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  • Mercoledì 25 novembre 2015

Cosa sappiamo dell’aereo russo abbattuto

In ordine: la versione della Turchia, quella della Russia e le possibili conseguenze

A un giorno di distanza dall’abbattimento dell’aereo da guerra russo da parte dell’aviazione turca, lungo il confine tra Turchia e Siria, non sono ancora chiari molti dettagli su come siano andate effettivamente le cose. Secondo il governo della Russia nell’attacco sono morti uno dei due piloti del bombardiere e un altro militare, al lavoro su uno degli elicotteri inviati per recuperare l’altro pilota, che nella mattina di oggi ha raggiunto la base aerea usata dall’aviazione russa in Siria. L’incidente ha portato a un durissimo scontro diplomatico tra Russia e Turchia, che ha ottenuto subito il sostegno dei suoi alleati nella NATO. La comunità internazionale sta cercando di moderare i toni ed evitare un’escalation.
La prima foto del pilota russo sopravvissuto, recuperato dalle forze speciali russe e siriane:
https://twitter.com/edwardedark/status/669604237245079553

L’abbattimento dell’aereo russo
Martedì 24 novembre intorno alle 9:20 due aerei da guerra russi hanno violato lo spazio aereo della Turchia per circa 17 secondi, lungo il confine con la Siria, dice il rapporto inviato dal governo turco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Al momento dello sconfinamento, la nazionalità degli aerei non era nota all’aviazione turca, che aveva inviato 10 avvisi in 5 minuti invitando i piloti dei due aerei a cambiare rotta, senza ricevere risposta. Il pilota russo sopravvissuto ha però detto di non avere ricevuto avvertimenti dalla Turchia in quei momenti, riferiscono i media russi. Sono intervenuti alcuni caccia F-16 turchi che stavano pattugliando la zona e hanno aperto il fuoco contro i due aerei: uno ha lasciato lo spazio aereo turco, l’altro – un bombardiere Sukhoi Su-24 – è stato abbattuto ed è caduto pochi istanti dopo in territorio siriano.

sukhoi-turchia

Il ministero della Difesa russo ha detto che l’aereo si trovava a un’altitudine di 6mila metri quando è stato colpito e che stava facendo ritorno alla base aerea di Kheimim in Siria. Sempre secondo il governo della Russia, l’aereo non avrebbe mai sconfinato in territorio turco e sarebbe quindi stata la Turchia a violare lo spazio aereo siriano per abbattere il bombardiere. Entrambi i paesi hanno diffuso mappe e informazioni radar per dimostrare la loro versione. Un funzionario del governo statunitense ha detto informalmente a Reuters che il Su-24 sarebbe stato colpito quando si trovava già nello spazio aereo siriano, pochi istanti dopo il suo sconfinamento in quello turco. Da mesi la Turchia accusa la Russia di sconfinamenti aerei nel suo territorio.

I piloti dell’aereo russo
Non è ancora chiaro come siano andate le cose per i due piloti del bombardiere. Sappiamo che si sono lanciati fuori dall’aereo poco dopo l’attacco e che si sono paracadutati in territorio siriano. Secondo il governo russo uno dei due piloti è morto, ma in precedenza il governo turco aveva detto che entrambi i militari che si trovavano a bordo erano vivi e in mano a un gruppo di ribelli in Siria. Un vicecomandante delle forze turcomanne in Siria aveva invece sostenuto che i due piloti fossero stati uccisi da alcuni suoi miliziani, durante la loro fase di discesa con i paracadute. Nella mattina di mercoledì il secondo pilota del Su-24 ha raggiunto la base aerea utilizzata dalla Russia in Siria, in buone condizioni, ha detto il ministero della Difesa russo.

Anche le notizie sulle operazioni di recupero effettuate nel pomeriggio di ieri da parte dell’esercito russo sono piuttosto confuse. Stando alle informazioni fornite dalla Russia, un militare è stato ucciso quando l’elicottero su cui stava volando è stato attaccato da un gruppo di ribelli nel nord della Siria, riportando danni che lo hanno costretto a un atterraggio di emergenza. Un secondo elicottero di appoggio ha permesso ai militari a bordo di quello danneggiato di scappare rapidamente dalla zona, poco dopo l’elicottero abbattuto è stato distrutto dai ribelli.

Cosa dicono Turchia e NATO
Il primo ministro della Turchia, Ahmet Davutoğlu, ha detto che il suo paese ha il diritto di “utilizzare tutte le risorse possibili” per tutelare i suoi confini, ricordando che l’attacco al bombardiere russo è stato fatto per motivi di difesa e non per invadere la sovranità di altri stati. Essendo parte della NATO, il governo turco ha poi chiesto e ottenuto una riunione di emergenza dell’Alleanza, che si è svolta nel pomeriggio di martedì per discutere la situazione. Il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che l’organizzazione “esprime la sua solidarietà alla Turchia e sostiene la sua integrità territoriale”. Stoltenberg ha comunque consigliato a Turchia e Russia di moderare i toni e di evitare qualsiasi tipo di escalation militare.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha sentito telefonicamente il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, manifestandogli solidarietà e sostenendo il diritto della Turchia a difendere il territorio e il proprio spazio aereo. Obama ha comunque invitato il governo turco a verificare, insieme con i suoi alleati, come siano andate effettivamente le cose e a evitare un’escalation che potrebbe avere serie conseguenze anche sul conflitto siriano. Obama ha anche fatto intendere che la responsabilità di quanto accaduto è in primo luogo della Russia, che ha scelto di effettuare bombardamenti non solo contro l’ISIS ma anche contro i numerosi gruppi di ribelli che in Siria combattono contro il presidente Bashar al Assad, alleato di Putin.

Cosa dice la Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di una “pugnalata alla schiena effettuata dai complici dei terroristi”, riferendosi ai rapporti che la Turchia ha con alcuni gruppi di ribelli che combattono in Siria contro Assad, e che per questo la Russia sta contrastando con i suoi bombardamenti. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha cancellato una visita diplomatica in Turchia prevista per questa settimana, mentre l’esercito russo ha deciso di interrompere i contatti con le forze armate turche e di inviare nel Mediterraneo orientale una nave dotata di sistema di difesa aereo per eliminare eventuali minacce per i suoi aerei in servizio in Siria. Nei prossimi giorni, i bombardieri russi saranno inoltre scortati dai caccia dell’aviazione russa.

Vladimir Putin

Chi sono i combattenti turcomanni
I turcomanni sono una popolazione di stirpe turca che vive in alcune regioni della Siria, dell’Iraq e dell’Iran da circa un millennio. Una delle comunità più popolose si trova nelle aree montuose nel governatorato siriano di Laodicea, lungo il confine con la Turchia. Il regime di Assad non ha mai riconosciuto l’esistenza di questa minoranza, come quella di molte altre, motivando la scelta con la necessità di mantenere unita la nazione. Dopo l’inizio della guerra civile nel 2011, i turcomanni hanno iniziato a combattere contro il regime siriano, ottenendo l’appoggio indiretto da parte della Turchia. Uno dei gruppi di combattenti più grande è la Brigata dei turcomanni in Siria, che conta circa 10mila miliziani, e che col tempo si è divisa in diverse unità più piccole, raramente in grado di coordinarsi con efficacia sul territorio. Sarebbe stata una di queste unità a sparare contro i piloti del bombardiere russo abbattuto mentre si stavano paracadutando.

I rapporti di queste unità di miliziani con altri combattenti nella zona sono piuttosto variegati. Alcune collaborano con l’Esercito siriano libero, sostenuto dai paesi occidentali, altri con gruppi islamisti e terroristici come il Fronte al Nusra, affiliato ad al Qaida, e il gruppo armato islamista e salafita Ahrar al-Sham. I principali avversari delle forze turcomanne in Siria sono quindi i miliziani dello Stato Islamico e l’esercito regolare che risponde ad Assad, e di conseguenza i suoi alleati come l’aviazione russa.

Rischiamo una nuova guerra?
In seguito ai fatti di martedì, il governo della Russia ha avuto toni piuttosto minacciosi nei confronti della Turchia, ma secondo buona parte degli analisti le dichiarazioni molto dure servono più che altro per motivi di propaganda interna e per mantenere alto il consenso, soprattutto nei confronti del presidente Putin. Attualmente né la Russia né la Turchia – con i suoi alleati NATO – hanno alcun interesse a portare troppo avanti la cosa, tantomeno a infilarsi in una nuova guerra (ieri su Twitter “Terza guerra mondiale” era un hashtag molto utilizzato). La Russia è già impegnata su molti fronti diplomatici e militari e, con tutte le difficoltà del caso, l’Occidente sta cercando di coinvolgere il suo governo nella campagna militare contro l’ISIS: isolarla ulteriormente dopo la guerra in Ucraina non gioverebbe a nessuno.

Come scrive Max Fisher su Vox, quanto accaduto ieri deve comunque servire come lezione alla NATO e alla Russia. È improbabile che una nuova guerra nasca per uno scontro isolato lungo il confine tra Turchia e Siria, considerati gli scarsi interessi territoriali per paesi distanti dalla zona come la Russia e gli alleati europei della Turchia, ma se qualcosa di analogo si verificasse un giorno in Ucraina le cose potrebbero precipitare rapidamente. Per questo motivo NATO e Russia dovrebbero imparare a gestire meglio incidenti di questo tipo, riducendo le tensioni ed eliminando qualsiasi elemento che possa portare a nuove pericolose escalation nell’Europa orientale.