Deutsche Bank è nei guai

I dubbi sulle sue condizioni finanziarie hanno spinto diversi fondi speculativi a ritirare i loro investimenti, con consistenti perdite in borsa

La sede centrale di Deutsche Bank a Francoforte, Germania (Boris Roessler/picture-alliance/dpa/AP Images)
La sede centrale di Deutsche Bank a Francoforte, Germania (Boris Roessler/picture-alliance/dpa/AP Images)

Nel pomeriggio di giovedì alcuni fondi speculativi hanno iniziato a ritirare parte dei loro investimenti da Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, su cui circolano da settimane dubbi piuttosto pesanti circa le sue condizioni finanziarie. Il ritiro degli investimenti ha contribuito a far perdere quasi il 7 per cento al valore delle azioni di Deutsche Bank a Wall Street ieri, e nelle prime ore di contrattazione alla borsa di Francoforte il titolo della banca ha subito ulteriori perdite, seppure più contenute. Finora le autorità di controllo e i governi europei hanno mantenuto pubblicamente un profilo basso sulle difficoltà di Deutsche Bank, ma secondo il Financial Times in privato iniziano a valutare la possibilità di immettere fondi pubblici, per sostenere la banca senza violare le regole antitrust e di mercato.

La situazione per Deutsche Bank è peggiorata a metà settembre, quando il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti le ha imposto una multa da 14 miliardi di dollari, con l’accusa di avere venduto titoli garantiti da mutui ipotecari (mortgage-back securities) in modo fraudolento. La cifra richiesta è circa il doppio rispetto a quanto aveva messo da parte la banca per affrontare questo tipo di contenziosi, che risalgono al periodo delle speculazioni finanziarie che portarono tra le altre cose alla crisi del 2008. In più occasioni il CEO John Cyran ha detto che Deutsche Bank non pagherà una cifra simile al governo degli Stati Uniti, formalmente perché la sanzione è ritenuta ingiusta, ma più materialmente perché la banca non ha simili risorse da parte: secondo gli analisti, non potrà permettersi nessun accordo oltre i 6 miliardi di dollari statunitensi. Per cifre più alte, e considerati gli altri problemi finanziari, Deutsche Bank dovrebbe chiedere nuovi investimenti o chiedere il salvataggio da parte del governo tedesco.

L’attuale situazione politica in Germania è però un ulteriore ostacolo per Deutsche Bank: tra un anno ci saranno le elezioni e il cancellerie Angela Merkel, alla ricerca della rielezione, non vuole che l’immagine del suo governo sia legata a un’operazione di salvataggio con fondi pubblici di una banca, che potrebbe essere malvista dagli elettori. Nel frattempo Cyran sta conducendo una incisiva riorganizzazione di Deutsche Bank per eliminare spese e sprechi. In meno di un anno ha disposto il licenziamento di migliaia di dipendenti per ridurre i costi del personale, ha dismesso alcune attività non strategiche e ha chiuso i rapporti con clienti che portavano pochi ricavi. Cyran per ora esclude che la banca chieda assistenza al governo tedesco e che non è nemmeno in programma un aumento di capitale.

Azionisti e investitori finora non sembrano essere ottimisti quanto Cyran: il titolo in borsa di Deutsche Bank ha perso il 53 per cento circa del suo valore da inizio anno, riducendo quindi il valore di mercato della banca. Deutsche Bank è però essenziale per la stabilità dei mercati in Europa: ha attività di vario tipo per un valore stimato intorno a 1.800 miliardi di euro, pari a quasi la metà dell’intera economia tedesca, e gestisce la principale banca di investimenti europea.

In molti in queste settimane si sono chiesti se a breve Deutsche Bank possa diventare la nuova Lehman Brothers, la grande banca di investimenti statunitense che fallì nel settembre del 2008 contribuendo a un aggravarsi della crisi finanziaria. Secondo gli analisti intervistati da Bloomberg, Deutsch Bank è un caso diverso: può farcela da sola a superare questa fase e avrebbe comunque il governo tedesco disposto ad andarle in soccorso, perché è troppo importante per l’economia tedesca.