• Moda
  • Martedì 31 maggio 2016

Il successo di ModCloth, startup di vestiti

È il più importante rivenditore di abiti "indie" negli Stati Uniti e fu fondato da una coppia di fidanzati all'università, nel 2002

Alcuni abiti della collezione primavera-estate 2016 di ModCloth (ModCloth)
Alcuni abiti della collezione primavera-estate 2016 di ModCloth (ModCloth)

I negozi dove comprare vestiti online sono tantissimi ma uno dei primi aperti e più utilizzati negli Stati Uniti si chiama ModCloth e ha una storia interessante. Assomiglia a quella di tante start-up: fu fondato nel 2002 da Susan Gregg Koger con l’aiuto del suo fidanzato (e in seguito marito) Eric Koger, quando avevano 17 e 18 anni. Inizialmente era solo un negozio online dove Gregg Koger vendeva alcuni degli abiti che non usava più ma nel tempo è diventato un rivenditore di piccoli marchi di abbigliamento di grande successo: nel 2010 la rivista Inc. l’ha definita il rivenditore americano con la crescita più veloce, e i suoi fondatori sono stati per due anni sulla lista di Forbes delle 30 persone minori di 30 anni che hanno fatto qualcosa di importante nell’ultimo anno.Ora ModCloth impiega più di 350 persone e ha uffici a San Francisco, Los Angeles e Pittsburgh.

 

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Una foto pubblicata da ModCloth (@modcloth) in data:

Che abiti si possono comprare su ModCloth

I vestiti venduti da ModCloth sono eclettici e vari come nei negozi di abiti vintage. Sono molto colorati e hanno stampe originali; alcuni hanno un taglio anni Sessanta, altri sono ispirati ai motivi della cultura hippie. Gli accessori sono simili a quelli che si trovano nei mercatini delle pulci e mescolano elementi pop (comprese le angurie “da Coachella“) a dettagli da ragazze “nerd”, che vogliono parlare di ciò che le appassiona anche attraverso il loro abbigliamento: ci sono spille a forma di dinosauro e di bandiera inglese, ciondoli fatti come una molecola di glucosio, portafogli a forma di muso di gatto, e borse di tela con frasi sul piacere della lettura.

ModCloth non vende abbigliamento della cosiddetta “fast fashion“, non è un marchio come H&M o Zara; tuttavia i prezzi dei suoi abiti non sono alti, compresi quelli da sposa: quello più caro costa 525 dollari (circa 470 euro). Il sito permette agli utenti di scrivere una recensione per ogni prodotto, indicando la taglia, il voto generale, la sola vestibilità, la lunghezza del capo e la qualità del tessuto. Le utenti del sito – che spesso inseriscono una fotografia e le loro misure sul loro profilo – si trovano così a far parte di una community dedicata allo shopping nel negozio.

ModCloth contro il concetto di “taglia forte”

ModCloth è anche famoso e ha avuto successo perché ha smesso presto di proporre – rispetto al mondo della moda – un’idea di bellezza standard, promuovendo invece il rispetto dei diversi tipi di corpo. Nel 2013 ha iniziato a vendere vestiti plus size e da quando, nel 2015, ha lanciato la propria linea di vestiti non li relega più in una sezione a parte, così che tutte le clienti possano fare acquisti allo stesso modo: ogni abito si può infatti acquistare in tantissime taglie. La decisione, spiega Gregg Koger, ha anche favorito anche le vendite.

Dal 2014 non ritocca più con Photoshop le immagini delle modelle sul sito e si è impegnata a promuovere la cosiddetta cultura del “body positive“, cioè l’atteggiamento per cui nessun tipo di corpo è sbagliato. Ad esempio per l’ultima collezione di costumi da bagno di ModCloth hanno posato le impiegate dell’azienda perché “ogni corpo è un corpo da bikini”. Insieme alle fotografie sono stati pubblicati quattro video in cui Susan Gregg Koger discute con altre imprenditrici in una vasca idromassaggio sulla percezione del proprio corpo e su come avere una carriera.