votare Macron, come molti altri leader dei Repubblicani, il suo partito. Jean-Luc Mélenchon, invece, non ha dato alcuna indicazione di voto: ha detto di non avere ricevuto alcun mandato di questo tipo da chi ha promosso la sua candidatura e ha annunciato che sarà realizzata una consultazione online tra i suoi sostenitori. Marine Le Pen ha commentato risultato del primo turno elettorale dicendo: «Io sono la candidata del popolo». Macron ha risposto: «Saremo la Francia dei patrioti contro quella dei nazionalisti». Gli osservatori e i principali giornali francesi scrivono che per la candidata dell’estrema destra il secondo turno non sarà semplice (i sondaggi danno Macron al 62 per cento contro il 38 di Le Pen). Il dibattito tra i due candidati più votati al primo turno sarà il prossimo 2 maggio.
• Risultati: Emmanuel Macron ha superato il primo turno con il 23,75 per cento. Il prossimo 7 maggio andrà al ballottaggio con Marine Le Pen che ha ottenuto il 21.53 per cento. François Fillon è terzo con il 19,91 per cento e Jean-Luc Mélenchon lo segue con il 19,64 per cento. Benoit Hamon, candidato del Partito Socialista, ha ottenuto poco più del 6 per cento.
• Secondo i primi sondaggi, Macron avrebbe tra i 22 e i 24 punti di vantaggio su Le Pen al secondo turno, un divario molto difficile da colmare, anche ammettendo degli errori da parte dei sondaggisti.
• Fronte Repubblicano. La maggioranza dei politici del partito ha invitato a votare per Emmanuel Macron, per bloccare il Front National e Marine Le Pen. Tra gli altri, il Partito Socialista e il suo candidato Hamon, François Fillon e numerosi leader di Les Republicains, il presidente uscente François Hollande e molti esponenti della società civile, come leader religiosi musulmani e i rappresentati dell'Unione sindacale di polizia.
• Alcuni candidati sconfitti – e su tutti Jean-Luc Mélenchon – non hanno indicato cosa avrebbero fatto al secondo turno. Mélenchon chiederà il parere dei 450.000 attivisti che lo hanno presentato e poi lo renderà pubblico.
• I principali sconfitti del primo turno delle presidenziali sono i due grandi partiti che finora hanno dominato la politica francese: il centrosinistra del Partito Socialista che aveva presentato Hamon e il centrodestra dei Repubblicani che aveva candidato Fillon. Entrambi i partiti hanno convocato per oggi delle riunioni per fare un’analisi del voto e il punto della situazione.
Il presidente uscente François Hollande ha commentato il risultato elettorale dall'Eliseo, la sua residenza ufficiale. Ha detto che al secondo turno voterà per Macron, aggiungendo che una vittoria della destra radicale è un rischio per tutta la Francia. Ha ringraziato i francesi che si sono recati a votare, nonostante il recente attacco sugli Champs-Elysées e ha detto che si è trattato della migliore risposta che si potesse dare alla minaccia terroristica.
Macron ha accettato di partecipare al dibattito televisivo con Marine Le Pen. L'incontro si terrà la sera di mercoledì due maggio e sarà trasmesso dai canali TF1 e France 2.
Tra i molti che hanno già chiesto di votare per Macron al secondo turno ci sono: il Partito Socialista, che lo ha fatto ufficialmente e all'unanimità oggi pomeriggio, numerosi leader di centrodestra (i dirigenti di Les Republicains stanno ancora decidendo se sostenerlo ufficialmente), diversi leader religiosi musulmani, tra cui il rettore della moschea di Parigi, ma anche la confederazione dei sindacati di polizia.
Macron non è andato molto bene soltanto a Parigi (dove invece Le Pen è arrivata quinta), ma ha ottenuto ottimi risultati in tutte le grandi città, replicando uno schema che abbiamo già visto spesso nel corso del 2016. Candidati e programmi nazionalisti e protezionisti, Donald Trump, Brexit, Movimento 5 Stelle, ottengono buoni risultati nelle campagne e nelle periferie, mentre nelle grandi città vincono quasi sempre le istanze di apertura e progressiste.
Un'altra conseguenza del voto di ieri è che all'interno dei grandi partiti tradizionali, che per la prima volta non sono riusciti a far passare il primo turno ad almeno uno dei loro candidati, è che è iniziata la ricerca delle responsabilità della disfatta. Uno dei primi capri espiatori ad essere individuati sono le primarie di partito. Questa mattina, racconta Le Monde, diversi esponenti di Les Republicains, il principale partito di centrodestra, hanno accusato proprio le primarie di aver contribuito alla sconfitta del partito, generando rivalità e divisioni tra i vari leader.
Nelle prossime due settimane si parlerà molto di quali sono le possibilità di vittoria di Le Pen al secondo turno, che si svolgerà il 7 maggio. La candidata del Front National è data sfavorita da tutti i sondaggi e, prima delle elezioni, risultava perdente al secondo turno contro tutti gli altri principali candidati. In molti però hanno ricordato i numerosi fallimenti dei sondaggi nel corso del 2016: dalla vittoria del Leave al referendum su Brexit a quella di Trump alle elezioni americane. Secondo Ian Bremmer, uno scienziato politico che dirige il centro studi Eurasia Group, Le Pen, avrebbe «il 40 per cento di possibilità di vincere», poiché i sondaggi non riuscirebbero a cogliere efficacemente alcuni fenomeni in corso nella società francese.
Nate Silver, l'esperto di sondaggi americano, direttore del sito FiveThirtyEight, dice invece che la Francia è un caso molto diverso da Brexit e dall'elezione di Trump. La scorsa primavera i sondaggi davano il Remain in testa di un paio di punti sul Leave, lo stesso vantaggio che Hillary Clinton aveva in media su Trump negli stati in bilico. Una differenza di due o tre punti percentuali tra sondaggio e risultato effettivo è considerata un normale errore statistico, del tutto possibile. Il margine di cui si discute in Francia, però, è molto più alto. Si parla di circa 26 punti percentuali di vantaggio per Macron e un errore così grande sarebbe quasi unico nella storia della statistica moderna.
In Francia il presidente della Repubblica, che sarà scelto al secondo turno il prossimo 7 maggio, ha molti poteri, ma per sfruttarli appieno ha bisogno di una maggioranza in parlamento. Il presidente della Repubblica, infatti, nomina il primo ministro e, su suo suggerimento, i ministri. Questi, però, sono responsabili di fronte all'Assemblea Nazionale (l'equivalente della nostra Camera dei deputati) che li può sfiduciare.
In passato è accaduto spesso che presidente della Repubblica e governo appartenessero a partiti diversi (la cosidetta "cohabitation"). L'ultima volta è successo tra il 1997 e il 2002, quando il presidente era Jaques Chirac, leader del centrodestra, e il primo ministro era Lionel Jospin, capo del Partito Socialista. In questa situazione, i poteri del presidente della Repubblica sono molto limitati, al punto, sostengo alcuni esperti, da rendere la Francia una repubblica parlamentare. Chiunque vincerà, quindi, avrà bisogno di ottenere un buon risultato alle elezioni legislative che si svolgeranno il prossimo 11 giugno (con un secondo turno il 18).
Il problema è che non sembra che le elezioni legislative riusciranno a produrre una vera e propria maggioranza. Il movimento di Macron, En Marche!, sembra troppo piccolo e troppo giovane per riuscire a competere alle legislative, mentre i due principali partiti tradizionali sono molto in crisi. L'eventualità più probabile, in caso di vittoria di Macron, sarà quindi una qualche forme di ampia coalizione parlamentare. La maggior parte degli esperti esclude che, anche in caso di vittoria al secondo turno, Le Pen possa riuscire ad avere una maggioranza autonoma.
Diversi esponenti politici stranieri si sono espressi su chi preferirebbero vedere vincere il secondo turno delle elezioni francesi tra Macron e Le Pen. I ministri degli Esteri di Spagna e Germania, Alfonso Dastis e Sigmar Gabriel, hanno entrambi detto che preferirebbero una vittoria di Macron. Anche il portavoce della cancelliera Angela Merkel si è congratulato con Macron, augurandogli buona fortuna per il secondo turno. Le Pen, invece, ha ricevuto l'augurio di vincere il secondo turno da parte della commissione Esteri della Camera bassa del parlamento russo. Diverse inchieste hanno mostra come il Front National sia stato finanziato da alcune banche vicine al governo russo.
• Risultati: Emmanuel Macron ha superato il primo turno con il 23,75 per cento. Il prossimo 7 maggio andrà al ballottaggio con Marine Le Pen che ha ottenuto il 21.53 per cento. François Fillon è terzo con il 19,91 per cento e Jean-Luc Mélenchon lo segue con il 19,64 per cento. Benoit Hamon, candidato del Partito Socialista, ha ottenuto poco più del 6 per cento.
• Fronte Repubblicano. Dopo il risultato del primo turno, la maggioranza dei politici del partito ha invitato a votare per Emmanuel Macron, per bloccare il Front National e Marine Le Pen. Quest'ultima ha dichiarato: «Il vecchio fronte repubblicano ormai marcio cerca di coalizzarsi. Ho quasi voglia di dire meglio così».
• Alcuni candidati sconfitti - e su tutti Jean-Luc Mélenchon - non hanno indicato cosa avrebbero fatto al secondo turno. Mélenchon chiederà il parere dei 450.000 attivisti che lo hanno presentato e poi lo renderà pubblico.
• I principali sconfitti del primo turno delle presidenziali sono i due grandi partiti che finora hanno dominato la politica francese: il centrosinistra del Partito Socialista che aveva presentato Hamon e il centrodestra dei Repubblicani che aveva candidato Fillon. Entrambi i partiti hanno convocato per oggi delle riunioni per fare un’analisi del voto e il punto della situazione.
Su Twitter hanno cominciato a circolare estratti di video di Mélenchon del 2002 quando al ballottaggio delle presidenziali c'erano Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, e Jacques Chirac, fondatore del principale partito del centro-destra francese, l'UMP poi diventato I Repubblicani. Mélenchon - che nel 2002 aveva aderito al PS e era stato scelto come ministro dell’Educazione per l’insegnamento professionale nel governo Jospin - aveva molto criticato coloro che si rifiutavano di sostenere Jacques Chirac contro Jean-Marie Le Pen: «Il 5 maggio, non bisogna avere esitazioni. Quindi mettetevi dei guanti, delle mollette o quello che volete, ma votate. Abbassate il più possibile Le Pen».
In un altro video Mélenchon criticava il settarismo dell'estrema sinistra che dice "O me o niente" definendolo un comportamento sterile. Per ora Mélenchon non ha dichiarato alcun sostegno per il secondo turno: è anche vero che oggi la sua posizione è molto diversa rispetto a quella del 2002. Mélenchon lasciò il PS nel 2008 per fondare il Parti de gauche (Partito della sinistra, PG), di orientamento radicale ed ecologista. Alle elezioni europee del 2009 il Partito della sinistra si alleò con il Partito Comunista Francese in un “Fronte di Sinistra” e Mélenchon venne eletto (ora è al suo secondo mandato). Queste stesse forze politiche candidarono Mélenchon alle presidenziali del 2012, arrivando all’11 per cento dei voti e l'hanno candidato anche alle ultime elezioni con un programma politico e un orientamento diverso rispetto a quello del PS e rispetto al PS del 2002.
Sui principali giornali francesi non hanno ancora cominciato a circolare sondaggi per le elezioni legislative del prossimo 11 giugno (con secondo turno il 18 giugno): è infatti prematuro fare delle ricerche prima che si sappia il nome del nuovo presidente.
Macron (in giallo) ha ottenuto i migliori risultati nelle aree urbane e ha superato il 30 per cento dei voti in tre dipartimenti metropolitani: Ille-et-Vilaine, les Hauts-de-Seine et Parigi. In generale Macron è andato bene nelle zone a ovest del paese e meno bene nelle aree sull'arco che si affaccia al Mediterraneo, dove Le Pen (in nero) ha invece raccolto il maggior numero di consensi. Il Front national si è confermato nel nord, nel nord-est e nel sud-est della Francia. In queste regioni - e particolarmente nelle zone rurali - Marine Le Pen ha in media superato il 25 per cento. Inoltre, il partito di destra radicale si è rafforzato nei territori d'oltremare: nella Polinesia francese ha ottenuto ad esempio il 32,53 per cento dei voti.
Diverse analisi del voto dicono che la Francia è stata divisa in due dal risultato del primo turno. Da un punto di vista territoriale Marine Le Pen ha vinto nettamente nei comuni che hanno meno di 20 mila abitanti. Emmanuel Macron è andato benissimo nei comuni con più di 100 mila abitanti e in particolar modo a Parigi. C'è dunque stata una frattura netta tra la Francia rurale e periurbana e la Francia urbana.
Due diversi paesi sono usciti anche dall'analisi "sociologica" del voto: secondo un'inchiesta realizzata da IPSOS la sera di domenica 23 aprile, il voto per Emmanuel Macron ha prevalso tra i dirigenti (33 per cento) e i professionisti (26 per cento), mentre Le Pen è stata sostenuta dagli impiegati (32 per cento) e dagli operai (37 per cento). Marine Le Pen è poi in testa (32 per cento) tra chi ha un reddito mensile netto inferiore ai 1.250 euro, mentre Macron raccoglie il 32 per cento del sostegno tra gli elettori che hanno un reddito superiore ai 3 mila euro mensili.
Le Monde dice che Jean-Luc Mélenchon è stato il candidato più votato dai giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni: in questa categoria ha raccolto il 30 per cento dei voti contro il 21 per cento di Marine Le Pen, il 18 per cento di Emmanuel Macron e il 10 per cento di Benoît Hamon.
Marine Le Pen ha vinto invece tra le persone che hanno fra i 35 e i 49 anni (29 per cento) e tra chi ha da 50 a 59 anni (27 per cento). Macron è arrivato primo nella fascia 25-34 anni (28 per cento), mentre nella fascia 60-69 anni è arrivato alla pari con François Fillon (26 per cento).
La sola fascia di età dove il candidato dei Repubblicani ha avuto successo è quella tra chi ha più di 70 anni (45 per cento).
Emmanuel Macron e Marine Le Pen hanno due idee radicalmente diverse di come dovrà essere la Francia nel futuro. Che programmi hanno e che paese vorrebbero i due candidati arrivati al ballottaggio?
Da oggi, lunedì 24 aprile e fino a mercoledì 26, il Consiglio costituzionale centralizzerà e verificherà gli esiti del voto. I risultati – che in realtà si conoscono già – saranno annunciati ufficialmente il 26 aprile. Il nuovo presidente della Repubblica sarà proclamato giovedì 11 maggio. La cerimonia si svolgerà al più tardi domenica 14 maggio, data della fine del mandato di François Hollande.
Prima del voto, l'ex primo ministro Manuel Valls aveva dichiarato il suo sostegno per Emmanuel Macron. Nella città di cui era stato a lungo sindaco, Evry, aveva anche firmato una lettera con l'attuale sindaco per invitare le persone a seguire la sua scelta. Gli elettori e le elettrici non gli hanno però dato ascolto: in città ha vinto Jean-Luc Mélenchon con il 34 per cento, e l'ex ministro dell'Economia si è fermato al 26.
Chi è Emmanuel Macron, in breve
Due anni e mezzo fa il presidente francese François Hollande scelse un suo giovane e sconosciuto consigliere e lo fece diventare ministro dell’Economia. Oggi Emmanuel Macron è diventato uno dei due candidati – insieme a Marine Le Pen – che si contenderà la presidenza della Francia nel ballottaggio del 7 maggio, ottenendo al primo turno più voti dei candidati dei partiti tradizionali francesi e anche più voti della stessa Le Pen.
Se dovessimo raccontare le elezioni francesi usando solo 14 foto sceglieremmo queste, con una piccola storia dentro a ciascuna foto.
La regola del secondo turno delle elezioni presidenziali è che per vincere ciascuno dei due candidati deve costruire un consenso molto più ampio di quanto non sia la propria base elettorale originale. L'eliminazione dei candidati del Partito Socialista e dei Repubblicani, i due partiti tradizionali che hanno dominato finora la politica francese, rende questo passaggio molto più imprevedibile.
L'istituto IPSOS ha realizzato un sondaggio domenica 23 aprile sul secondo turno: il 62 per cento delle e degli intervistati ha detto che voterà per Macron, il 38 per Le Pen. Macron, secondo la ricerca, guadagnerà voti da Mélenchon, Fillon e da Hamon.
L'85 per cento delle persone intervistate ha dichiarato poi di essere sicura della propria scelta, mentre il 15 per cento ha dichiarato che potrebbe ancora cambiare idea.
La qualificazione del Front National al secondo turno è un ottimo risultato per il partito, che solitamente si trova dietro al Partito Socialista e dietro ai Repubblicani, cosa che invece non è avvenuta ieri. Solo Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, nel 2002, era riuscito ad arrivare al secondo turno delle elezioni presidenziali contro Jacques Chirac. Marine Le Pen ha comunque ottenuto circa cinque punti percentuali in più rispetto al padre (che aveva raggiunto il 16,86 per cento) e ha migliorato anche il proprio risultato del 2012 (17,9 per cento), quando era arrivata al terzo posto.
Le Figaro scrive che con più di 7,6 milioni di voti, Marine Le Pen ha superato ieri sera il record storico del Front National. A differenza del 2002, e con una sola eccezione, sulle prime pagine dei giornali di oggi non si parla però né di "terremoto" né di "choc". Quindici anni fa la notizia era la pericolosa presenza di Jean-Marie Le Pen al secondo turno, mentre oggi la maggior parte delle prime pagine è per il leader di En Marche! Emmanuel Macron.
Il Partito Socialista aveva vinto le elezioni del 2012, ma era entrato presto in crisi. Nell’aprile del 2014 le elezioni amministrative avevano portato a una pesante sconfitta per il PS, a un’avanzata del Front National di Marine Le Pen e alla vittoria dell’UMP (il partito di centrodestra del precedente presidente Nicolas Sarkozy che poi ha cambiato nome in Les Républicains). Il governo del socialista Jean-Marc Ayrault si era dimesso e il presidente della Repubblica Hollande aveva nominato come nuovo primo ministro Manuel Valls – socialista anche lui, ma considerato un esponente dell’ala di destra, la più liberale. Il primo governo Valls era rimasto in carica solamente 147 giorni, poi ne era stato formato uno nuovo, presieduto sempre da Valls, che aveva ottenuto la fiducia ma aveva perso la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale.
Dopodiché dalle elezioni europee, dalle elezioni dipartimentali, da quelle regionali (le prime dopo gli attentati di Parigi) e dalla rinuncia a una riforma costituzionale su cui il PS aveva investito molto, la sinistra francese era uscita sempre più indebolita a vantaggio dell’estrema destra del Front National e del centrodestra di Nicolas Sarkozy. A tutto questo si devono aggiungere le difficoltà in cui si era trovato praticamente dal giorno della sua elezione il presidente socialista Hollande che è risultato essere il più impopolare della Quinta Repubblica, complici la disoccupazione, la debole crescita economica, gli attentati terroristici che hanno colpito la Francia e alcune sue discusse vicende personali.
A differenza di molti altri presidenti del passato, il presidente uscente François Hollande non era riuscito a imporsi come “candidato naturale” della sua area politica di riferimento per un secondo mandato. Dopo molte esitazioni, il primo dicembre scorso Hollande aveva annunciato quello che tutti si aspettavano, e cioè che non si sarebbe ricandidato (secondo la gran parte degli esperti e dei sondaggisti non sarebbe arrivato nemmeno al ballottaggio).
A gennaio si sono quindi svolte le primarie del centro sinistra, dove però il favorito Manuel Valls è stato nettamente battuto al secondo turno da Benoît Hamon, che ha ottenuto più del 58 per cento diventando ufficialmente il candidato del centro sinistra alle presidenziali. Hamon era uno dei candidati più di sinistra in corsa e il risultato delle primarie era stato interpretato come un forte segnale di dissenso verso il precedente governo (in cui Valls era primo ministro e Hollande era presidente) e verso la linea politica che entrambi avevano dato al Partito socialista.
La campagna elettorale di Hamon, tuttavia, non è andata bene e per due principali motivi. Da molti era considerato un esponente troppo di sinistra del partito e assimilabile al candidato della sinistra-sinistra, Jean-Luc Mélenchon. Per altri (e cioè per i tradizionali elettori del PS) faceva comunque parte di un partito che ha creato molti scontenti. Inoltre, dopo la candidatura ufficiale, Hamon aveva modificato e ammorbidito molte delle posizioni che l’avevano invece portato a vincere. Infine Hamon aveva ricevuto un duro colpo: Manuel Valls e altri importanti esponenti del PS aveva dichiarato che al primo turno delle presidenziali avrebbero votato per il candidato indipendente Emmanuel Macron.
Dopo il fallimento della candidatura di Hamon, il PS entra in una fase molto delicata per il suo futuro. Il dibattito sulla linea politica da tenere è di nuovo aperto, e su questo è in discussione la stessa unità del partito. Le elezioni legislative che si avvicinano potrebbero portare a due differenti risultati. Il PS potrebbe salvare la situazione diventando determinante per la nuova maggioranza che si formerà all'Assemblea Nazionale oppure il risultato di Benoît Hamon potrebbe riflettersi nel risultato delle legislative, consegnando il PS alla marginalizzazione per i prossimi cinque anni.
Consapevole del rischio, la direzione del partito ha convocato per questa mattina, lunedì 24 aprile, una riunione. Una delle principali condizioni di sopravvivenza dei socialisti è quella comunque di non dividersi e di restare compatti.
Le Monde scrive che François Fillon lascia il centrodestra in una situazione preoccupante. Dopo la sconfitta di Nicolas Sarkozy nel 2012, è la seconda elezione presidenziale che l’UMP diventato poi Les Républicains ha perso. Il centrodestra, dice sempre Le Monde, «è un campo di rovine da ricostruire» e la maggior parte dei suoi esponenti vogliono al più presto andare oltre Fillon. Già prima delle elezioni molti avevano detto che la prevedibile sconfitta doveva essere attribuita all'ex primo ministro e alle vicende giudiziarie in cui era rimasto coinvolto, più che al suo programma o al partito: «Paghiamo caro i suoi affaires, non sono le nostre idee ad essere state sconfitte» ha detto ad esempio Laurent Wauquiez, vicepresidente delegato dei Repubblicani. E Bruno Retailleau, il coordinatore della campagna, ha spiegato: «Si tratta di una grande delusione. Questa campagna si è troppo spesso trasformata in un processo».
Le percentuali dell'astensionismo in Francia al primo turno delle presidenziali, dal 1965 a oggi:
Tutti i principali giornali internazionali hanno oggi in prima pagina il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Molti media hanno inviato dei corrispondenti in Francia per raccontare le elezioni, i candidati e le conseguenze per l'Europa dell'esito del voto.
Il New York Times ha seguito con un live la giornata di ieri definendo tra le altre cose Le Pen «l'esaltata dell'estrema destra»: «Il risultato è stato un rifiuto clamoroso dei partiti tradizionali e ha posto il paese su un percorso incerto in un momento critico in cui l'elezione francese potrebbe decidere il futuro dell'Unione Europea».
II Times assicura che l'esito di questo primo turno è «una buona notizia per i centristi filo-europei» e «una cattiva notizia per Mosca». Si chiede anche se l'ex ministro dell'Economia di Hollande saprà governare o «sarà un altro presidente francese riformatore a fallire». Politico parla di Macron come del «giovane banchiere» e dice che la sua vittoria e la sua futura elezione potranno essere interpretate come il rovesciamento delle tendenze populiste in atto dal 2016. Dell'età di Macron parla anche il Los Angeles Times dicendo che potrebbe diventare un leader ancora più giovane di Napoleone Bonaparte (40 anni nel 1848).
In Argentina, Clarín ricorda che il secondo turno entrerà comunque nella storia politica della Francia perché porterà all'elezione o di un giovane presidente o di una presidente donna.
La BBC ha ripercorso la storia di Macron parlando «della sua energia, del suo incomparabile fascino ed eloquenza» e di una mossa politica che resterà negli annali. BBC precisa anche che al successo di Macron hanno contribuito la situazione giudiziaria del candidato della destra François Fillon e le divisioni della sinistra. In Spagna, El País ha mostrato un certo entusiasmo per il «nuovo ragazzo d'oro della politica europea» che «bussa alle porte dell'Eliseo» Si parla di «speranza Macron» e del «successo del centrista» che è «una grande notizia per la Francia e l'Europa».
«L'Europa respira di nuovo», dice il tabloid tedesco Das Bild sul suo sito, mettendo in evidenza il primo posto del candidato più europeista tra gli undici che si sono presentati alle elezioni.
Nel frattempo sono arrivati degli aggiornamenti sugli scontri di ieri sera a Parigi: 29 persone sono state fermate, 143 persone sono state trattenute per delle verifiche, 6 poliziotti e 3 manifestanti sono rimasti leggermente feriti.
Le borse europee hanno aperto in netto rialzo dopo l’esito del primo turno delle elezioni francesi: la borsa di Parigi ha aperto con un +4,1 per cento, cosa che dimostra il sollievo degli investitori per la vittoria di Emmmanuel Macron. E ancora; +2 per cento Francoforte, + 1,6 per cento Londra e oltre il 3 per cento Madrid.
Cosa hanno detto i principali candidati dopo la loro vittoria o sconfitta:
Emmanuel Macron
«Il paese ha deciso di portarmi alla vittoria del primo turno delle elezioni». Alle sue spalle c’era una bandiera dell’Europa: «Vorrei congratularmi con gli altri candidati che si sono presentati al primo turno», li ha nominati uno per uno e ha detto: «Sono consapevole che i loro sostenitori sono delusi». Macron ha ringraziato anche esplicitamente Fillon e Hamon «per il loro appello in vista del secondo turno». E ancora: «La vera sfida è decidere di rompere con il passato, con il sistema che da più di trent’anni non è stato in grado di rispondere alle aspettative. Dobbiamo aprire una nuova pagina della nostra vita politica. Voglio costruire una maggioranza di governo fatta di nuovi volti e nuovi talenti. Una maggioranza di trasformazione. Sarò il presidente dei patrioti contro il presidente dei nazionalisti».
Marine Le Pen
«Questo è un risultato storico. Mi fa sentire l'enorme responsabilità della difesa della nazione francese, della sua unità, della sua sicurezza, della sua cultura, della sua prosperità e della sua indipendenza». Il suo discorso si è concentrato soprattutto sul secondo turno (dove i sondaggi dei giorni scorsi davano Le Pen molto indietro in un eventuale ballottaggio con Macron). Le Pen ha detto: «Ora la scelta è fra una globalizzazione selvaggia, un mondo in cui i terroristi possono spostarsi indisturbati, e una Francia con delle frontiere rafforzate […] È tempo di liberare il popolo francese da questa élite arrogante. Io sono la candidata del popolo»
François Fillon
«Nonostante tutti i miei sforzi, nonostante la mia determinazione, non sono riuscito a convincervi. Me ne assumo la responsabilità. Questa sconfitta è mia e sono solo io a doverla portare. (...) L'estremismo non può che portare alla miseria e alla divisione in Francia. Il Front National, il partito creato da Jean Marie Le Pen, ha una storia che è nota per la sua violenza e per la sua intolleranza . Non c'è altra scelta che votare contro l'estrema destra. Voterò quindi a favore di Emmanuel Macron».
Jean-Luc Mélenchon
«Il risultato non è quello che ci aspettavamo» e dopo aver annunciato di voler consultare i suoi sostenitori prima di prendere posizione al secondo turno ha detto che i candidati che hanno vinto «approvano e vogliono mantenere le cose come sono, non esprimono alcuna presa di coscienza ambientale né sul pericolo che incombe sulla situazione umana».
Benoît Hamon
«Non sono riuscito a contrastare il disastro che era stato annunciato diversi mesi fa. Me ne assumo pienamente la responsabilità». Ha parlato di «fallimento», ha detto che «la sinistra non è morta» e ha chiesto di votare per Emmanuel Macron «anche se non è a sinistra» per sconfiggere il Front National: «Faccio una chiara distinzione tra un avversario politico e un nemico della Repubblica».
I principali sconfitti del primo turno delle presidenziali sono i due grandi partiti che finora hanno dominato la politica francese: il centrosinistra del Partito Socialista che aveva presentato Hamon e il centrodestra dei Repubblicani che aveva candidato Fillon. Questa mattina entrambi i partiti hanno convocato una riunione per fare un'analisi del voto e il punto della situazione.
Dopo le presidenziali, in Francia ci saranno anche le elezioni legislative: il primo turno sarà il prossimo 11 giugno, il secondo turno il 18 giugno: anche lì ci sarà un ballottaggio, in quelle circoscrizioni in cui nessun candidato riceverà il 50 per cento più uno dei voti, e contemporaneamente il 25 per cento dei voti degli elettori registrati. Al ballottaggio accedono i due candidati più votati, ma possono anche essere di più, perché sono ammessi anche quelli che hanno ottenuto almeno il 12,5 per cento dei voti degli elettori registrati.
Sarà molto importante, per il presidente appena eletto, ottenere una maggioranza all’Assemblea Nazionale – cioè 289 deputati su 577 – e poter nominare un Primo Ministro. E sarà molto importante per il PS e per i Repubblicani cercare di risollevarsi. Se alle legislative il PS dovesse replicare il risultato di Hamon questo significherebbe una sua marginalizzazione dalla politica per i prossimi cinque anni.
Tra i principali candidati che hanno perso, Jean-Luc Mélenchon è l'unico che non ha dato il suo sostegno al secondo turno né a Macron né a Le Pen spiegando di non aver ricevuto alcun mandato dalle 450 mila persone che hanno presentato la sua candidatura e che queste stesse persone saranno interpellate online nei prossimi giorni. Il risultato sarà poi reso pubblico.
Secondo un sondaggio di IPSOS il 49 per cento degli elettori e delle elettrici di Mélenchon preferisce che il suo candidato appoggi Macron al ballottaggio, il 3 per cento Le Pen mentre il 48 per cento non ha preso posizione.
I dati definitivi di Parigi, che sono notevolmente diversi rispetto a quelli nazionali: il candidato più votato è stato Emmanuel Macron, mentre Le Pen è arrivata quinta, ottenendo meno del 5 per cento dei voti. L'affluenza è stata molto alta, pari all'84 per cento e dunque ben al di sopra della media del resto del paese. Qui, tutti i dati di Parigi.
Nella tarda serata di ieri e per tutta la notte ci sono stati degli scontri tra alcune centinaia di manifestanti e la polizia in diverse città della Francia, ma soprattutto a Parigi. I manifestanti, che si sono definiti antifascisiti, protestavano contro il passaggio al secondo turno di Macron e di Le Pen: gridavano "ni patrie ni patron, ni Le Pen ni Macron" e cioè "né patria né padrone, né Le Pen né Macron". I disordini maggiori si sono verificati in Piazza della Bastiglia a Parigi, dove il corteo è stato caricato dagli agenti che hanno utilizzato gas lacrimogeni. I manifestanti si sono dunque spostati nella zona est della capitale. Due persone sono rimaste ferite, tra cui un adolescente. Tre persone sono state arrestate e molte altre sono state portate in caserma per delle verifiche.
Alcune manifestazioni si sono svolte anche in provincia. Ci sono stati diversi arresti a Nantes, dove centinaia di persone hanno marciato dietro uno striscione che diceva "Né banchieri né razzisti". I manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov e danneggiato le vetrine di alcune banche. A Rouen, un centinaio di attivisti ha cercato di riunirsi, ma è stato loro impedito dalla polizia. Hanno dunque convocato un nuovo incontro per il prossimo primo maggio. A Rennes, invece, una manifestazione non autorizzata di un centinaio di antifascisti si è svolta senza scontri, mentre circa 150 giovani hanno marciato a Tours dicendo "Macron Le Pen, finanza o odio".
(Foto: AP Photo/Emilio Morenatti)
I risultati in numero di voti:
Emmanuel Macron : 23,9 per cento pari a 8.528.585 voti
Marine Le Pen: 21,4 per cento pari a 7.658.990 voti
François Fillon: 19,9 per cento pari a 7.126.632 voti
Jean-Luc Mélenchon: 19,6 per cento pari a 7.011.856 voti
Benoît Hamon: 6,3 per cento pari a 2.268.838 voti
L'affluenza al primo turno è stata del 78,9 per cento. Alle presidenziali del 2012 era stata invece dell'80,42 per cento.
I dati del ministero dell'Interno francese, con il 97 per cento delle schede scrutinate: