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  • Domenica 10 luglio 2016

Domenica si è votato in Giappone

Si rinnovano metà dei seggi della Camera alta: l'attuale primo ministro Shinzo Abe potrebbe ottenere i numeri necessari a modificare la Costituzione

(AP Photo/Eugene Hoshiko)
(AP Photo/Eugene Hoshiko)

Oggi in Giappone si vota per rinnovare la metà dei seggi della Camera alta, o Camera dei consiglieri, la seconda e meno importante delle due camere in cui si divide il parlamento giapponese. Secondo i primi exit poll la coalizione del primo ministro Shinzo Abe è in vantaggio e dovrebbe riuscire ad espandere la maggioranza su cui può già contare nella Camera Alta. I risultati definitivi non dovrebbero arrivare prima di lunedì. Si tratta di un’elezione importante, perché potrebbe consentire ad Abe – sostenuto dal partito di centrodestra Liberal-Democratico e in carica dal 2012 – di raggiungere i numeri necessari a cambiare la Costituzione, in modo da consentire al suo paese di avere un vero esercito per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Il Giappone ha una Costituzione esplicitamente pacifista, che fu scritta dagli occupanti americani dopo la sconfitta alla fine della Seconda guerra mondiale. Secondo la Costituzione, i giapponesi non possono avere un vero esercito e non possono in nessun caso ricorrere all’uso della minaccia e della forza nelle relazioni internazionali. Di fatto negli anni queste limitazioni sono state aggirate e oggi il Giappone è dotato di un’efficiente “Forza di autodifesa”, con aerei da guerra e carri armati, a cui una legge recente ha consentito di schierarsi all’estero, in situazioni di emergenza.

Ma le limitazioni causate dalla Costituzione restano comunque pesanti, e uno degli obbiettivi storici dei Liberal-Democratici è proprio quello di eliminarli. Come ha spiegato il sito Quartz, per modificare la Costituzione pacifista del Giappone, scritta dagli occupanti americani alla fine degli anni Quaranta, è necessario ottenere una maggioranza del 60 per cento in entrambe le camere e poi sottoporre la riforma a referendum popolare. La coalizione di Abe ha già due terzi dei voti nella Camera bassa, ma solamente una maggioranza semplice in quella alta: ad oggi ha 136 seggi, e contando quelli che verranno rinnovati, avrà bisogno di ottenerne almeno 57 per raggiungere la maggioranza del 60 per cento. Secondo un recente sondaggio del quotidiano Nikkei, la coalizione di Abe dovrebbe ottenerne fra 59 e 80. Se riuscisse nel suo obbiettivo, Abe sarebbe il primo leader politico nella storia moderna del Giappone moderno a poter contare su una maggioranza di due terzi in entrambi i rami del Parlamento.

Nel corso della campagna elettorale però si è parlato soprattutto di economia, perché la riforma della Costituzione è un argomento abbastanza controverso e su cui la maggioranza del pubblico la pensa diversamente da Abe. Secondo un recente sondaggio, il 68 per cento dei giapponesi è contrario a una modifica della Costituzione che serva al paese per creare delle vere forze armate. Anche la situazione economica non è particolarmente brillante: il paese è ancora in deflazione e il PIL non cresce in maniera particolarmente rapida. Abe ha chiesto ai giapponesi più tempo, per dare modo alle sue riforme economiche (la cosiddetta “Abenomics“) di manifestare i loro effetti.

Secondo numerosi esperti ed economisti, il piano di Abe è fallito o ha prodotto soltanto risultati modesti e difficilmente le cose cambieranno in futuro. Ma nonostante abbia fallito nel mantenere gran parte delle sue promesse, stando ai sondaggi, Abe vincerà ugualmente le elezioni di oggi, principalmente a causa della debolezza dei suoi principali rivali, i Democratici di Katsuya Okada. Dovrebbe ottenere un buon risultato il Partito comunista giapponese, che negli ultimi due anni è cresciuto molto, diventando la seconda forza di opposizione dopo il Partito Democratico.