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  • Sabato 27 febbraio 2016

La prima salita invernale del Nanga Parbat, di Simone Moro

Il famoso alpinista italiano ha raggiunto ieri la cima della montagna pachistana alta oltre 8mila metri, insieme ad altri due compagni di spedizione

(Simone Moro su Facebook)
(Simone Moro su Facebook)

Venerdì 26 febbraio l’alpinista italiano Simone Moro, quello spagnolo Alex Txikon e quello pachistano Ali Sadpara hanno realizzato la prima ascensione in inverno del Nanga Parbat, uno dei quattordici “ottomila” della Terra: la vetta scalata dai tre alpinisti è alta 8126 metri e si trova in Pakistan. L’alpinista italiana Tamara Lunger, che faceva parte della spedizione, si è fermata poco sotto la cima del Nanga Parbat. Era il penultimo ottomila rimasto a non essere mai stato salito in inverno, insieme al K2, la seconda montagna più alta della Terra: quella di Moro, Txikon e Sadpara è considerata quindi una salita importantissima per la storia dell’alpinismo in Himalaya. Salire un ottomila in inverno è molto più difficile e pericoloso che farlo nel periodo in cui tradizionalmente si organizzano le spedizioni in Himalaya, cioè in primavera o in autunno. Dopo aver raggiunto la cima del Nanga Parbat, Moro, Rxikon, Sadpara e Lunger hanno passato la notte al quarto campo allestito per la salita, a una quota di 7200 metri.

Finora la salita invernale del Nanga Parbat era stata tentata 31 volte, 12 sul versante sud-est, dalla cosiddetta parete Rupal, e 19 da quella nord-ovest, conosciuta come Diamir. Per Simone Moro, che è di Bergamo ed è l’alpinista himalayano italiano in attività più forte e conosciuto internazionalmente, era il terzo tentativo. Moro aveva già salito per la prima volta in inverno altre tre montagne più alte di ottomila metri: nel 2005 aveva salito lo Shisha Pangma, nel 2009 il Makalu e nel 2011 il Gasherbrum II. Moro, Txikon, Lunger e Sadpara avevano lasciato il campo base il 22 febbraio, e hanno salito il Nanga Parbat percorrendo la via Kinshofer, aperta nel 1962 sulla parete Diamir dal tedesco Toni Kinshofer e oggi considerata la via “normale” per la salita.

Il Nanga Parbat si trova in Pakistan, vicino al confine con la Cina, e appartiene alla catena montuosa dell’Himalaya, nonostante si trovi alla sua estremità occidentale molto lontano dall’Everest e dal K2. Fu salito per la prima volta nel 1953 dal grande alpinista austriaco Hermann Buhl, che raggiunse la cima della montagna da solo dopo che i suoi compagni erano tornati indietro, in una delle imprese più famose della storia dell’alpinismo himalayano. Il Nanga Parbat è considerato uno degli ottomila più difficili e pericolosi: nel 1970, in un’altra spedizione molto famosa e discussa, morì Günther Messner, fratello del famosissimo alpinista Reynold Messner, mentre i due cercavano di scendere il versante nord-ovest, conosciuto come Diamir. A lungo la versione data da Reynold Messner dell’incidente fu messa in discussione, e l’alpinista fu accusato di aver abbandonato il fratello: nel 2005 fu ritrovato il cadavere di Günther Messner, proprio dove per anni il fratello aveva sostenuto si trovasse, confermando la sua ricostruzione.