«A ogni scatto, decine di teste si girano»

Marco Imarisio sul Corriere della Sera racconta le storie dei sopravvissuti dell'hotel Rigopiano, dei loro parenti e di chi ancora aspetta notizie

ANSA/ Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS)
ANSA/ Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS)

Marco Imarisio sul Corriere della Sera ha raccolto le storie di alcune delle persone coinvolte direttamente o indirettamente nella storia dell’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, travolto da una valanga di neve lo scorso 18 gennaio e dove da allora sono in corso le operazioni di ricerca e salvataggio delle persone che si trovavano nell’albergo. Ci sono i superstiti, ancora ricoverati in ospedale a Pescara, i loro familiari e quelli che da giorni aspettano notizie dei loro parenti dispersi.

Nessuno si avvicina al ragazzo stretto nel giaccone grigio. Da almeno un’ora è in piedi e immobile accanto alla porta automatica dell’atrio. Avrà diciott’anni al massimo. Ha dovuto riconoscere i corpi dei suoi genitori. Oltre il paravento che separa il Pronto soccorso dalla rianimazione dove hanno messo i sopravvissuti, ha un fratello piccolo che gli chiede di continuo dove sono mamma e papà.

L’unico rumore di questa giornata sospesa è quello dell’ingresso che si apre e si chiude di continuo. A ogni scatto, decine di teste si girano. Familiari, genitori, figli, avvolti in questo limbo crudele, in una incertezza che fatica sempre più a tradursi in speranza. Ieri pomeriggio è stato trovato un altro corpo senza vita, proprio mentre venivano identificate le ultime due salme recuperate dall’hotel Rigopiano. Sebastiano Di Carlo, il papà del ragazzo con il giaccone grigio, trovato poco distante dalla moglie Nadia, una delle prime vittime alle quali sono stati restituiti nome e cognome. Barbara Nobilio, consorte di Piero Di Pietro, che non si trova più. Sono ed erano tutti di Loreto Aprutino, settemila abitanti, il paese di mezza collina nell’area Vestina famoso per l’olio, per l’architettura fascista dovuta a Giacomo Acerbo, più volte ministro di Benito Mussolini, e per un municipio inagibile ormai dal 6 aprile 2009, il giorno del terremoto dell’Aquila. Anche l’ennesimo pezzo mancante di una contabilità sempre in evoluzione viene da Loreto Aprutino. Faye Dame è giunto in Italia circa tre anni fa. Ha lo status di rifugiato, ottenuto di recente dalla questura di Torino, la sua prima città italiana, perché aveva fatto richiesta dei documenti necessari per ottenere l’impiego part-time al Rigopiano, dove ha già lavorato negli ultimi due inverni. Era arrivato nel capoluogo piemontese alla fine del 2012. I fratelli che lo avevano accompagnato nel viaggio dal Senegal avevano proseguito per il Belgio e la Francia. Lui era sceso sulla costa adriatica, dove faceva le stagioni in bar, ristoranti e hotel. Ha un piccolo appartamento in affitto a Loreto Aprutino, dove si era fermato dopo il suo primo impiego abruzzese, uomo di fatica nel magazzino della Conad.

(Continua a leggere sul Corriere della Sera)