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  • Mercoledì 24 febbraio 2016

A che punto è la Spagna

Manca un governo da dicembre: oggi i socialisti hanno trovato un accordo con Ciudadanos ma potrebbe non bastare per ottenere la fiducia del Parlamento

Pedro Sanchez, a destra, e Albert Rivera (PIERRE-PHILIPPE MARCOU/AFP/Getty Images)
Pedro Sanchez, a destra, e Albert Rivera (PIERRE-PHILIPPE MARCOU/AFP/Getty Images)

In Spagna il Partito Socialista (PSOE), il principale partito politico di sinistra, ha trovato un accordo con Ciudadanos, un partito di centrodestra, per la formazione di un nuovo governo. L’accordo è stato firmato dai leader dei due partiti ma di per sé non risolve la situazione di stallo in cui si trova la politica spagnola dalle ultime elezioni, che si sono tenute lo scorso dicembre. In Parlamento PSOE e Ciudadanos hanno in totale 130 seggi su 350: per ottenere la fiducia dovranno ottenere l’appoggio di uno degli altri partiti – possibilità giudicata al momento improbabile – o garantirsi almeno l’astensione di alcune delle altre forze politiche.

I risultati delle elezioni di dicembre hanno portato alla formazione di un Parlamento molto frammentato e senza una maggioranza assoluta, e alla necessità di formare un governo di coalizione per la prima volta dal 1982. Il Partito Popolare (PP) del primo ministro uscente Mariano Rajoy aveva vinto, ottenendo 123 seggi; il PSOE ne aveva ottenuti 90, Podemos con altri partiti alleati 69, Ciudadanos 40. Rajoy aveva provato a formare un governo cercando anche l’alleanza con i socialisti, senza riuscirci. Poi il Re aveva incaricato Pedro Sánchez, il leader del PSOE. Il PSOE aveva cominciato a negoziare sia con Podemos che con Ciudadanos, due partiti profondamente divisi sulla questione dell’indipendenza della Catalogna: favorevole Podemos, contrario Ciudadanos. Oggi Sanchez e Albert Rivera, il leader di Ciudadanos, hanno annunciato di avere trovato un accordo chiamato “Acuerdo para un Gobierno reformista y de Progreso” (PDF). Poco dopo l’annuncio Podemos ha annunciato la fine dei negoziati con il PSOE, criticando tra le altre cose il punto dell’accordo che esclude un referendum sull’indipendenza della Catalogna.

L’accordo tra PSOE e Ciudadanos prevede tra le altre cose che la carica di primo ministro sia affidata a Sanchez. Durante una conferenza stampa tenuta oggi, Sanchez ha ribadito più volte che si tratta di un accordo che unisce, perché prevede una serie di riforme progressiste di cui ha bisogno la Spagna e perché «tende la mano sia a destra che a sinistra»: Sanchez ha evitato di criticare direttamente sia Podemos che il PP, sperando nell’appoggio di uno dei due partiti necessario per ottenere la fiducia in Parlamento.

Il 2 marzo il PSOE e Ciudadanos otterranno la fiducia della Camera bassa del Parlamento spagnolo se riusciranno a garantirsi i voti della maggioranza assoluta dei parlamentari: ovvero il voto favorevole o l’astensione del PP, oppure il voto favorevole o l’astensione di Podemos insieme ad altri partiti. Se l’esito della votazione sarà negativo, il PSOE e Cuidadanos potranno riprovare il 5 maggio, quando sarà sufficiente la maggioranza relativa dei voti. Se entrambi i tentativi dovessero fallire, il PP potrebbe riprovare a formare una grande coalizione. Nel caso in cui andasse male anche al PP, si dovrà tornare a votare, probabilmente il 26 giugno di quest’anno.