C’è un nuovo ddl sulle unioni civili

Lo ha depositato la maggioranza al Senato per aggirare l'ostruzionismo di NCD ed è il risultato di una mediazione con i cattolici del PD

(Vincenzo Livieri - LaPresse)
(Vincenzo Livieri - LaPresse)

Mercoledì 8 ottobre la maggioranza al governo ha depositato al Senato un nuovo testo sulle unioni civili che sostituisce, di fatto, il precedente elaborato dalla relatrice Monica Cirinnà. Il nuovo testo sarebbe stato presentato per aggirare l’opposizione di alcuni senatori in commissione Giustizia dove il ddl era bloccato da mesi a causa di due motivi: il duro ostruzionismo di Nuovo Centro Destra e le resistenze dell’area cattolica del PD. Sembra probabile che la legge sulle unioni civili sarà portata in aula direttamente e senza relatore al termine dell’esame del cosiddetto ddl Boschi sulla riforma del Senato: il primo testo Cirinnà finora esaminato non sarebbe più stato valido, perché decaduto, e ne è stato dunque presentato un altro che è simile ma presenta alcune differenze.

Il nuovo testo ribadisce all’articolo 1 la netta separazione nella formulazione tra “nuove” unioni e matrimonio, secondo le richieste di diversi cattolici del PD: cancella ogni riferimento al matrimonio e qualsiasi riferimento all’articolo 29 della Costituzione, quello che cioè regola il matrimonio – a cui nelle versioni originarie della legge Cirinnà c’erano diversi impliciti rimandi. La nuova formulazione ripropone in sostanza un emendamento al primo testo già approvato in Commissione Giustizia definendo l’unione civile come una «formazione sociale» e richiamando in maniera più esplicita un’espressione utilizzata nell’articolo 2 della Costituzione, quello che sancisce i diritti inviolabili dell’uomo. La nuova legge introdurrà di fatto un nuovo istituto di diritto di famiglia, distinto dal matrimonio ma ad esso equivalente.

Un’altra modifica riguarda l’articolo 2 e si prevede che la registrazione delle unioni civili fra persone dello stesso sesso non sia registrata in uno specifico registro. Lo step child adoption è regolato dall’articolo 5 del ddl. Nel progetto di legge si parla della possibilità di adottare il figlio del partner, ma viene esclusa l’applicabilità dell’istituto dell’adozione legittimante: per le coppie dello stesso sesso unite civilmente non sarà possibile, quindi, adottare dei bambini che non siano già figli di uno dei o delle componenti della coppia. Resta invariata la parte sulla reversibilità delle pensioni delle coppie omosessuali e restano estesi alle unioni civili tutti i diritti e i doveri del matrimonio. Il ddl potrebbe essere ancora modificato: il governo infatti si è riservato la possibilità di intervenire e apportare correzioni entro 24 mesi dalla data di approvazione, «per mezzo di decreti correttivi».

Il nuovo testo – firmato sempre da Monica Cirinnà e da tutti i componenti PD della Commissione Giustizia – è il risultato di una mediazione con i cattolici del PD. Il disegno di legge dovrebbe avere anche il sostegno dei 13 parlamentari che fanno riferimento a Denis Verdini, che in una intervista a Radio 24 si è detto favorevole affermando che lo «voterà». Non è chiara la posizione del gruppo che fa riferimento a NCD: Repubblica scrive che il nuovo testo è frutto di una mediazione anche con parte del partito di Alfano, ma il presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi ha criticato la nuova versione dicendo che «riproduce sostanzialmente l’originaria impostazione del riconoscimento della genitorialità omosessuale e dell’omologazione tra unioni civili e matrimoni, anche se riduce l’esatta sovrapposizione tra i due istituti. Le modifiche non sono state oggetto di alcun negoziato con Ncd». Si è detto contrario anche Maurizio Lupi: «La nuova versione del ddl sulle unioni civili è una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Il Partito democratico, avallandola, sta sprecando l’occasione di fare insieme una buona legge».