La svolta dell’ex capo del PCI a Livorno

Una storia politica piccola ma forse esemplare: Sergio Landi, importante politico della sinistra livornese, è passato con la Lega Nord

Matteo Salvini segretario della Lega Nord con alcune sostenitrici a Livorno, aprile 2015 (Federico Bernini / LaPresse)
Matteo Salvini segretario della Lega Nord con alcune sostenitrici a Livorno, aprile 2015 (Federico Bernini / LaPresse)

In questi ultimi giorni è stata raccontata da diversi giornali la notizia che Sergio Landi, ex segretario del Partito Comunista Italiano a Livorno e tra i fondatori del Partito Democratico della città, ha accettato l’incarico di responsabile di una commissione che si occuperà di sindacati e associazioni di categoria per la Lega Nord. Livorno è una città molto importante per la storia della sinistra italiana, di cui si è parlato molto dopo l’elezione a sindaco di Filippo Nogarin del Movimento 5 Stelle, nel 2014: il primo sindaco di Livorno non di sinistra.

Dal PCI al M5S
Livorno è la città dove nel 1921 si svolse il primo Congresso del Partito Comunista d’Italia, in seguito alla scissione del Partito Socialista Italiano. Fu lì che nacque il Partito Comunista Italiano (PCI) con il nome di Partito Comunista d’Italia, e fu lì che dal secondo dopoguerra hanno governato ininterrottamente giunte di sinistra e centro-sinistra. Nel 2014 Filippo Nogarin, che al primo turno aveva preso il 19 per cento dei voti, aveva ottenuto al secondo turno il 53 per cento dei voti, dopo aver ricevuto il sostegno ufficiale della Lega Nord, di Fratelli d’Italia-AN e di una lista di estrema sinistra rimasta esclusa dal ballottaggio. Il M5S aveva vinto grazie al sostegno di altri partiti ma sostanzialmente anche grazie alla crisi del PD cittadino.

Lega Nord
In questa complicata situazione è cresciuto il Movimento 5 Stelle ma anche un altro partito, la Lega Nord di Matteo Salvini. Alle regionali del 2015 in Toscana ha vinto Enrico Rossi del PD, ma il candidato sostenuto dalla Lega Nord ha ottenuto poco più del 20 per cento (col 16 per cento portato solo dalla lista della Lega, che ha guadagnato circa 10 punti percentuali dalle precedenti elezioni). A Livorno la Lega si è affermata come il terzo partito in città con il 15 per cento e quasi 18 mila voti, 5 mila in meno del M5S. Nel 2010 aveva poco più del 4 per cento.

Sergio Landi
Sergio Landi è stato segretario del PCI a Livorno per 7 anni, dal 1982 al 1989 è stato anche nel comitato centrale del partito. Dopo la cosiddetta “svolta della Bolognina” Landi si è iscritto al PdS, ha sostenuto l’Ulivo, ha fatto parte di un’associazione riformista – “Libertà Eguale” – e ha aderito al Partito Democratico. Nel 2011 però non ha rinnovato la tessera e ha iniziato a partecipare a diverse riunioni del M5S. Infine c’è stato il suo avvicinamento alla Lega Nord: alle ultime elezioni si è presentato ai seggi come rappresentante di lista della Lega e ora è stato nominato responsabile di una delle prime tre commissioni di lavoro formate sul territorio dal partito (le altre due commissioni sono state affidate a Bruno Tamburini, ex capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale e storico politico di Alleanza Nazionale, e all’ex consigliere comunale di Forza Italia Massimo Ciacchini).

In un’intervista al Fatto Quotidiano, Landi ha spiegato che il suo percorso politico «è stato lento ma intenso». Landi dice: «Alle elezioni comunali e europee del 2014 ho votato PD pur non avendo rinnovato la tessera. Credevo che Renzi fosse in grado di dare risposte al paese, mi sbagliavo. A deludermi è stata soprattutto l’incapacità di affrontare il problema dell’illegalità che poi è collegato al tema dell’immigrazione clandestina. E il semestre europeo è stato un fallimento». Landi ha anche spiegato che dal 2014 al 2015 la Lega è passata in città dai 1.500 ai 7.660 voti e che «la metà dei 6 mila voti in più arrivano dalla sinistra».

Alla domanda se non ci fosse qualche contraddizione tra le sue origini politiche e la sua attuale collocazione, Landi ha risposto: «Il PCI, in prima linea per favorire l’emancipazione dalle povertà, sosteneva che ai poveri del Terzo mondo si dovesse insegnare a pescare e non semplicemente regalare loro del pesce. Oggi avviene il contrario: agli immigrati regaliamo vitto, alloggio e magari anche uno smartphone. Altro che emancipazione, è solo carità».