Che succede tra Intesa e Generali

La più grande banca italiana vuole acquistare una quota importante dell'assicurazione più grande d'Italia, che sta cercando di difendersi

Martedì sera, con un comunicato, Intesa San Paolo, la più grande banca italiana, ha confermato il suo interesse per Generali, l’importante compagnia assicurativa con sede a Trieste. Intesa ha scritto che «combinazioni industriali con Assicurazioni Generali, sono oggetto di valutazioni in corso da parte del management». Secondo le indiscrezioni pubblicate dai giornali in questi giorni, Intesa San Paolo intende acquisire una quota rilevante di Generali e per farlo si sarebbe alleata con l’assicurazione tedesca Allianz.

Del possibile interesse di Intesa per Generali aveva parlato per primo la Stampa, nel corso del fine settimana. Lunedì, Generali ha annunciato di aver acquistato il 3,01 per cento delle azioni di Intesa San Paolo, tramite un’operazione di “prestito titoli” (l’assicurazione si è fatta “prestare” il 3 per cento delle azioni della banca). Si tratta di una mossa difensiva, con cui Generali sta cercando di rendere più difficile l’operazione di Intesa. L’articolo 121 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria del 1998, noto anche come TUF o Legge Draghi, stabilisce infatti che se due società possiedono più del 3 per cento del capitale l’una dell’altra, nelle relative assemblee degli azionisti non possono votare per più del 3 per cento delle quote.

Se anche Intesa salisse nel capitale di Generali, non potrebbe votare per il più del 3 per cento delle quote e non potrebbe quindi comandare nella società. Una soluzione per Intesa sarebbe lanciare un’offerta pubblica, cioè annunciare di essere pronta ad acquistare, o scambiare con le proprie, tutte le azioni di Generali che i proprietari saranno disposti a venderle. Secondo il Sole 24 Ore, i manager di Intesa starebbero studiando un’operazione di questo tipo. Un’altra possibilità è quella di sfruttare l’accordo con Allianz e usare l’assicurazione tedesca per aumentare il controllo su Generali. La capitalizzazione azionaria, cioè il valore in borsa, di Allianz è quasi il doppio di Intesa, 70 contro 40 miliardi circa, quindi per Generali sarebbe molto costoso acquistare il 3 per cento di Allianz in modo da bloccare anche il suo tentativo di scalata.

Intesa è stata molto vaga sull’obbiettivo dell’operazione. Secondo alcuni, Intesa punterebbe ad acquistare la parte di Generali che si occupa di gestione del risparmio (Banca Generali), secondo altri vorrebbe anche impossessarsi del ramo assicurativo, almeno nella sua parte italiana. Dall’operazione, Allianz otterrebbe parte delle attività internazionali di Generali, come ad esempio Generali France, che opera in Francia, un’area dove Allianz non è particolarmente forte. Se questo scenario fosse corretto e se l’operazione andasse in porto, Generali verrebbe quindi “smembrata” tra Intesa e Allianz. In un articolo pubblicato su Linkiesta, Fabrizio Patti ha spiegato che concentrare così tante attività in Italia, un’economia debole e da tempo in difficoltà, potrebbe rappresentare un rischio sul lungo periodo per Intesa.

Generali è la terza compagnia assicurativa in Europa, con un certo distacco da Allianz e Axa. Il suo principale azionista è Mediobanca, che controlla il 13 per cento delle sue azioni. Circa l’80 per cento delle sue azioni sono in mano ad investitori che possiedono meno del 3 per cento del capitale. Negli ultimi giorni, i titoli di entrambe le società sono cresciuti in seguito alle notizie dell’interessamento di Intesa e Allianz. Generali è cresciuta di circa il 13 per cento, Mediobanca del 3 e Unicredit, che è il primo azionista di Mediobanca, del 9. Generali e Mediobanca, erano due delle principali società che componevano il “salotto buono” della finanza italiana, un’espressione con cui veniva indicato un gruppo di finanziari e industriali, composto tra gli altri da Enrico Cuccia e dalla famiglia Agnelli. Intesa San Paolo, e la banca da cui ha avuto origine, il Nuovo Banco Ambrosiano, sono spesso stati identificati come “avversari” del “salotto buono”.