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  • Lunedì 29 agosto 2016

È iniziato Burning Man

Cose da sapere sul festival in cui migliaia di persone creano una città nel deserto, bruciano un grande fantoccio, smontano la città e tornano a casa

(Andy Barron/Reno Gazette-Journal via AP, file) /The Reno Gazette-Journal via AP)
(Andy Barron/Reno Gazette-Journal via AP, file) /The Reno Gazette-Journal via AP)

Il 28 agosto è cominciato nel deserto del Nevada il Burning Man, uno dei festival più strani e famosi del mondo. Si concluderà il 5 settembre e l’evento centrale del festival – quello in cui si brucia un’enorme struttura di legno costruita in mezzo a dove si svolge il festival – sarà il 3 settembre. Il Burning Man si svolge nel Nevada dal 1991 ma la sua prima edizione si tenne nel 1986, quando una trentina di persone si trovarono su una spiaggia della California per bruciare un “uomo di legno” alto poco più di due metri e mezzo: quest’anno è quindi il trentesimo anniversario del Burning Man, un festival che nel frattempo è diventato molto più famoso – ne ha parlato anche Obama alla cena dei corrispondenti alla Casa Bianca – e molto più grande: quest’anno parteciperanno circa 75mila persone che per andarci hanno pagato un biglietto di circa 350 euro (ma ce ne sono di speciali che costano più di mille euro).

Il Burning Man è un festival difficile da inquadrare: è molte cose tutte insieme e negli anni è diventato qualcosa di diverso da quello che era trenta o anche solo vent’anni fa. Ufficialmente è dedicato «alla comunità, all’arte, all’espressione personale e all’autosufficienza», ma ogni anno attira commenti e critiche per via della sua sostanziale diversità dagli altri normali festival e per le sue apparenti contraddizioni: c’è chi dice che sia una cosa da ricchi, chi una cosa da mezzi-pazzi, chi una cosa un po’ troppo anarchica. Nella pratica, ogni anno migliaia di persone si radunano nel deserto e costruiscono Black Rock City, “una metropoli temporanea dedicata all’arte e alla comunità”, una città che non esiste prima del festival e non esiste dopo: la si crea nel deserto e la si smantella del tutto pochi giorni dopo.

Il Burning Man è uno dei migliori esempi di quelle che lo scrittore e filosofo Hakim Bey ha definito Temporary Autonomous Zone, luoghi non troppo grandi dove per un certo periodo di tempo ci sono regole diverse da quelle che esistono altrove. Durante il Burning Man regna infatti un’anarchia di fondo: non si possono fare scambi in denaro ma per il resto ognuno può fare più o meno ciò che vuole, soprattutto seguendo il proprio estro artistico. Ogni anno al Burning Man ci sono artisti, mostre e opere d’arte realizzate durante il festival, e ogni anno c’è un tema: quello di quest’edizione è legato alle opere di Leonardo Da Vinci.

A prescindere dall’arte, il Burning Man è però soprattutto un raduno di gente che per qualche giorno vuole fare cose diverse, in certi casi con intenti festaioli, in altri per riflettere e meditare. Alla sua base ci sono 10 principi, tra cui l'”inclusione radicale”, l'”auto-espressione radicale” e la “demercificazione”, ma anche la responsabilità civica e l’attenzione all’ambiente. Il Burning Man non è Woodstock, non è il Coachella, non è un rave, non è una comunità hippie e non è solo un festival artistico: è però un po’ di tutte queste cose. C’è per esempio la musica, ma non è la parte più importante dell’evento e soprattutto non ci sono esibizioni di grandi artisti (anche se negli ultimi anni ci hanno suonato DJ di musica elettronica ormai famosi, come Skrillex o Diplo). Ci sono corsi di bricolage, di yoga e molte altre attività di vario tipo, alcune organizzate e programmate, altre inventate sul posto durante il festival.

Il Burning Man è anarchico ma non disorganizzato: Black Rock City è pianificata in maniera molto attenta e rigorosa, con strade con nomi e spazi ben distinti. Anche le regole di convivenza sono molto precise: ognuno deve essere autosufficiente, portandosi quindi cibo, acqua e tutto quello che serve per passare una settimana nel deserto del Nevada, d’estate. Le foto e i video non sono vietati, ma per farli serve un’autorizzazione: in ogni caso non c’è praticamente connessione internet e il Burning Man ha comunque i diritti su ogni ripresa o fotografia. Durante il Burning Man sono distribuiti solo ghiaccio e caffè: se si finisce qualcosa, o se ci si accorge di non avere qualche utensile per il campeggio, si deve fare affidamento sulla generosità degli altri partecipanti.

Le uniche automobili ammesse al Burning Man sono quelle che vengono modificate per assomigliare a praticamente qualsiasi cosa – da grossi animali ad astronavi di Star Wars a case in stile vittoriano – e vengono approvate da un apposito “Dipartimento delle automobili mutanti”. Chiunque riesca a ottenere un biglietto può organizzare esibizioni, installazioni o mostre, che può segnalare agli organizzatori o no. A Black Rock City ci sono diversi “negozi”, dai bar ai ristoranti ai parrucchieri, che funzionano tutti con il sistema del baratto: e ci si può anche sposare legalmente. In mezzo a tutte queste regole molto rigide, lo spirito del festival è che ognuno può fare qualsiasi cosa. Molti ci vedono una contraddizione, ma effettivamente il senso del festival è proprio questa anarchia sotto regole precise: la gente si veste (o non si veste) come vuole, e si predica la massima libertà di espressione artistica e personale. Le droghe non sono citate o vietate esplicitamente nelle regole, ma ovviamente girano: non ci sono però stati mai grandissimi problemi o incidenti legati al loro consumo.

Il Burning Man ha iniziato a crescere molto a metà degli anni Novanta: dal 1991 al 1996 i partecipanti sono praticamente raddoppiati ogni anno, passando da 8 a 250 mila. Negli anni il Burning Man è sempre cresciuto in ogni suo aspetto: è diventato sempre più famoso, sono aumentati i partecipanti (dal 2010 in poi sempre più di 50mila), è salito il costo dei biglietti (dal 2000 in poi sempre oltre i 100 euro, e spesso vicino o oltre i 200) ed è quasi sempre cresciuto nelle dimensioni anche il “burning man”, cioè l’uomo di legno che viene bruciato: quello del 2014 era alto più di 30 metri.

Dalla cosa controculturale che era, il Burning Man è anche diventato una cosa alla moda e – dicono in molti – per ricchi. Prezzo del biglietto a parte, andare al Burning Man ha i suoi costi (Time ha provato a fare i conti in tasca a chi ci va). I costi sono però paragonabili a quelli di una vacanza di buon livello, e c’è anche chi si prende il biglietto, l’acqua, una tenda e ci va facendo l’autostop, senza nessun’altra spesa; da qualche anno però c’è anche chi va al Burning Man con un jet privato, per stare in camper di lusso, com camerieri al seguito. In ogni caso alcuni ricchi – soprattutto gente che lavora nelle aziende della Silicon Valley, nella vicina California – sono sempre andati al Burning Man. Il primo doodle di Google della storia fu per esempio fatto per il Burning Man del 1998, quando i co-fondatori Larry Page e Sergey Brin lo usarono per dire agli utenti qualcosa del tipo “ehi, se c’è qualche problema, scusate, noi siamo a questo festival per qualche giorno”.

Il Burning Man non è quindi mai stato solo un festival di hippy nostalgici, ma piuttosto un ritrovo di gente eccentrica e utopista appassionata di tecnologia. È vero però che soprattutto negli ultimi due-tre anni il numero di ricchi è aumentato, e sono nati interi “quartieri” dove campeggiano solo camper ultra-sofisticati e dove «bellissime ragazze in biancheria intima servono cocktail», come aveva raccontato Nellie Bowles su Re/code. Oltre a qualche ricco poco noto, al Burning Man vanno anche attori, cantanti e dirigenti di importanti società: ci sono state Susan Sarandon, Katy Perry e Cara Delevingne, ma anche Jeff Bezos di Amazon e l’attore e cantante Jared Leto. Senza considerare che anche grazie alla stramberia di certi abbigliamenti molti famosi potrebbero esserci andati senza farsi riconoscere.

Come ha spiegato un dettagliato articolo di Hollywood Reporter, ci sono state critiche nei confronti dei ricchi che vanno al Burning Man a “fare i ricchi”, senza socializzare. Larry Harvey, il fondatore del Burning Man e uno di quelli su quella spiaggia californiana nel 1986, ha preso provvedimenti per evitare che si formassero quartieri per soli ricchi all’interno di Black Rock City ma ha anche risposto che i ricchi e i loro camper lussuosi sono ben accetti, se stanno alle regole che valgono per tutti: «Guardatevi i 10 principi del Burning Man e non ne troverete nessuno che parla di “uguaglianza radicale”. Questo perché la nostra città è sempre stata un posto dove vecchi e giovani, ricchi e poveri, possono vivere in base a dei principi comuni. Ma questi principi non sono un livellamento e non devono essere interpretati come un obbligo per degli uguali stili di vita». In più, da due anni esiste anche il Further Future, un festival nel deserto del Nevada fondato da alcuni veterani del Burning Man e definito dai media una specie di Burning Man per super ricchi: quello sì è un festival davvero elitario.

Il live streaming del Burning Man 2016