La giornata di mercoledì in Senato

La maggioranza resta maggioranza, anche con l'aiuto di Forza Italia; le opposizioni hanno protestato e attaccato il presidente del Senato; la riforma lentamente procede

Il desktop di un senatore mentre si discute del cosiddetto "ddl Boschi", 7 ottobre 2015 (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Il desktop di un senatore mentre si discute del cosiddetto "ddl Boschi", 7 ottobre 2015 (Fabio Cimaglia / LaPresse)

In questi giorni il Senato sta votando gli emendamenti e gli articoli del disegno di legge presentato dal governo Renzi per la riforma del Senato stesso, il cosiddetto “ddl Boschi”. E da giorni ci sono proteste da parte delle opposizioni per i tempi contingentati, reazioni da parte della maggioranza, che ritiene molte proteste strumentali e volte solo a fare ostruzionismo, espulsioni ed episodi poco edificanti. Le principali notizie di mercoledì sono due: la maggioranza che ha raggiunto il suo margine più esiguo e una lettera che le opposizioni dovrebbero (secondo diversi giornali) inviare a Sergio Mattarella.

Finora
Giovedì 1 ottobre era stato approvato l’articolo 1 grazie all’introduzione di un emendamento “canguro” da parte del PD sulle funzioni delle Camere, sabato 3 l’articolo 2 sulla composizione ed elezione del Senato della Repubblica: l’articolo 2 era il più complicato e stabilisce che i futuri senatori saranno eletti dai consigli regionali, ma «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge». Questa elaborata formula è frutto di una lunga trattativa interna al Partito Democratico: in pratica significa che in futuro i senatori saranno eletti dai consigli regionali che li sceglieranno tra gli stessi consiglieri eletti. Lunedì 5 ottobre è stato dato il via libera all’articolo 6 (che modifica l’articolo 64 della Costituzione, prevedendo che il Regolamento della Camera disciplini lo statuto delle opposizioni) e il giorno dopo è stato approvato l’articolo 7 che riguarda i titoli di ammissione per potere fare parte del Senato e l’articolo 10 riguardante il procedimento legislativo.

Nella seduta di mercoledì 7 ottobre, tuttora in corso, sono stati approvati altri articoli del testo. I due emendamenti all’articolo 12 sono stati respinti a voto segreto con il margine più stretto raggiunto finora tra i favorevoli e i contrari nelle votazioni: il primo voto ha avuto 130 sì, 143 no e 4 astenuti, mentre il secondo 131 sì, 144 no e 4 astenuti: 13 voti di scarto. È stato raggiunto un accordo all’interno del Partito Democratico anche sugli articoli 21 e 39 dice Repubblica. L’articolo 21 riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica, l’art. 39 disciplina le modalità di elezione dei futuri senatori.

Le opposizioni

Da ieri l’atteggiamento scelto dalle opposizioni è quello di fare “resistenza passiva”: non intervenire per argomentare le proposte contenute nei loro emendamenti e non volere più fare ostruzionismo. Oggi, dopo l’approvazione dell’articolo 12, la Lega ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti agli articoli 13, 14, 16, 17. La stessa decisione è stata presa dal Movimento 5 Stelle – che ha ritirato tutti gli emendamenti fino all’articolo 20 – e dai Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto. A partire da quel momento l’aula sta andando avanti piuttosto velocemente nelle votazioni e nel giro di mezz’ora sono stati approvati (con una maggioranza che in media è intorno ai 168 voti) tutti gli articoli dal 13 al 16. Durante la votazione sull’articolo 17 ci sono stati alcuni senatori di Forza Italia (28) che hanno votato insieme alla maggioranza contro un emendamento. L’articolo 17 del “ddl Boschi” riguarda l’articolo 78 deliberazione dello stato di guerra e prevede che sia solo la Camera dei Deputati a farla, non più entrambe le Camere.

La lettera

Nel frattempo diversi giornali scrivono che le opposizioni stanno preparando una lettera che sarà inviata in giornata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella contro il presidente Pietro Grasso. Il Corriere della Sera ne anticipa alcune parti:

«Dobbiamo rilevare il venir meno del ruolo di arbitro super partes del presidente del Senato che, esprimendosi costantemente a favore delle istanze della maggioranza, ha portato a gravi violazioni del regolamento in merito alla presentazione e votazione degli emendamenti. Ai lavori è stata imposta un’accelerazione incomprensibile, perché tempi meno ristretti avrebbero permesso un approfondimento maggiore e un auspicabile coinvolgimento delle opposizioni».

Il percorso della riforma

La riforma costituzionale è già stata approvata una volta dal Senato e dalla Camera, ma il testo è stato sempre modificato. Considerato che anche in questi giorni il testo è stato modificato la legge dovrà nuovamente passare alla Camera. Solo nel caso in cui la Camera approvi la legge senza modifiche allora la “prima lettura” potrà essere conclusa. A quel punto comincerà la “seconda lettura”, un voto molto più rapido in cui non si possono più presentare emendamenti o modifiche (in questi giorni erano stati presentati letteralmente milioni di emendamenti). La legge potrà allora solo essere approvata o respinta. Le votazioni al Senato dovrebbero concludersi il prossimo 13 ottobre.