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  • Martedì 2 agosto 2016

In Libia è cambiato qualcosa?

Per la prima volta gli aerei americani hanno bombardato l'ISIS a Sirte su richiesta del governo libico di unità nazionale: una breve guida per punti per capirci qualcosa di più

(MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
(MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

Lunedì alcuni aerei militari americani hanno bombardato lo Stato Islamico (o ISIS) nella città di Sirte, in Libia, su richiesta del governo libico di unità nazionale formato di recente. Anche se non è stato in assoluto il primo attacco statunitense contro lo Stato Islamico in Libia, tutti i principali giornali italiani e internazionali hanno parlato di quello che è successo e delle sue possibili implicazioni: per molti mesi Stati Uniti e paesi europei hanno detto che un massiccio intervento in Libia sarebbe stato possibile solo se lo avesse chiesto il nuovo governo libico, che si è insediato a Tripoli diverse settimane fa con molta fatica, nonostante l’appoggio delle Nazioni Unite. Ora è successo e oggi i giornali italiani parlano della possibilità che anche l’Italia – che in Libia ha molti interessi – si unisca in qualche modo alla guerra contro lo Stato Islamico. A quasi cinque anni dalla fine del regime dell’ex presidente Mu’ammar Gheddafi, la  situazione in Libia rimane molto complicata, con due governi che si contendono il potere e una forte presenza dello Stato Islamico e di altri gruppi estremisti. Ci sono cinque cose essenziali da sapere per capire che sta succedendo e farsi un’idea di quello che potrebbe cambiare nei prossimi mesi, anche per l’Italia.

Cosa è successo ieri
Lunedì gli Stati Uniti hanno condotto un numero imprecisato di attacchi aerei contro obiettivi dello Stato Islamico a Sirte, la principale base del gruppo nel paese. Gli americani avevano già bombardato la Libia, ma fino a questo momento si erano limitati a colpire singoli leader dello Stato Islamico o altri bersagli considerati strategicamente importanti. Secondo quanto detto dal dipartimento della Difesa americano, gli attacchi di ieri sono l’inizio di una campagna aerea per appoggiare le milizie libiche che da giugno stanno cercando di riconquistare la città. Per la prima volta, gli attacchi sono avvenuti dopo l’esplicita richiesta del governo di unità nazionale libico, riconosciuto e appoggiato dalla comunità internazionale. È un salto di qualità nell’impegno americano nel paese e potrebbe essere seguito anche da un maggior coinvolgimento di altri paesi europei.

Qual è la situazione in Libia
La Libia è divisa tra due “governi” rivali. A Tripoli si è insediato il governo di unità nazionale, frutto di un accordo raggiunto tra diverse forze politiche lo scorso dicembre. Il governo è guidato da Fayez al Sarraj ed è appoggiato da diverse milizie e altre forze che hanno le loro basi soprattutto nella parte occidentale del paese (di fatto il governo di Sarraj ha sostituito il governo che era insediato prima a Tripoli, sostenuto da una coalizione di forze islamiste). Le milizie della città di Misurata, alleate di Sarraj, sono le forze principali impegnate contro lo Stato Islamico a Sirte. A Tobruk, nell’est della Libia, si è stabilito un governo rivale guidato dal potente generale Khalifa Haftar, una figura ambigua con un passato nell’esercito dell’ex dittatore Mu’ammar Gheddafi. Haftar non ha riconosciuto il governo di unità nazionale e ha cercato attivamente di bloccare la sua formazione. È appoggiato da Egitto ed Emirati Arabi Uniti e combatte soprattutto a Bengasi, una città al momento controllata da diverse milizie indipendenti, tra cui molti gruppi formati da estremisti religiosi.

Chi sta combattendo
La situazione in Libia è estremamente fluida, con molti gruppi armati rivali legati da un sistema di alleanze che continua a cambiare. Le due forze principali sono i governi di Tripoli e Tobruk che nei mesi scorsi sono più volte arrivati a scontrarsi – ora la situazione sembra più tranquilla. Gruppi di estremisti e milizie indipendenti occupano varie città, come Bengasi, Derna e Sirte, dove ha la sua base principale lo Stato Islamico, il più forte di questi gruppi. In Libia sono presenti anche le forze speciali di Francia e Regno Unito e in passato è stata riportata la presenza anche di soldati americani. i gruppi di forze speciali compiono soprattutto missioni di raccolta di intelligence. Lo scorso 20 luglio, tre soldati francesi sono morti in Libia nel corso di un incidente.

Perché Sirte è importante
Sirte è una città che si trova più o meno al centro della lunga fascia costiera libica, a poche centinaia di chilometri da alcuni dei principali pozzi petroliferi del paese. Lo Stato Islamico occupa Sirte dal febbraio 2015 e l’ha trasformata nella sua base più importante al di fuori di Siria e Iraq. La scorsa primavera, nel momento di sua massima espansione, lo Stato Islamico in Libia occupava una fascia di cento chilometri intorno a Sirte, contava su più di duemila miliziani ed era riuscito a compiere attacchi contro alcuni terminal petroliferi e attentati nel resto del paese. Il timore di molti era che lo Stato Islamico riuscisse a consolidarsi e a creare in Libia una base permanente, forse anche un rifugio dove i leader del gruppo avrebbero potuto fuggire in caso di sconfitta in Siria ed Iraq. Anche per evitare che si verificasse questa eventualità, la comunità internazionale fece pressioni sui libici affinché formassero un governo di unità nazionale e promise aiuti militari per sconfiggere lo Stato Islamico. A giugno, le milizie di Misurata sono entrate in città, ma i combattimenti si sono rivelati più duri del previsto e almeno trecento miliziani sono morti negli scontri. Gli attacchi aerei di questi giorni hanno lo scopo di interrompere lo stallo e permettere ai miliziani fedeli al governo di Tripoli di riprendere l’attacco.

Ci sarà un intervento italiano?
Diversi articoli pubblicati oggi parlano della possibilità che le forze armate italiane partecipino alle nuove operazioni in Libia. Di un intervento italiano nel paese si parla oramai da più di un anno, e la scorsa estate il ministro della Difesa Roberta Pinotti era arrivata a parlare dell’invio in Libia di un contingente di diverse migliaia di uomini. Il piano di utilizzare truppe di terra sembra oramai abbandonato, mentre si parla della possibilità di inviare addestratori per aiutare il governo a formare un nuovo esercito regolare. È possibile che il governo italiano decida di partecipare alle operazioni aeree, ad esempio autorizzando la partenza di aerei americani dalle basi sul territorio italiano, utilizzando aerei italiani per missioni di ricognizione e fornendo supporto logistico, oppure impegnandosi direttamente nelle missioni di bombardamento. Al momento, il governo non ha comunicato ufficialmente cosa intende fare. Nel comunicato pubblicato ieri dal ministero degli Esteri non si fa alcun cenno al possibile impiego di basi o mezzi italiani nelle operazioni militari contro lo Stato Islamico. Fino ad oggi, l’Italia si è impegnata soprattutto in missioni umanitarie, inviando aerei militari a prelevare i feriti libici nei combattimenti contro lo Stato Islamico per curarli in Italia.