L’Italia deve prepararsi ai migranti?

Lo dicono diversi esperti e analisti di immigrazione, citando la chiusura della rotta balcanica e la complicata situazione in Libia, elencando rischi e scenari possibili

Un marinaio afferra un bambino all'arrivo di un “barcone” con a bordo profughi albanesi del porto di Brindisi, 17 marzo 1997 (C.Ferraro / ANSA)
Un marinaio afferra un bambino all'arrivo di un “barcone” con a bordo profughi albanesi del porto di Brindisi, 17 marzo 1997 (C.Ferraro / ANSA)

Da alcune settimane si riparla del rischio che nei prossimi mesi l’Italia possa essere interessata da un nuovo flusso di migranti, data la chiusura della rotta balcanica che partendo dalla Grecia è stata usata da decine di migliaia di migranti provenienti dal Medio Oriente per arrivare in Europa. Di una possibilità del genere hanno parlato sia il ministro degli Interni Angelino Alfano sia – secondo quanto riporta Politico – il presidente del Consiglio Matteo Renzi, quest’ultimo durante l’ultima riunione sulla gestione dei migranti. Di recente questa ipotesi è stata trattata anche da un articolo del rispettato centro studi Stratfor intitolato «L’Italia sarà la prossima Grecia?», che ha esaminato rischi e scenari – anche politici – di un eventuale improvviso nuovo flusso di migranti verso l’Italia.

Secondo Stratfor, i punti di ingresso dei migranti sarebbero principalmente due: le coste adriatiche della Puglia – da giorni considerata una delle possibili nuove zone di arrivo dei migranti – e le coste siciliane e di Lampedusa, parte della cosiddetta “rotta mediterranea”, che probabilmente tornerà ad essere molto frequentata con l’arrivo della primavera e dell’estate. Questa rotta in particolare è già tornata attiva negli ultimi giorni: nella giornata di mercoledì 16 marzo la Guardia Costiera italiana ha compiuto 12 operazioni di salvataggio, che hanno interessato 1467 migranti. Secondo Gavin Lee di BBC, che da mesi si occupa dell’arrivo dei migranti dal Medio Oriente, dal 14 al 16 marzo le navi europee di pattuglia nel Canale di Sicilia hanno recuperato più di duemila migranti.

Al momento la situazione è comunque molto fluida. I timori delle autorità italiane riguardano soprattutto i circa 40mila migranti che per ora sono bloccati in Grecia nell’attesa che venga trovata loro una sistemazione (nell’ambito dell’accordo fra Unione Europea e Turchia – di cui si discuterà oggi e domani a Bruxelles in una nuova riunione dei capi di stato europei – alcuni di loro potrebbero tornare in Turchia, ma non è chiaro quanti). Nello specifico, le preoccupazioni si concentrano sui circa 14mila che sono bloccati da settimane a Idomeni, in un piccolo paesino greco al confine con la Macedonia. Stratfor ammette che «il numero di migranti che potrebbero entrare in italia dall’Albania sarà relativamente basso», ma che sarà comunque un problema per le autorità italiane. Non è nemmeno chiaro se nonostante la chiusura della rotta balcanica altri migranti provenienti dal Medio Oriente cercheranno comunque di raggiungere la Grecia per tentare di entrare in Europa illegalmente. Dall’inizio di marzo, cioè da quando sono stati introdotti controlli più severi sulle frontiere dei paesi balcanici, sono arrivate via mare in Europa circa 20mila persone: in calo da febbraio del 2016 – quando in tutto il mese ne sono arrivate 60mila – ma già il doppio di quante ne erano arrivate in tutto il mese di marzo del 2015, cioè circa 10mila.

Di cosa stiamo parlando
Il governo italiano ha già una certa familiarità con la “rotta Adriatica”: la stessa che è stata utilizzata durante i primi anni Novanta dagli albanesi che scappavano per venire in Italia coi cosiddetti “barconi”, sbarcando perlopiù sulle coste della Puglia (che dista circa 80 chilometri da quella albanese). Alcuni giorni fa Berndt Korner, il vicedirettore dell’agenzia europea per la sicurezza dei confini Frontex, ha spiegato che anche le coste greche occidentali potrebbero essere coinvolte in nuove rotte.

Sia il governo italiano sia quello albanese si stanno preparando a un’eventuale ripresa del flusso di migranti nel proprio territorio. Il governo albanese sta collaborando con l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati per individuare possibili siti di accoglienza e identificazione dei migranti a Kakavia e Kapshticë, due piccoli paesi albanesi in cui i migranti potrebbero arrivare dalla Grecia. In un’intervista alla tv albanese Ora News, il capo della polizia di frontiera albanese Genc Merepeza ha spiegato che per il momento sono stati individuati tre luoghi dove verranno costruiti dei centri di accoglienza nel caso arrivassero dei migranti dalla Grecia, e che la polizia albanese ha già installato alcuni scanner per il rilevamento delle impronte digitali (necessari per identificare i richiedenti asilo secondo le procedure del trattato di Dublino).

Un articolo molto informato uscito la settimana scorsa sulla Stampa ha scritto che «tra i tecnici governativi [italiani] c’è chi ipotizza addirittura 120-140 mila possibili arrivi dalla Grecia», anche se non è chiaro in quale arco di tempo e a partire da quando. Qualche giorno fa Mario Morcone, il capo della divisione che si occupa di immigrazione al ministero degli Interni, ha comunque detto a Politico che «non abbiamo un singolo elemento che ci dica che questo [il nuovo flusso] si stia realizzando. Se succede saremo pronti, ma per ora non c’è nessun elemento». Secondo il giornale online Balkan Insight, inoltre, i governi di Italia e Albania stanno preparando un documento condiviso che prevede pattuglie marittime condivise e altre misure per gestire un eventuale nuovo flusso.

cartinalbaniaUn funzionario albanese ha però spiegato a Politico che sarà difficile che i migranti riescano a salpare per l’Italia dalle coste albanesi, date le severe leggi in vigore sull’uso dei motoscafi privati (citate come un deterrente efficace anche da al Jazeera). E in generale anche il territorio in cui si trova il confine fra Grecia e Albania, lungo circa 280 chilometri, è aspramente montuoso e poco abitato: di conseguenza il percorso dei migranti sarebbe ancora più pericoloso e peggio assistito di quello della rotta balcanica. Sia Stratfor sia altri analisti hanno fatto notare che la rotta che porta a Lampedusa o che in generale passa per il Canale di Sicilia tornerebbe ad essere utilizzata anche dai richiedenti asilo siriani – che di recente l’hanno quasi abbandonato per percorrere quella balcanica – data la costante instabilità della Libia, il paese da dove parte la maggior parte dei “barconi” diretti in Italia.

Esiste anche un’altra possibilità, citata dalla portavoce dell’Europa meridionale per l’Agenzia ONU per i rifugiati Carlotta Sami, anche se per ora rimane in secondo piano: e cioè che alcuni migranti cerchino di raggiungere l’Italia direttamente dalla Turchia con delle barche.

Cosa potrebbe succedere?
Nel caso si creasse un nuovo improvviso flusso di persone nel mare Adriatico, è probabile che l’Italia sarebbe impreparata per gestirlo: gli unici due hotspot – cioè i centri che secondo le nuove direttive europee devono occuparsi dell’identificazione e dello smistamento dei migranti nel giro di pochi giorni – presenti sul territorio italiano sono stati aperti a Lampedusa e a Trapani, parecchio lontano dalla Puglia. E sebbene l’isola di Lampedusa sia più attrezzata di altre località italiane per ricevere e accogliere i migranti, probabilmente non reggerebbe un aumento costante degli arrivi: anche in questi mesi di relativa frequentazione della rotta Mediterranea, lo hotspot dell’isola è rimasto in condizioni molto precarie, e non sembra essere attrezzato per gestire centinaia o migliaia di arrivi in pochi giorni. Stratfor ha provato a immagine cosa potrebbe succedere nel caso un nuovo flusso di migranti interessasse davvero l’Italia nelle prossime settimane:

Il risultato non sarebbe lontano dalla difficile situazione che al momento c’è in Grecia: migranti bloccati al confine settentrionale del paese. Nuovi tentativi di entrare in Francia – il paese più facile in cui entrare a piedi – potrebbero inoltre causare nuove tensioni fra governo italiano e francese [come già successo in occasione nell’estate del 2015, quando centinaia di migranti che volevano entrare in Francia sono rimasti bloccati per settimane a Ventimiglia]. Altri paesi probabilmente chiederebbero all’Italia di costruire più centri di accoglienza e di rendere più efficaci i processi di identificazione dei migranti che arrivano sulle spiagge italiane.

Il nuovo flusso creerà inoltre problemi di natura interna: molti comuni e regioni, specialmente quelli controllati dal centro-destra, si rifiuteranno di occuparsi dei migranti. L’immigrazione sarà uno dei temi principali di molti candidati alle comunali di giugno, che proveranno la popolarità del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Finora Renzi ha goduto di un’opposizione frammentata, ma il tema dell’immigrazione potrebbe spingere le forze euro-scettiche e anti-immigranti ad unire le forze. Renzi, per contrasto, probabilmente approfitterà della crisi per giustificare lo sforamento della spesa pubblica, cosa che creerà problemi all’Italia con gli altri paesi europei.