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  • Domenica 19 giugno 2016

Rio de Janeiro è sul lastrico

Lo stato brasiliano che ospiterà le Olimpiadi fa molta fatica a pagare gli stipendi e finanziare la sanità, la sicurezza e le stesse opere annunciate per i Giochi, che iniziano tra meno di due mesi

di David Biller – Bloomberg

Una vista aerea del vecchio porto di Rio de Janeiro (Dado Galdieri/Bloomberg)
Una vista aerea del vecchio porto di Rio de Janeiro (Dado Galdieri/Bloomberg)

Quando nel 2009 Rio de Janeiro si aggiudicò l’organizzazione delle Olimpiadi del 2016, il Brasile aveva programmato la realizzazione di una serie di progetti per dimostrare quanto il paese fosse cresciuto. Ma quando tra due mesi i turisti inizieranno ad arrivare per assistere ai giochi, troveranno in mostra una situazione disastrata e non il meglio del Brasile.

Il porto pieno di scarichi che i turisti incroceranno sulla strada dall’aeroporto – dove si svolgeranno le gare di vela delle Olimpiadi – sarebbe dovuto essere una baia pulita e scintillante. La nuova linea della metropolitana che i visitatori prenderanno per andare a vedere le gare dall’elegante quartiere della spiaggia di Ipanema funzionerà a orario ridotto, nel migliore dei casi, dal momento che la linea sarà inaugurata solo quattro giorni prima della cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Secondo un alto funzionario brasiliano, poi, l’attrezzatura all’avanguardia che la polizia brasiliana avrebbe dovuto ricevere per garantire la sicurezza dei turisti non arriverà mai. Benvenuti in Brasile, un paese in crisi politica, economica e fiscale.

«Andando a rivedere i documenti per la candidatura del 2009, le Olimpiadi dovevano essere progettate e pubblicizzate per mostrare come il Brasile fosse una democrazia fiorente e un’economia in crescita», ha detto Jules Boykoff, autore di un libro sulla storia delle Olimpiadi, che giudica in maniera critica l’eredità dei grandi eventi sportivi. «Come cambiano le cose in sette anni». A dir la verità, la maggior parte delle arene e delle infrastrutture da 39 miliardi di reais (quasi 10 miliardi di euro) costruite per le Olimpiadi saranno pronte in tempo, e se si escludono qualche bruttura e alcuni ritardi nei trasporti, la maggior parte dei turisti potrebbe non accorgersi nemmeno delle strutture mancanti. I lavori non terminati, però, sono un segno di un problema molto più ampio, che durerà per molto tempo, anche dopo che i turisti se ne saranno andati: lo stato di Rio è praticamente sul lastrico.

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Alcuni operai nel centro acquatico nel villaggio olimpico nel quartiere Barra da Tijuca, a Rio de Janeiro, il 4 aprile 2016 (Dado Galdieri / Bloomberg)

Nessuno conosce la situazione meglio di Rodrigo Batista da Silva e di suo figlio Joao Vitor, un bambino di nove anni molto magro che indossa una maglietta di Iron Man ed è affetto da emofilia. Da Silva ha raccontato di essere stato avvertito che i tagli alla sanità pubblica potrebbero causare l’interruzione delle forniture dei farmaci per la profilassi di suo figlio: Joao non potrebbe così farsi le iniezioni che gli impediscono di avere un’emorragia ogni volta che si ferisce o si ammala. «Se ci sono i soldi per le Olimpiadi, ci devono essere anche per la sanità», ha detto Da Silva, che ha 34 anni ed è un ex operaio in congedo per malattia.

Il Brasile non è il primo paese a ospitare le Olimpiadi in una situazione caotica: Russia, Messico e Corea del Sud in passato si sono trovati nella stessa condizione. Ma il contesto agitato in cui il 5 agosto inizieranno i Giochi dà un’immagine assai lontana del Brasile da quella della potenza emergente che gli organizzatori si erano immaginati quando si erano aggiudicati le Olimpiadi.

Oggi il Brasile è nel mezzo di una forte recessione; il successore del presidente Lula, Dilma Rousseff, è stata destituita e deve affrontare un processo di impeachment ; il mese scorso lo stato di Rio non ha rispettato la scadenza per ripagare i suoi debiti e sta posticipando il pagamento degli stipendi nel settore pubblico dopo il forte calo del prezzo del petrolio, una delle sue principali fonti di entrate. I lavori di almeno sei aziende che avevano ottenuto commesse per la realizzazione di progetti e infrastrutture per le Olimpiadi, inoltre, sono stati bloccati dopo che le società sono state accusate di aver pagato tangenti per aggiudicarsi delle commesse pubbliche profittevoli. Tre di queste aziende – le società edili Queiroz Galvao, OAS e Andrade Gutierrez – erano incaricate di un progetto per il dragaggio di quattro lagune inquinate e avrebbero dovuto piantare 500mila mangrovie a Barra da Tijuca, la sede principale delle gare dei Giochi. I lavori però non saranno terminati: secondo il segretariato dell’Ambiente, prima i pubblici ministeri hanno richiesto che i lavori fossero posticipati, poi lo stato di Rio ha avuto problemi di liquidità. Un addetto stampa delle società edili ha confermato che i lavori hanno subìto un rallentamento, ma non ha voluto fare altri commenti. «Rio è la vetrina del Brasile: della sua incompetenza e della sua impunità», ha detto Mario Moscatelli, il biologo che aveva ottenuto dalle società edili il subappalto per piantare le mangrovie. Moscatelli ha detto che riuscirà a completare meno del 10 per cento del lavoro.

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Delle mangrovie ai margini della baia di Guanabara (Dado Galdieri/Bloomberg)

Queiroz fa anche parte del gruppo incaricato della costruzione della linea della metropolitana che andrà da Ipanema a Barra, ancora in attesa di un prestito da quasi un miliardo di reais dalla banca di sviluppo nazionale di Rio per finire i lavori. Lo stato di Rio prevede per quest’anno un deficit di 20 miliardi di reais – 12 dei quali sono relativi al sistema delle pensioni cosiddette underwater – e giovedì 9 giugno ha annunciato nuovi tagli alla spesa. Quasi il 70 per cento degli insegnanti e dei lavoratori del settore pubblico sono in sciopero da marzo per i ritardi degli stipendi, dicono i loro sindacati. Il comune di Rio è stato costretto a prendere il controllo di due ospedali pubblici, e secondo un gruppo di medici altri ancora potrebbero chiudere presto per mancanza di finanziamenti. Quest’anno lo stato di Rio ha anche ridotto del 32 per cento i fondi destinati alla sicurezza e ha ritardato il pagamento degli stipendi ai poliziotti e alle loro famiglie. Le nuove attrezzature che la polizia aspettava per le Olimpiadi non sono mai arrivate, e molti agenti hanno ancora equipaggiamenti obsoleti, ha raccontato un alto funzionario della polizia militare, che ha criticato i tagli al bilancio ma ha chiesto che non venisse citato il suo nome.

Secondo l’addetto stampa del segretariato della Sicurezza di Rio, a partire dal 2012 tutti gli investimenti più importanti in vista delle Olimpiadi sono stati eseguiti, o sono nella loro fase finale, e le carenze di personale o di attrezzature saranno coperte dalle agenzie di sicurezza federali. Ad aprile Leonardo Espindola, capo di gabinetto del governatore di Rio, ha detto davanti alla Corte Suprema brasiliana che lo stato di Rio è sull’orlo di un «crollo sociale». Il segretario delle Finanze dello stato di Rio, Julio Bueno, è d’accordo: lo scorso mese, all’inizio di un’intervista di un’ora, Bueno aveva detto che il suo era «il peggior lavoro a Rio de Janeiro». «Non siamo in grado di mantenere economicamente servizi essenziali come la polizia e la sanità», avevo detto Bueno. «Sono queste le cose che definiscono lo stato di salute di una società».

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