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  • Martedì 3 gennaio 2017

Cosa sappiamo dell’attentatore di Istanbul

Ancora nulla di ufficiale: l'ultimo sospettato, un cittadino kirghizo di 28 anni, ha negato il suo coinvolgimento nell'attacco

(Daghan Kozanoglu/Getty Images)
(Daghan Kozanoglu/Getty Images)

La polizia turca sta ancora cercando l’uomo che la notte di Capodanno ha ucciso 39 persone al Reina, un famoso locale di Istanbul, in Turchia. L’attentato è stato rivendicato dallo Stato Islamico (o ISIS), che però non ha diffuso l’identità dell’attentatore, oggetto negli ultimi giorni di diverse ipotesi finora mai confermate. Al momento non si sa praticamente niente di lui. Si ipotizza possa avere ricevuto in passato un addestramento militare di qualche tipo e Reuters ha scritto che è possibile che l’uomo abbia combattuto con lo Stato Islamico in Siria. La polizia finora ha fermato 16 persone sospettate di essere coinvolte in qualche maniera nell’attentato, e ha diffuso due immagini del principale sospettato: la seconda è stata tratta da un video che l’attentatore avrebbe girato in piazza Taksim, a Istanbul, prima di compiere l’attentato.

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Negli ultimi giorni si sono fatte diverse ipotesi sull’identità dell’attentatore. Inizialmente la stampa turca ha scritto che l’uomo probabilmente proveniva dal Kirghizistan o dall’Uzbekistan, due paesi dell’Asia centrale che da diversi anni hanno problemi con l’Islam radicale. La seconda ipotesi, circolata soprattutto tra i media italiani, è stata che l’attentatore fosse un uiguro, ovvero un appartenente a una minoranza etnica di religione musulmana che abita la regione cinese dello Xinjiang, che confina con l’Asia centrale. Poi diversi siti di news hanno ripreso alcune informazioni secondo le quali il sospettato sarebbe stato Iakhe Mashrapov, un uomo di 28 anni cittadino del Kirghizistan il cui passaporto è cominciato a circolare in Internet collegato all’attentato. La stampa turca ha anche scritto che la moglie di Mashrapov è stata fermata e interrogata dalla polizia, ma la notizia non è mai stata confermata; nel frattempo il governo kirghizo ha detto di avere avviato delle indagini per verificare eventuali responsabilità di un suo cittadino nell’attentato, ma poi alcuni funzionari hanno detto che Mashrapov non è considerato un sospettato per l’attentato. Martedì però Mashrapov ha dato un’intervista al sito Turmush e ha detto di non avere alcun legame con l’attacco, e che la notte tra il 31 e l’1 gennaio di trovava in Kirghizistan, e non in Turchia.

Intanto la stampa turca ha cercato di ricostruire alcuni dettagli dell’attacco. L’esperto di antiterrorismo Abdullah Ağar ha detto al quotidiano turco Hurriyet: «Probabilmente l’assalitore aveva già sparato prima in un vero combattimento. Non ha esitato a sparare a persone innocenti. È sicuramente un killer ed è probabile che avesse già sparato ad altri uomini». Secondo gli specialisti che hanno analizzato le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso, durante l’attacco l’attentatore ha cambiato sei caricatori e ha sparato più di 180 proiettili, mirando sempre alla parte superiore del corpo. Dopo avere ucciso 39 persone, è andato nella cucina del Reina ed è rimasto lì per circa 13 minuti: si è cambiato i vestiti, ha lasciato il suo cappotto, ha pulito la sua arma e poi se n’è andato.

I media turchi hanno anche diffuso un video che sembra mostrare l’attentatore scendere dal taxi che ha usato per allontanarsi dal Reina.

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