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  • Martedì 16 febbraio 2016

La vita in Corea del Nord, raccontata da un nordcoreano

L'autore di un libro di prossima uscita – 7 racconti brevi e terribili – scrive sotto pseudonimo e vive ancora sotto il regime

Un edificio con i ritratti dei precedenti dittatori nordcoreani Kim Il Sung e Kim Jong Il nella capitale Pyongyang, ottobre 2015. 
(AP Photo/Wong Maye-E)
Un edificio con i ritratti dei precedenti dittatori nordcoreani Kim Il Sung e Kim Jong Il nella capitale Pyongyang, ottobre 2015. (AP Photo/Wong Maye-E)

Aggiornamento al 2018: nel frattempo il libro è stato pubblicato in Italia da Rizzoli con il titolo L’Accusa.

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Negli ultimi giorni si parla di nuovo di Bandi, pseudonimo di uno scrittore nordcoreano autore di sette racconti brevi sull’atroce vita quotidiana nella Corea del Nord degli anni Novanta, e che furono pubblicati in Corea del Sud nel 2014: la novità è che i diritti del libro sono stati acquistati in Regno Unito dalla casa editrice Serpent’s Tail e negli Stati Uniti da Grove Press. Il libro, che si intitolerà The Accusation (L’accusa), uscirà in Regno Unito nella primavera del 2017: l’editrice Hannah Westland ha detto che sarà uno dei casi letterari più importanti dell’anno.

Bandi – il cui nome significa lucciola – vive ancora in Corea del Nord, sotto il regime, il suo libro è stato trafugato da un parente più giovane con l’aiuto di un’organizzazione che aiuta i dissidenti e lavora per la riunificazione delle due Coree. Hee-yoon Do, presidente dell’organizzazione, ha spiegato che soltanto lui e altri due sudcoreani conoscono la vera identità di Bandi. Ha comunque dato qualche dettaglio su Bandi: è nato nel 1950, è uno scrittore rispettato che fa parte dell’organizzazione letteraria ufficiale del regime e collabora con le più importanti riviste nordcoreane. Col tempo è diventato sempre più scettico verso il governo e si è idealmente allontanato dal suo lavoro di propaganda. I sette racconti sono stati scritti negli ultimi vent’anni, e raccontano la dura vita quotidiana delle famiglie nordcoreane: c’è la storia di una donna che cerca di sfamare la famiglia durante la grande carestia degli anni Novanta, quella di un funzionario governativo che non vuole denunciare un amico né mettersi nei guai e quella di un ragazzo che non può visitare la madre malata per via delle restrizioni agli spostamenti imposte dal governo.

Uno dei racconti più impressionanti parla di un bambino spaventato da un manifesto di Marx appeso in strada; sua madre chiude le tapparelle per nascondere il ritratto nonostante una parata di propaganda prevista per quel giorno. Un funzionario del regime bussa subito alla porta e la storia si conclude con la deportazione della famiglia, sospettata di infedeltà al regime. Barbara Zitwer, l’agente letterario di Bandi, ha raccontato che «mentre leggevo la storia, sentivo la tenerezza della madre per il bambino: parla di una donna e di suo figlio, ma è totalmente pervasa in ogni molecola dal terrore per il regime nordcoreano. I nostri incubi peggiori sono la loro vita quotidiana».

Zitwer, che ha pubblicato alcuni dei più importanti autori sudcoreani contemporanei, ha detto al Guardian che «mi occupo di letteratura coreana da più di dieci anni, e non ho mai trovato qualcosa di simile a Bandi. È incredibile che l’autore viva ancora in Corea nel Nord e non se ne sia mai andato». Dopo aver venduto i diritti in Regno Unito e Stati Uniti, Zitwer ha ricevuto molte offerte da altri paesi, tra cui l’Italia – non si sa ancora chi pubblicherà il libro – la Germania, la Svezia e Israele. A marzo il libro uscirà in Francia per Éditions Philippe Picquie; ne hanno comprato i diritti anche il Giappone, Taiwan, la Spagna e i Paesi Bassi.

Dopo la pubblicazione dei racconti in Corea del Sud – finanziata in parte dal Dipartimento di Stato americano, dice Do – molti attivisti hanno cercato di distribuirlo illegalmente in Corea del Nord, mentre l’emittente radio sudcoreana KBS ne ha tratto una serie radiofonica. Do ha spiegato che Bandi sarebbe felicissimo di sapere che i racconti verranno pubblicati in tutto il mondo, anche se venisse scoperto e condannato a morte. Nel prologo Bandi ha scritto che «Le mie opere non sono state scritte dal talento, ma da giusta indignazione, non con penna e inchiostro ma con lacrime e sangue e viscere». Bandi è stato paragonato più volte al dissidente Alexander Solženicyn, che con Arcipelago Gulag contribuì a far conoscere all’Occidente i campi di lavoro e le atrocità del regime sovietico. Solženicyn vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1970; molti attivisti e dissidenti chiedono che anche Bandi venga preso in considerazione per il premio.