Non c’è un “allarme meningite”

La morte di un'insegnante a Roma ha portato nuove preoccupazioni, complice l'eccessivo e frettoloso allarmismo su alcuni giornali: non era meningococco

Molti giornali di oggi sono usciti con titoli e articoli piuttosto allarmati sulla morte di un’insegnante di 52 anni a Roma per meningite, nonostante non ci fossero ancora conferme dalle autorità sanitarie sul tipo di meningite e modalità del decesso. Il Corriere della Sera, per esempio, ha titolato “Roma, maestra muore di meningite. Aveva fatto lezione fino a giovedì”, mentre Repubblica ha pubblicato un articolo con il titolo “Allarme meningite a Roma, muore una maestra”. La notizia è stata ripresa su molti siti d’informazione questa mattina, sottolineando soprattutto le preoccupazioni per gli allievi della maestra, sottoposti a controlli e profilassi nel timore di nuovi contagi e molti articoli hanno dato praticamente per certo che si trattasse di infezione da meningococco, batterio che causa una forma di meningite. Nonostante mancassero ancora molti dettagli, la vicenda è stata raccontata estesamente e senza risparmiare toni allarmistici per buona parte della mattina.

Con un comunicato pubblicato poco prima delle 12 di oggi, la regione Lazio, che ha le competenze per la gestione della sanità, ha chiarito che l’insegnante non è morta per meningite da meningococco ma per una meningite da escherichia coli, che non comporta rischi di trasmissione diretta da persona a persona.

In relazione al caso della donna che il 26 dicembre scorso è deceduta presso il Policlinico Gemelli, si precisa che, come è emerso dagli esami presso la struttura ospedaliera universitaria del Gemelli, non si è trattato di meningite meningococcica, ma di una forma dovuta al batterio escherichia coli senza rischio di trasmissione diretta da persona a persona. In accordo con raccomandazioni internazionali, si comunica inoltre che in seguito alle prime informazioni la Asl Roma 2 ha fatto eseguire la profilassi precauzionale dei contatti stretti (circa una trentina di persone).

La donna, che insegnava presso la scuola Cesare Battisti alla Garbatella e aveva poco più di 50 anni, era stata ricoverata il giorno di Natale presso l’Ospedale San Giovanni e successivamente era stata trasferita al Policlinico Gemelli. La profilassi per la famiglia della paziente è scattata il giorno di Natale, mentre per gli alunni, le loro famiglie, e per il personale della scuola in contatto con la donna è scattata grazie all’intervento della Asl Roma 2, in collaborazione con l’Autorità scolastica, nella giornata di ieri (27 dicembre) a seguito della notifica da parte del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni.

Questo episodio è solamente l’ultimo di una serie di notizie che, ormai da mesi, ha contribuito a creare una certa preoccupazione da parte dell’opinione pubblica sulla meningite, e a fare percepire un rischio più alto di contrarre la malattia rispetto a quello reale.

Cos’è la meningite 
La meningite è una malattia del sistema nervoso centrale che porta a una forte infiammazione delle meningi, le membrane che fanno da involucro al cervello (encefalo) e al midollo spinale. Le cause di una meningite possono essere di vario tipo, ma quelle più ricorrenti sono dovute a infezioni da particolari virus e batteri. Una meningite può essere asintomatica, cioè senza sintomi e con esiti non gravi, oppure può essere di tipo fulminante e costituire quindi un’emergenza medica. Le persone con questa malattia hanno di solito febbre, mal di testa e rigidità dei muscoli alla base della testa, con altre complicazioni come vomito, incapacità di sopportare i rumori e la luce. Il trattamento per le meningiti in fase acuta deve essere rapido e comprende la somministrazione di antibiotici o di antivirali, a seconda della causa.

Le meningiti batteriche possono causare la morte del paziente se non trattate precocemente, perché quando l’infezione raggiunge il suo picco è molto complicato tenerla sotto controllo e farla regredire. Per questo motivo da tempo sono disponibili vaccinazioni di vario tipo, sia per le meningiti virali sia per quelle batteriche più pericolose, come quelle causate dai meningococchi.

Prevenzione
Come per molte malattie, la prevenzione è fondamentale per tenere sotto controllo la diffusione della meningite ed evitare che possa causare complicazioni e decessi. Proprio per questo motivo dal 1994 in Italia è attivo un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il programma, che è esteso anche ad altre forme di malattie invasive batteriche, prevede la periodica raccolta dei dati sui casi di meningite e sul loro esito, in modo da organizzare il lavoro di prevenzione su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo le regioni.

Nel 2015 i casi in Italia di meningite invasiva da meningococco, quindi come quella temuta oggi per l’insegnante di Roma, sono stati 196: 0,32 casi ogni 100mila persone. L’incidenza è in lieve aumento rispetto agli anni precedenti – 0,23 casi su 100mila nel 2012, 0,29 nel 2013 e 0,27 nel 2014 – ma l’andamento non è tale da essere preoccupante o da far parlare di emergenza sanitaria. Il dato complessivo ha subìto una variazione soprattutto a causa del maggior numero di casi registrati in Toscana, a fronte di un andamento stabile nelle altre regioni. Nel caso della Toscana, scrive il Centro nazionale di epidemiologia, “sia i dati consolidati del 2015 che i dati preliminari 2016 mostrano un marcato aumento di casi di meningococco di tipo C negli adulti”, a tal punto da avere indotto le autorità sanitarie a organizzare vaccinazioni anche per gli adulti (oltre a quelle classiche e già previste per bambini e persone a rischio).

Vaccinazioni
Il programma di vaccinazione temporaneo contro il meningococco in Toscana sarà valido fino alla fine di giugno 2017 e dà la possibilità di vaccinarsi, gratuitamente, alle persone tra i 20 e i 45 anni, agli studenti universitari fuori sede e ad altre categorie di persone, a seconda di episodi di meningite registrati nelle loro comunità. La campagna, che si chiama “Dammi un vaccino” è stata ampiamente promossa dalla regione ed è spiegata efficacemente sul suo sito istituzionale.

In seguito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica, in parte dovute anche a casi di cronaca ingigantiti come nel caso dell’insegnante romana di oggi, diverse regioni hanno pubblicato bollettini e informazioni sui casi di meningite nei loro territori. Il Piemonte, per esempio, lo scorso marzo ha confermato di non avere nessuna emergenza legata alla meningite e di non avere quindi avviato una campagna come quella della Toscana, perché non sarebbe utile (in agosto ha ribadito la mancanza di elementi preoccupanti). Molte altre regioni hanno fatto altrettanto, rimandando ai dati raccolti periodicamente dalle autorità sanitarie nazionali. Per qualsiasi dubbio, da un sintomo strano a incertezze sulla propria storia vaccinale, la prima cosa da fare è chiamare il proprio medico di famiglia.