• Libri
  • Martedì 9 febbraio 2016

I romanzi australiani che si possono leggere solo sugli smartphone

Sono originali e interessanti: alcuni sono intrecciati con servizi come Google Maps, altri sono costruiti come labirinti di capitoli

(FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
(FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

Il 3 febbraio la casa editrice australiana Visual Editions ha annunciato la creazione di Editions at Play: un progetto editoriale per pubblicare “libri che non possono essere stampati” e si possono leggere solo su uno smartphone, con funzioni aggiuntive rispetto ai classici ebook. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Google Creative Lab di Sydney: i libri sono in vendita su Google Play e parte del progetto creativo è stato realizzato dai grafici di Google. Non è il primo progetto originale della casa editrice, che nel 2010 aveva pubblicato Tree of Codes di Jonathan Safran Foer, un romanzo che è anche un esperimento grafico e tipografico, realizzato ritagliando parole o intere frasi, lasciando intravedere il testo delle pagine successive.

La particolarità di questi libri è che sono studiati esclusivamente per essere letti su smartphone – se aprite i link sul computer apparirà un messaggio di errore – per garantire un’esperienza più coinvolgente ai lettori che si possono muovere nel testo sfruttando l’interattività di mappe, immagini e video. I primi due libri che usciranno per Editions at Play sono The Truth About Cats and Dogs Entrances & Exits di Reif Larsen. Il primo è un progetto collaborativo mancato tra due poeti: i lettori possono spostarsi liberamente nei vari capitoli dell’uno e dell’altro che raccolgono pagine di diario, poesie o riflessioni. Entrances & Exits è un romanzo con una linea narrativa classica, ma grazie all’integrazione con Google Maps si possono letteralmente vedere i luoghi della storia narrata. La grafica del libro è molto pulita: il lettore sceglie il capitolo, guarda i posti su Google Street View e poi – su un’altra schermata – inizia a leggere il testo.

L’idea di Britt Iversen e Anna Gerber – i fondatori di Visual Editions – è dare un’alternativa alle persone che inevitabilmente passano molto tempo davanti allo schermo del proprio smartphone. Il punto più discusso durante la creazione del libro è stato il bilanciamento tra interattività e lo scorrimento del libro, ha detto Tom Uglow del Google Creative Lab al Guardian: «A volte questo ha significato lavorare in modo circolare e apparentemente contro intuitivo, perché gli scrittori modificavano il libro sulla base di un’esperienza di lettura guidata interattivamente e non solo narrativamente, mentre i designer e i programmatori lavoravano sulla leggibilità e su ciò che era tecnicamente fattibile».

Reif Larsen – l’autore di Entrances & Exits – ha raccontato sempre al Guardian i problemi di lavorare in sinergia con i grafici e con difficoltà che normalmente non coinvolgono gli scrittori. Larsen sperava – attraverso la geolocalizzazione di Google Maps – di poter far avvenire il colpo di scena del libro nello stesso posto in cui si trovava il lettore in quel momento: “Usare il riconoscimento della posizione come parte vitale della storia sarebbe stato un bel modo di sfruttare a pieno le potenzialità della piattaforma, qualcosa che un libro stampato non potrebbe mai fare. Ma Google ha detto che non si poteva fare, così ho dovuto ripensare tutto quello che avevo fatto. Ho essenzialmente dovuto riscrivere la storia”.

https://twitter.com/VisualEditions/status/694844630286868480

I romanzi scritti e pubblicati esclusivamente in formato digitale e con elementi interattivi nell’editoria anglofona vengono sperimentati sempre più spesso. I progetti più famosi sono stati The Silent Historyuna storyapp scritta da Eli Horowitz e prodotta da Russell Quinn, che ha vinto vari premi per app e tecnologia; The Pickle Index, prodotta sempre da Horowitz e Quinn, che consiste in un breve romanzo pubblicato in tre edizioni di cui una solo virtuale; e Arcadia di Iain Pears, il progetto più simile a quelli di Visual Editions, che è un romanzo pubblicato come un’app a pagamento con elementi come video e mappe per arricchire la storia. Recentemente è stata annunciata l’uscita di Belgravia di Julian Fellowes, autore della famosa serie tv inglese Downton Abbey, che sarà pubblicato a puntate sotto forma di app.

La differenza tecnica principale dei progetti di Visual Editions rispetto agli altri è che i suoi libri sono pubblicati su pagine web. Questo aiuta a non spaventare i lettori e “impegnarli” di meno rispetto a comprare o scaricare un’applicazione; inoltre la costruzione in HTML delle pagine rende più facili ed economici l’inserimento di elementi interattivi come mappe e altre cose.

Ovviamente ci sono grosse difficoltà nel realizzare prodotti del genere che funzionino.

In primo luogo spesso è difficile coniugare il lavoro di una casa editrice tradizionale e quello degli sviluppatori di un’app, per via dei diversi business in cui operano: è stato il caso di Arcadia, pubblicato nel Regno Unito da Faber e negli Stati Uniti da Knopf. L’autore Pears ha raccontato al Guardian: “Le aziende informatiche scommettono tutto su un singolo software che producono, mentre gli editori fanno un sacco di piccole scommesse nella speranza che il successo del 10 per cento coprirà le perdite fatte dal restante 90 per cento”. Per questo motivo i grandi editori si sono tenuti ancora lontani da esperimenti di questo genere: comportano un investimento troppo alto e troppo rischioso. Il genere rimane per ora dominato da piccole case editrici e startup.

Il problema più grosso resta il prezzo a cui vendere i libri: sviluppare le app costa molto, più che stampare le copie cartacee, ma le persone sono generalmente meno disposte a pagare quando si tratta di una fruizione online o su schermo. Visual Editions vende i suoi due romanzi a 4 euro l’uno, la app di Arcadia costa 9 euro, le puntate di Belgravia saranno vendute a 2,70 euro l’una. Tom Uglow ha detto al Guardian che la questione ricalca lo stesso problema di profitti di giornali e altre aziende che operano su internet: “Non sorprende che il profitto dipenda da quante copie vengono vendute, Editions Play potrebbero vendere mille o un milione di copie, ma non rimarrà mai senza scorte se un libro diventa un fenomeno alla Harry Potter e non avrà copie invendute in magazzino. Se un format risulta essere incredibilmente popolare allora la struttura per il sequel è già pronta. Un libro di successo probabilmente riuscirebbe a coprire i costi degli altri”.