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  • Giovedì 22 settembre 2016

Gli ultimi complicati mesi del Pisa

Alla squadra allenata da Gattuso è successo di tutto, dall'arresto del proprietario a una trattativa con un misterioso fondo di Dubai che ora sembra definitivamente saltata

(Maurizio Borsari/AFLO)
(Maurizio Borsari/AFLO)

Circa un mese fa sembrava che la famiglia Petroni, che attraverso la società Britaly Post possiede la squadra di calcio del Pisa, avesse deciso di vendere la squadra a Equitativa, un fondo d’investimento di Dubai rappresentato da un banchiere italo-svizzero che avrebbe dovuto garantire gli stipendi ai dipendenti e le spese necessarie per la gestione della squadra. I giornali avevano scritto che il passaggio di proprietà si sarebbe concluso entro fine settembre e che nel Pisa sarebbero stati investiti più di 6 milioni di euro. A inizio settembre è tornato in società anche l’allenatore Gennaro Gattuso, che nella passata stagione aveva portato la squadra dalla Lega Pro alla Serie B e che il 31 luglio si era dimesso a causa dei problemi societari. Dopo circa un mese però il Pisa è ancora della vecchia proprietà; la trattativa con il fondo di Dubai, durata più di un mese, non ha portato a niente; e per giunta ora la squadra dovrà giocare nel proprio stadio senza tifosi fino a quando i lavori di adeguamento verranno conclusi.

Quando comincia questa storia: fra giugno e luglio
Verso la fine di giugno Fabio Petroni, imprenditore romano, aveva concluso l’acquisto di tutte le quote del Pisa in possesso di Fabrizio Lucchesi, direttore generale del Pisa, che fino ad allora era socio al 50 per cento insieme allo stesso Petroni. Nei giorni successivi la nuova società aveva pagato con una certa urgenza una serie di scadenze, fra cui la fidejussione per l’iscrizione al campionato di Serie B 2016/2017. Il 13 luglio però la Covisoc, la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio professionistiche, aveva escluso il Pisa dalla Serie B in quanto aveva giudicato la fidejussione presentata dal club non regolare. La società aveva presentato immediatamente ricorso provvedendo a regolamentare la propria fidejussione; la Covisoc, dopo aver accolto il ricorso, l’aveva giudicata ammissibile e aveva reso ufficiale l’iscrizione del Pisa al campionato di Serie B.

Appena una settimana dopo però, in una situazione relativamente tranquilla, il Tribunale del riesame di Roma aveva reso definitiva un’ordinanza, datata 13 febbraio 2015, che imponeva gli arresti domiciliari a Fabio Petroni per l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata riguardante la sua società principale, la Terravision Rome Airport scarl. Secondo le accuse, Petroni aveva “omesso sistematicamente il versamento di somme dovute a titolo di oneri previdenziali e assistenziali, di imposte e ritenute d’acconto fino ad accumulare un debito di oltre nove milioni di euro”. A seguito dell’arresto la procura di Roma aveva disposto il sequestro dei conti correnti bancari di Petroni, dei contratti commerciali e di una decina di bus aziendali, di fatto bloccando sia le attività di Terravision che le finanze di Petroni.

L’arresto di Petroni si aggiungeva ai contrasti fra alcuni dirigenti del Pisa e aveva reso ancora più precaria la situazione della squadra. Per via della complicata situazione societaria, il 31 luglio Gennaro Gattuso aveva deciso di dimettersi dall’incarico di allenatore, “a causa dei gravi, costanti e inaccettabili problemi societari” che impedivano una seria condizione lavorativa. Nei giorni successivi i giocatori avevano diffuso un comunicato in cui esprimevano sostegno a Gattuso e chiedevano chiarezza alla società:

L’intera prima squadra del Pisa, preso atto delle irrevocabili dimissioni del suo allenatore e del suo staff, esprime nei confronti di quest’ultimo la massima solidarietà professionale e vicinanza morale. Confermiamo quanto da lui segnalato nel comunicato di dimissioni e le difficoltà nello svolgere quotidianamente e professionalmente l’attività ed invitiamo la società nella figura dei suoi rappresentanti ad adoperarsi in maniera risolutiva affinché rientrino tali problematiche. Per l’enorme lavoro svolto e per le qualità morali dimostrate in ogni situazione la squadra manifesta tutta la propria gratitudine nei confronti del mister Gennaro Gattuso.

Agosto: i disaccordi tra i dirigenti e il fondo di Dubai
Le dimissioni di Gattuso avevano amplificato i conflitti interni alla società, soprattutto tra Vincenzo Taverniti, consigliere del club molto vicino a Petroni, e il vice presidente Giancarlo Freggia, il quale sosteneva che Petroni e lo stesso Taverniti non stessero rispettando le condizioni pattuite al momento del passaggio delle quote, come la ripartizione delle deleghe tra tutti i membri del consiglio d’amministrazione, il pagamento puntuale degli accordi economici verso dipendenti e fornitori, la nomina di un professionista per la gestione amministrativa della società e l’esclusione di Taverniti dalla gestione del club.

Il 2 agosto l’ex proprietario del Pisa Maurizio Mian, che sosteneva Petroni e Taverniti, era stato nominato presidente da quest’ultimi due, con il figlio di Petroni, Lorenzo, vice presidente, con Taverniti consigliere delegato e con Fabrizio Lucchesi confermato al posto di direttore generale. Dopo la nomina, Mian aveva provato a richiamare Gattuso, che però aveva rifiutato per via della presenza dei Petroni e di Taverniti.

Sempre nei primi giorni di agosto si iniziava a parlare di un fondo internazionale vicino a Gattuso e Lucchesi intenzionato a rilevare la proprietà del Pisa. Il fondo era rappresentato da Pablo Dana, banchiere italo-svizzero residente a Dubai, paese in cui ha sede il fondo. Dana aveva fatto pervenire al club la prima proposta di acquisto imponendo una scadenza, il 16 agosto, entro cui chiudere la trattativa. Nel frattempo il club di Petroni aveva nominato amministratore unico l’avvocato Antonio Giampaolo, conferendogli l’incarico di gestire la trattativa. Giampaolo aveva chiesto che la scadenza venisse spostata al 22 agosto per valutare meglio l’offerta, ma il 18 agosto Dana aveva detto che il club non aveva preso in considerazione la sua offerta.

Abbiamo fatto un’offerta senza neppure poter visionare i conti della società. Ci siamo basati sulle descrizioni di chi ha lavorato in quell’ambiente, su calcoli legati al valore della squadra, del campionato. E abbiamo anche rilanciato l’offerta, perché ci tenevamo a concludere la trattativa. Ma non siamo mai riusciti ad avere un contatto con l’interlocutore capace di darci una risposta. Così ci siamo sentiti presi in giro.

Le trattative fra Britaly e il fondo di Dubai rappresentato da Dana erano durate praticamente tutto il mese di agosto: le scadenze per concludere l’acquisto erano state rimandate, poi erano saltate e poi erano state nuovamente riprese. Nel mezzo, alcuni giornali locali avevano sostenuto che diversi imprenditori locali avessero intenzione di aiutare il fondo di Dubai a raggiungere i 6 milioni e mezzo di euro richiesti da Petroni, mentre successivamente aveva cercato di inserirsi nella trattativa anche Italpol, società di proprietà di Giulio Gravina, imprenditore romano collegabile a Petroni.

Verso la fine di agosto il sindaco di Pisa Marco Filippeschi aveva invitato Britaly Post e il fondo di Dubai a raggiungere un accordo in fretta, ma il vice presidente Lorenzo Petroni continuava a rifiutare l’offerta perché non riceveva garanzie da Dana:

La richiesta del sindaco Filippeschi, quale portavoce del presidente di Lega B Abodi, di sottoscrivere l’offerta inviata da Dana è stata da me rifiutata non per irresponsabilità o per protervia, ma perché mi è stato nuovamente chiesto di consegnare ieri la società all’accettazione dell’offerta ma nella stessa offerta non è stato detto quando sarebbe stato pagato il prezzo di 6.200.000 (sei milioni e duecentomila euro). In pratica Dana vuole prendersi oggi l’azienda e non dice quando pagherà.

Settembre: le trattative riprendono, poi s’interrompono di nuovo
Siamo a questi giorni. Nonostante le molte complicazioni della trattativa, l’offerta del fondo di Dubai resta valida e il 2 settembre il sindaco di Pisa sostiene che “l’accordo di massima c’è”. Il fondo rappresentato da Pablo Dana concede a Petroni le somme richieste e, dopo qualche giorno di incertezza, tutti danno praticamente per concluso l’affare: anche lo stesso Lorenzo Petroni. Il 15 settembre però, durante una riunione con Lorenzo Petroni, il sindaco di Pisa e Isabella Pedroni, consulente scelta da Dana per gestire tutta l’operazione fino alla definitiva cessione, si viene a sapere che il fondo di Dubai non ha fornito garanzie finanziarie né versato la caparra. La stessa Pedroni dichiara che il fondo di Dubai è inadempiente.

Il 17 settembre, nel giorno della penultima partita di campionato giocata dal Pisa, Lorenzo Petroni dice di non voler più trattare con Dana: «Sono inadempienti per loro stessa ammissione sul versamento della caparra e sulla costituzione di un deposito vincolato. Non c’è ragione di proseguire a parlarci». Allo stadio di Empoli, in cui il Pisa ha giocato le prime partite casalinghe della stagione, si presentano sia Dana che Abdul Wahab Al-Halabi, l’amministratore del fondo di Dubai. Dopo la partita Dana dice:

Noi siamo interessati ancora al Pisa, ma se non ci fanno completare la due diligence non possiamo andare avanti. Se ci fosse la possibilità da parte di Maurizio Mian di acquistare la società ne sarei felice dato che è pisano, ma lui non è interessato. A Empoli Petroni non ha voluto stringermi la mano, e nemmeno ad Abdul Wahab, quando eravamo venuti apposta da Dubai per incontrarlo.

In questo momento quindi il Pisa è una società in vendita ma la famiglia Petroni continua a gestirla, con molte difficoltà e ristrettezze economiche. Anche l’offerta del fondo di Dubai è ancora valida, ma i Petroni difficilmente riprenderanno le trattative con Pablo Dana.

La squadra e la questione stadio
Fra le lunghe e complicate vicende societarie, in estate la squadra ha continuato ad allenarsi, spesso autonomamente e senza membri dello staff. Ha perso alcuni giocatori titolari ma la maggior parte della squadra che ha ottenuto la promozione è rimasta. A inizio settembre è tornato Gattuso e alcuni giorni fa giocatori e dipendenti hanno ricevuto i primi stipendi dopo mesi. Entro il prossimo 15 ottobre però la società dovrà provvedere a pagare altri stipendi arretrati per una cifra complessiva di un milione di euro: se non lo farà subirà una penalizzazione in classifica. Incredibilmente, dopo una preparazione evidentemente inadeguata e con una rosa indebolita, nelle cinque partite di campionato disputate il Pisa ha ottenuto due vittorie, due pareggi e una sconfitta e ora si trova al settimo posto in classifica.

Al termine dell’ultima partita contro il Frosinone, Gattuso ha detto:

Non è possibile andare avanti in questa maniera. È una situazione insostenibile. È necessario che qualcuno della società venga a parlare con noi per chiarire alcuni punti e si prenda le proprie responsabilità. Non possiamo più sentire promesse non mantenute. Basta con continui comunicati che parlano di cose che non stanno né in cielo né in terra. Invece di trovare il tempo per venire a vedere le partite dovrebbero mettersi con me e la squadra per chiarire i punti. Non si vede nessuno e alla fine parlo più con chi si lamenta. Spesso parlo con i giocatori, non di calcio ma di altre situazioni. E non è mai una bella situazione. Mi sono stufato, ci sono davvero tanti di quei problemi che ogni giornata è difficile da affrontare.

A complicare ulteriormente la situazione c’è la questione dell’Arena Garibaldi, lo stadio del Pisa. La squadra ha giocato le prime partite di campionato al Castellani di Empoli per via della non conformità del suo stadio ai requisiti richiesti dalla Serie B ma una settimana fa, prima della partita contro il Brescia, ci sono stati degli scontri tra tifosi pisani e bresciani in cui sono stati coinvolti anche alcuni agenti di polizia. In seguito agli scontri, la Commissione provinciale per l’ordine e la sicurezza ha revocato l’uso del Castellani al Pisa, che però non può nemmeno tornare a giocare all’Arena Garibaldi. La dirigenza del Pisa sta provvedendo a completare i lavori di adeguamento dello stadio, che però necessita di parecchi interventi prima di poter ricevere l’idoneità per ospitare le partite di campionato. La prossima giornata il Pisa giocherà ugualmente all’Arena Garibaldi, ma a porte chiuse.