Come sono andate le consultazioni al Quirinale

Il PD ha detto che il nuovo governo dovrà portare a elezioni «il prima possibile», Berlusconi ha detto che non lo sosterrà, e anche il M5S vuole che si voti subito

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla fine delle consultazioni, il 10 dicembre 2016, al Quirinale (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla fine delle consultazioni, il 10 dicembre 2016, al Quirinale (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato oggi al palazzo del Quirinale le delegazioni dei gruppi parlamentari dei più importanti partiti italiani, dopo gli incontri di ieri con quelli più piccoli, per avere indicazioni sui loro orientamenti riguardo alla crisi di governo. Hanno parlato con Mattarella i rappresentanti del Partito Democratico (PD), del Movimento 5 Stelle (M5S), di Forza Italia (FI) e di Area Popolare (NCD-UDC). Alla fine dei colloqui, Mattarella ha parlato in una breve conferenza stampa, in cui non ha fatto alcune considerazioni generiche sulla crisi, senza spiegare cosa vuole fare. Mattarella ha detto che «il nostro paese ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni», che affronti gli impegni «interni e internazionali». Ha poi spiegato che praticamente tutti i partiti gli hanno espresso la necessità di una legge elettorale «armonizzata sia per la Camera sia per il Senato», lasciando intendere che la considera una priorità prima di eventuali nuove elezioni.

Luigi Zanda, parlando per il PD, ha detto di aver chiesto a Mattarella di formare un «governo di responsabilità nazionale», che si occupi delle questioni più urgenti – tra cui la legge elettorale, ha detto Zanda – e porti a nuove elezioni «il prima possibile». Nel pomeriggio, Silvio Berlusconi, parlando per conto del gruppo parlamentare di Forza Italia, ha chiesto a sua volta che si vada a votare il prima possibile, spiegando che il suo partito non sosterrà un governo di coalizione. Berlusconi ha detto però che Forza Italia è disposta a collaborare per fare una legge elettorale che sia «omogenea per la Camera e il Senato» e che faccia corrispondere «una maggioranza parlamentare a una maggioranza popolare». I rappresentanti del M5S hanno invece detto di avere chiesto a Mattarella «di garantire il percorso istituzionale più rapido per andare al voto con la legge elettorale che sarà certificata dalla Corte costituzionale», insistendo sul fatto che la «volontà popolare» vada rispettata, sottintendendo che il risultato del referendum sia stata una bocciatura degli elettori nei confronti di Renzi, più che della riforma.

Il primo gruppo che il presidente della Repubblica ha incontrato oggi è stato quello di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, i cui rappresentanti, dopo il colloquio, hanno detto di essere contrari sia a un nuovo governo Renzi sia a un eventuale governo Gentiloni. Le indicazioni che hanno dato sono per un governo che risolva la questione della legge elettorale, seguito subito da nuove elezioni. Denis Verdini, in rappresentanza del gruppo parlamentare ALA – Scelta Civica, ha detto dopo l’incontro con Mattarella di essere disposto a sostenere il nuovo governo, che sia presieduto da Renzi o da altri. Angelino Alfano, leader di NCD, ha sostenuto una posizione simile nella sua conferenza stampa al Quirinale: ha detto di essere disposto a sostenere un nuovo governo, e di lavorare alla legge elettorale anche cominciando prima della decisione della Corte Costituzionale sull’Italicum, attesa per fine gennaio.

Ieri Mattarella aveva incontrato le rappresentanze dei gruppi parlamentari più piccoli, tra cui i gruppi misti. Il partito più importante tra quelli dei colloqui di ieri è stata la Lega Nord, che vorrebbe subito nuove elezioni e che accetterà «qualsiasi legge elettorale che ci permetta di votare il prima possibile». Secondo i retroscena pubblicati dai giornali, Mattarella preferirebbe la formazione di un nuovo governo che porti avanti la legislatura, e oggi tutti i principali quotidiani dicono in prima pagina che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è il nome preferito per la successione di Renzi a presidente del Consiglio. Il Corriere scrive che l’ipotesi di un reincarico allo stesso Renzi è stata esclusa dal PD.