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  • Mercoledì 2 marzo 2016

La crisi della Dinamo Mosca

Una delle squadre di calcio russe più antiche, ricche e ambiziose è stata smantellata ed è finita improvvisamente nei guai, quando l'UEFA ha scoperto che truccava i conti

di Pietro Cabrio

I giocatori della Dinamo Mosca (Epsilon/Getty Images)
I giocatori della Dinamo Mosca (Epsilon/Getty Images)

La scorsa stagione la Dinamo Mosca, una delle più importanti squadre di calcio russe, venne eliminata agli ottavi di finale di Europa League dal Napoli dopo aver sconfitto nel turno precedente i belgi dell’Anderlecht. Concluse il campionato in quarta posizione, qualificandosi per l’edizione successiva dell’Europa League. La rosa della squadra era composta da alcuni ottimi giocatori, come Mathieu Valbuena, Aleksandr Kokorin, Kevin Kurany e Alexander Büttner e la dirigenza, ricca e ambiziosa, nelle sessioni di mercato degli ultimi anni era solita spendere molti soldi per rinforzare la rosa. Poche settimane dopo la fine del campionato però, l’UEFA ha squalificato la Dinamo Mosca da ogni competizione europea dopo aver scoperto che i conti della società erano stati truccati. La squalifica ha fatto venire a galla la fragilità economica del club e da quel momento in poi la dirigenza ha iniziato a vendere tutti i migliori giocatori. In questa stagione la squadra si trova a una manciata di punti dalla zona retrocessione e con una rosa parecchio debole.

La Dinamo Mosca è una delle due squadre di calcio più antiche della Russia, assieme allo Spartak Mosca. Il club venne fondato nel 1887 e dopo la Rivoluzione d’ottobre e la nascita dell’Unione Sovietica passò sotto il controllo della Čeka, la polizia segreta creata da Vladimir Lenin. Tutte le squadre russe, all’epoca dell’Unione Sovietica, erano controllate dallo stato: il CSKA (allora chiamato CDKA) era la squadra dell’Armata Rossa, la Lokomotiv Mosca era di proprietà delle ferrovie nazionali e la Torpedo era la squadra della Torpedo-ZiL, una fabbrica di automobili. La Dinamo fu controllata dalla polizia segreta e da alcune delle figure più controverse del Novecento russo, come il capo della Čeka Lavrentij Berija, esecutore e mandante di moltissime persecuzioni e delitti, molto vicino a Stalin e accusato anche di violenze sessuali su minorenni. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, la Dinamo pagò l’immagine di “squadra del regime” a cui era stata associata per circa settant’anni e tuttora risulta come una delle meno seguite del paese.

Da parecchi anni alcune squadre russe riescono a competere con le squadre più forti d’Europa nonostante giochino in un campionato che genera pochi ricavi: la prima divisione russa riceve circa 40 milioni di euro all’anno per i diritti televisivi, niente se paragonato alle cifre che ricevono i cinque campionati più importanti d’Europa (solo l’Italia guadagna così circa 1 miliardo). Ciò che rende competitive le squadre russe sono i soldi delle compagnie statali: Gazprom, azienda produttrice di gas di cui lo stato è principale azionista, dal 2005 è proprietaria dello Zenit San Pietroburgo, le ferrovie russe detengono alcune quote della Lokomotiv mentre la Dinamo Mosca è controllata dalla VTB, una banca statale. Questo ha permesso alle squadre di investire molti soldi per acquistare giocatori forti e famosi, ma il sistema in sé è molto fragile: se da un giorno all’altro una di queste compagnie dovesse lasciare le proprietà delle squadre, i club da soli non sarebbero in grado di sostenere nemmeno i costi di gestione corrente senza dover ridimensionare notevolmente la propria struttura.

È quello che sta succedendo alla Dinamo Mosca dallo scorso giugno, ovvero da quando l’UEFA ha squalificato il club dalle competizioni internazionali perché ha scoperto che i bilanci societari erano stati manipolati: la VTB infatti, la banca statale che fino ad allora controllava il club, per nascondere perdite complessive per circa 250 milioni di euro cercò di aumentare le somme della propria sponsorizzazione alla squadra, cioè diede più soldi di quelli previsti dal contratto di sponsorizzazione con la squadra di cui era proprietaria. In questo modo le nuove entrate avrebbero “coperto” e attenuato il deficit, evitando alla squadra sanzioni da parte del Fair Play Finanziario dell’UEFA, la norma che obbliga le squadre di calcio a spendere non più di quanto guadagnano. Sanzioni che poi sono arrivate ugualmente.

La situazione debitoria della Dinamo iniziò ad assumere dimensioni enormi due anni fa. Da un paio di stagioni il club aveva iniziato a investire grosse somme per acquistare nuovi giocatori, e per attirarli fino a Mosca il club era solito offrire ingaggi spropositati. Dal 2014 l’economia russa peggiorò rapidamente, a causa del crollo del prezzo del petrolio e delle sanzioni inflitte al paese dopo l’annessione della Crimea. Il rublo, già debole, perse ancora valore e il monte ingaggi e le spese societarie della Dinamo cominciarono a diventare insostenibili.

Piena di debiti ed estromessa dalle competizioni europee, la scorsa estate la Dinamo ha venduto tutti i suoi migliori giocatori: Mathieu Valbuena è tornato in Francia, William Vainqueur è stato venduto alla Roma, Balázs Dzsudzsák al Bursaspor, Alexander Büttner all’Anderlecht, Kevin Kuranyi all’Hoffeneihm e Vladimir Granat allo Spartak Mosca. Aleksandr Kokorin e Yuri Zhirkov, i due giocatori più rappresentativi della squadra, sono stati ceduti entrambi e ora giocano per lo Zenit San Pietroburgo. Anche il presidente e il direttore sportivo hanno lasciato il proprio incarico e la squadra si trova appena sopra la zona retrocessione: è composta da alcuni giocatori cresciuti nelle giovanili e da altri ottenuti gratuitamente o per piccole cifre.

La VTB, proprietaria di tre quarti delle quote del club, ha proposto di cedere la maggioranza delle quote al comitato formato da membri della polizia, dell’esercito e del FSB, i servizi segreti russi, che già possiedono un quarto delle azioni. In tutto questo, la Dinamo sta costruendo il suo nuovo stadio, che verrà presumibilmente completato entro la fine dell’anno. Lo stadio però non sarà di proprietà della Dinamo, ma della VTB.

Nel 2018 la Russia ospiterà i Mondiali di calcio, e per l’inizio della manifestazione il governo russo ha intenzione di potenziare tutto il sistema calcistico nazionale per arrivare a competere alla pari con le squadre più forti d’Europa. La costruzione degli stadi, anche se a rilento e con molti problemi, sta procedendo e nel 2018 la Russia avrà alcuni degli stadi più moderni e capienti d’Europa. Il sistema calcistico, tuttavia, continuerà ad essere molto fragile: l’esistenza di molti club dipende quasi esclusivamente dagli investimenti isolati di alcune figure che, come si è visto nel caso della Dinamo, non offrono così tante garanzie. Toke Theilade, un giornalista sportivo russo intervistato dal sito del New Yorker, che alcuni giorni fa ha dedicato un articolo alla situazione della Dinamo Mosca, sostiene che nel calcio russo la corruzione sia dappertutto. Alla corruzione si aggiunge il comportamento dei dirigenti, che tendono spesso a nascondere i problemi delle loro squadre: nelle partite di campionato, per esempio, i proprietari di alcune squadre quando lo stadio è mezzo vuoto comprano migliaia di biglietti solo per aumentare il dato teorico di spettatori paganti (cioè il numero di spettatori non cambia e le sedie restano vuote), sperando di attirare sponsor e investitori.

Nei prossimi mesi l’UEFA potrebbe sanzionare diversi club russi per la loro situazione economica. Uno di questi dovrebbe essere la Lokomotiv Mosca: il club ha quattro sponsor ufficiali differenti ma sono tutte compagnie di proprietà delle ferrovie nazionali, che possiedono il nove per cento delle quote della Lokomotiv. Secondo molti commentatori, l’unica cosa da fare per normalizzare la situazione dei club ed evitare altri casi simili a quelli della Dinamo è estromettere lo stato da qualunque posizione all’interno delle società, cosa che per ora sembra molto difficile che avvenga.