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  • Giovedì 21 luglio 2016

In difesa del plagio

Il discorso di Melania Trump era copiato, ok, ma è davvero un problema?

di David Post – The Washington Post

(Joe Raedle/Getty Images)
(Joe Raedle/Getty Images)

Immaginiamo che Melania Trump abbia letto il discorso di Michelle Obama del 2008, e che quando sia arrivata al passaggio in cui si diceva:

Barack e io siamo cresciuti con molti valori uguali: il fatto che bisogna lavorare sodo per ottenere quello che si vuole nella vita, che si è legati alla parola data, che bisogna fare quello che si dice, e che le persone vanno trattate con dignità e rispetto…

si sia fermata e abbia pensato: bello! Anzi, perfetto! Un bel pensiero espresso in un bel modo. Facciamo finta che lei – o, come pare, il suo speechwriter – l’abbia copiato parola per parola (tranne per la parte in cui si dice «Barack e io»), e lo abbia inserito nel suo discorso perché pensava che esprimesse esattamente quello che voleva dire, e che non avrebbe potuto esprimerlo meglio di così. Perché sarebbe una cosa così tremenda? Non capisco la repulsione morale che la maggior parte delle persone sembra avere nei confronti del plagio: io non l’ho mai avuta. Nella sua rubrica, il giornalista del Washington Post Chris Cillizza ha scritto:

Il punto è che plagiare significa prendere in prestito parole che non sono tue. Non importa che sia l’uno o il 99 per cento delle parole. A meno che tu non dica: «E, per dirla con le parole di… », non puoi usare le parole di qualcun altro. La cosa è semplice.

In realtà, le cose non sono assolutamente così semplici. Ecco un altro bel pensiero espresso in un bel modo:

I poteri legittimi del governo si applicano solo alle azioni che danneggiano gli altri. Ma non mi arreca nessun danno che il mio vicino sostenga che esistano venti dei, o nessun dio. Non mi scippa, né mi rompe una gamba.

Immaginiamo che io debba fare un discorso o scrivere un articolo, e voglia dire questa cosa, esprimendo esattamente quest’idea, esattamente nella stessa maniera. Devo inserire la premessa: «E, per dirla con le parole di Thomas Jefferson, … » tutte le volte che lo faccio? E perché mai? Ovviamente, Jefferson fu il primo a dirlo, e infatti non sto sostenendo di averlo fatto prima io (sarebbe una bugia). Sto semplicemente dicendo quella cosa, perché credo in quell’idea e non ho un modo migliore di esprimerla. Capisco che in molte situazioni è bene informare i lettori o gli ascoltatori dell’origine di una frase o di un paragrafo, e dare all’autore originale una pacca sulle spalle («Adoro quello che dici, Thomas»). E capisco anche che non sia poi un gran problema iniziare la frase dicendo «E, per dirla con le parole di Thomas Jefferson, …». Ma esplicitare la citazione cambia il significato del paragrafo per chi lo legge o lo ascolta, e in modo abbastanza considerevole. Non ci si concentra più solo sul significato delle parole, su quali siano i poteri legittimi del governo. Ora l’attenzione è su quello che Thomas Jefferson disse sui poteri del governo. E questo può distrarre l’attenzione da quello che sto cercando di dire, il che – come autore del discorso o dell’articolo – è una cosa che preferirei evitare. Perciò, uso quelle parole come se fossero mie, non vi sto raccontando quello che disse Thomas Jefferson, sto dicendo una cosa riguardo ai poteri del governo.

Per quale motivo non dovrei poterlo fare? È perché non sto attribuendo il “dovuto merito” a Jefferson? Perché dovrebbe essere importante? Se penso che una frase esprima un’idea che vale la pena riportare, dovrei trovare un mio modo di esprimerla? E perché, se qualcun altro lo ha già fatto?

Torniamo all’ipotesi di partenza: la signora Trump pensa, tra sé e sé: «Mi piacerebbe usare queste parole, ma ho le mie buone ragioni per non voler dire: “E, per dirla con le parole di Michelle Obama… “. Distrarrebbe di sicuro il pubblico dal messaggio che sto cercando di dare. Le userò comunque, perché dicono la stessa cosa che voglio dire io. Ovviamente, se qualcuno si accorge che le ho prese in prestito, non negherò da dove le ho prese. Perché dovrei? Non ho fatto niente di male».

Non fraintendetemi: sono molto contento che la campagna elettorale di Trump sia inciampata in questo intoppo, perché – come ho già detto – sono sinceramente spaventato per il paese all’idea che Donald Trump possa essere eletto presidente. Ci sono moltissime ragioni per le quali non si dovrebbe votare per Trump: semplicemente, non penso che “perché sua moglie (o il suo speechwriter) ha copiato” sia una di queste.

© 2016 – The Washington Post