L’uomo che ha venduto il proprio tatuaggio sulla schiena

Per ora gira il mondo come esposizione vivente, quando morirà finirà in una cornice

Tim Steiner ha quarant’anni, è svizzero e ha un grande tatuaggio sulla schiena, che si è fatto fare nel 2006 da Wim Delvoye, un artista belga famoso per le sue opere poco convenzionali e spesso provocatorie. Il tatuaggio sulla schiena di Steiner ritrae una Madonna sormontata da un teschio in stile messicano, circondata da raggi, uccelli, pesci e fiori colorati. Per quanto si trovi sulla sua schiena, però, il tatuaggio non è suo: nel 2008 Steiner l’ha venduto a Rik Reinking, un collezionista d’arte tedesco, per 150mila euro. Ora, come ha detto Steiner a BBC, «la mia pelle appartiene a Rik Reinking. La mia schiena è la tela, io sono la cornice temporanea». Per ora Steiner gira il mondo come opera d’arte vivente nelle mostre di Reinking. Quando morirà, la sua pelle sarà asportata e incorniciata.

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(Wim Delvoye)

Delvoye è conosciuto soprattutto per il suo controverso progetto di tatuare i maiali, che gli aveva attirato molte critiche dalle associazioni animaliste. L’altra sua opera più famosa si chiama “Cloaca”: è stata esposta originariamente in un museo di Anversa ma ne ha fatte diverse versioni, anche una per un museo sull’isola di Tasmania. Consiste in una grande macchina, composta da una serie di contenitori e tubi, che trasforma il cibo in feci. Una decina di anni fa Steiner, che era a sua volta un tatuatore, seppe dalla sua fidanzata che Delvoye stava cercando qualcuno per fare da “tela umana” per la sua nuova opera. Si propose come volontario e dopo quaranta ore di sedute aveva il tatuaggio di Delvoye sulla schiena.

Raggiunse l’accordo con Reinking poco dopo, compresa la destinazione finale dell’opera, incorniciata nella sua collezione privata. «Macabro è un concetto relativo. È una vecchia idea, nella storia dei tatuaggi giapponesi si è fatto moltissime volte. Se è incorniciato per bene ed è bello da vedere, non penso sia un’idea così cattiva». C’è comunque chi ha criticato l’idea alla base della vendita del tatuaggio di Steiner, paragonandolo alla prostituzione o allo schiavismo. Mentre è ancora in vita, infatti, Steiner deve partecipare per contratto alle esposizioni organizzate da Reinking, rimanendo per ore seduto senza maglietta, fermo. Ieri Steiner ha finito, dopo un anno, di esporre il suo tatuaggio al museo Mona di Hobart, in Tasmania: ha lavorato per cinque ore al giorno, sei giorni a settimana.

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(Wim Delvoye)

«Provate a stare seduti alla scrivania, con le gambe a penzoloni, la schiena dritta e le mani sulle ginocchia per 15 minuti. È dura. Io l’ho fatto per 1.500 ore. È stata di gran lunga l’esperienza più tremendamente intensa della mia vita». Anche se Steiner era separato dai visitatori da una linea tracciata sul pavimento, ha costantemente interazioni con loro. Durante l’esposizione in Tasmania, nessuno l’ha toccato, ma è stato un «miracolo», ha raccontato Steiner: gli è capitato che la gente gli urlasse, lo spingesse o addirittura gli sputasse. «Spesso è un po’ un circo». Steiner ha spiegato che a volte i visitatori pensano sia una scultura, e si spaventano quando scoprono che è una persona, viva. Nega però che la sua sia performance art, perché se il suo tatuaggio non fosse di Delvoye, lui non conterebbe nulla: «sono solo il tipo che lo porta in giro». Steiner è quindi una tela, ma è una tela che può modificarsi: «posso ingrassare, ferirmi, bruciarmi, qualsiasi cosa, mentre vivo. Ho avuto due operazioni alla schiena». Tornerà in Tasmania a novembre, per un’altra esposizione di sei mesi: «Questa esperienza mi ha convinto che sono qui per fare questa cosa. Stare seduto su delle scatole».