Domenica 5 luglio si vota in Grecia per il referendum sull’accordo con i creditori internazionali. Chi voterà “sì” (“nai” in greco) accetta l’ultima proposta fatta dai creditori in cambio di un nuovo prestito. Chi voterà no (“oxi”) la respinge. Gli ultimi sondaggi diffusi venerdì parlano di un sostanziale pareggio tra “no” e “sì”. I seggi chiuderanno alle 19 e non ci saranno exit poll. I primi risultati preliminari saranno pubblicati intorno alle 21- 21:30. Ieri i sostenitori delle due opzioni hanno organizzato manifestazioni ad Atene e nel resto dell Grecia a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone. Il governo greco guidato da Alexis Tsipras ha fatto campagna per il “no” sostenendo che respingere l’accordo significa poter tornare a negoziare con l’Europa da una posizione di forza. Secondo l’opposizione, una vittoria del “no” interromperebbe definitivamente i negoziati e costringerebbe la Grecia a uscire dall’euro. In ogni caso il futuro della Grecia in entrambi gli scenari è molto incerto.
Una delle situazioni più preoccupanti per la Grecia è quella delle banche, che hanno liquidità sufficiente per continuare a operare fino a lunedì sera, cioè poche ore prima della riapertura prevista per martedì prossimo. Le banche greche, infatti, sono chiuse da lunedì e i prelievi ai bancomat sono limitati a 60 euro giornalieri. Se in seguito a una vittoria del “no” la BCE dovesse decidere di interrompere la procedura di emergenza con cui assiste le banche greche (ELA), ci sarebbe un grosso rischio di un fallimento generale del settore. Per fronteggiare questo scenario, secondo il Financial Times, il governo greco ha preparato un piano durissimo che prevede un prelievo del 30 per cento da tutti i depositi superiori agli ottomila euro con cui ricapitalizzare le banche. Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha smentito l’esistenza di un simile piano. Varoufakis ha fatto molto parlare di sé nel corso della giornata anche per un’intervista data al quotidiano spagnolo El Mundo in cui ha definito i creditori della Grecia “terroristi” e dove ha detto che un fallimento della Grecia costerà all’Europa mille miliardi.
• Oggi in Grecia non si possono pubblicare sondaggi. Gli ultimi diffusi ieri parlano di un sostanziale pareggio tra "no" e "sì".
• C'è molta preoccupazione per le banche greche che hanno liquidità sufficiente per continuare ad operare fino a lunedì sera. Dal giorno dopo, martedì, quando è prevista la loro riapertura, tutto dipenderà dalla BCE e dal suo programma di aiuti di emergenza (ELA).
• Difficilmente la BCE manterrà in vigore l'ELA in caso di vittoria del "no". In questo scenario, secondo il Financial Times, il governo greco ha preparato un piano durissimo che prevede un prelievo del 30 per cento da tutti i depositi superiori agli ottomila euro con cui ricapitalizzare le banche. Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha smentito l'esistenza di un simile piano.
• Varoufakis ha fatto molto parlare di sé nel corso della giornata anche per un'intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Mundo in cui ha definito i creditori della Grecia dei terroristi e dove ha detto che un fallimento della Grecia costerà all'Europa mille miliardi.
In questi giorni si è parlato molto del crowdfunding per salvare la Grecia: qui abbiamo spiegato perché non serve a nulla (tranne forse alla persona che lo ha creato)
Fuori dalla Chiesa ortodossa a piazza Monastiraki nel centro di Atene.
Tra le molte stranezze di oggi c'è anche il video musicale che il cantante Povia, vincitore di Sanremo nel 2006, ha pubblicato oggi sulla sua pagina Facebook. Nel video Povia canta una canzone dedicata al referendum di domani sottolineando come a suo avviso ci sia poca differenza tra votare "sì" o votare "no". Povia già in passato aveva scritto di aderire a diverse teorie "cospirazioniste" in particolare sull'Unione Europea e sulla BCE.
https://www.facebook.com/Giuseppe.Povia/videos/vb.32655699669/10153439435459670/?type=2&theater
Com'era abbastanza prevedibile, la paura che la Grecia esca dall'euro e si ritrovi con una moneta svalutata ha spinto molti greci a trasformare i loro risparmi in Bitcoin (qui avevamo spiegato che cosa sono).
Di cosa stiamo parlando per quelli che questa settimana si sono distratti:
• Da anni la Grecia si trova in una difficilissima situazione economica tanto che il suo governo ha bisogno di aiuti economici e prestiti per continuare a pagare stipendi e pensioni (qui avevamo raccontato come siamo arrivati a questa situazione).
• Da mesi i creditori della Grecia, cioè quei paesi e quelle istituzioni internazionali che fino ad ora le hanno prestato soldi, sono in trattativa per discutere le condizioni alle quali concedere un nuovo prestito.
• Secondo molti le condizioni richieste in precedenza (cioè soprattutto tagli alla spesa pubblica) erano troppe dure e il governo guidato da Alexis Tsipras ha cercato di ottenerne di migliori.
• Le trattative sono andate avanti per mesi ed entrambe le parti hanno ceduto su alcuni punti. Dopo l'ennesimo incontro per discutere le condizioni dei nuovi prestiti, Tsipras ha interrotto le trattative e convocato un referendum per chiedere ai greci se intendono accettare le ultime offerte dei creditori o se vogliono continuare a trattare.
• Il referendum si svolgerà domani e Tsipras ha chiesto di votare "no". Qui abbiamo cercato di spiegare con molta prudenza cosa potrebbe succedere a seconda dell'esito del referendum.
• Per evitare la fuga dei capitali e la corsa agli sportelli, da lunedì le banche greche sono chiuse e il governo ha imposto un limite massimo di 60 euro ai prelievi che si possono fare ai bancomat. In risposta i greci hanno affollato i supermercati per raccogliere scorte e si sono create lunghe file davanti alle banche.
Jim Waterson di Buzzfeed ha scritto un articolo sui venditori di bandierine e altri oggetti simili usati durante le manifestazioni di questi ultimi giorni. Jimmy Soutaous, un venditore di bandierine, ha detto per esempio di essere stato molto felice della manifestazione per il Sì che si è tenuta ad Atene la scorsa settimana, a cui hanno partecipato oltre 10mila greci, molti dei quali hanno deciso di comprare qualcosa per mostrare la loro posizione sul tema della crisi. Una bandierina costa in media 3 euro e coloro che le vendono, ha scritto Waterson, sono tra i pochi a fare affari in questi giorni di crisi in Grecia.
Diverse persone in coda a uno sportello del bancomat ad Atene.
Un po' di ripasso: come andò l'ultimo referendum in Grecia, quello del 1974 uno degli anni più intensi nella storia moderna del paese.
A differenza di Silvio Berlusconi, Corrado Passera, leader di Italia Unica ed ex ministro del governo Monti, ha un'idea chiara su cosa farebbe se fosse greco.
Intanto cominciamo a prepararci per domani: i seggi chiuderanno alle 19, non ci saranno exit poll e i primi risultati preliminari sono attesi tra le 21 e le 21 e 30.
Guardie presidenziali di fronte al Parlamento greco ad Atene.
L'agenzia di stampa AFP racconta del clima di panico che c'è ad Atene in questi giorni: «Ho sentito che i negozi stanno esaurendo lo zucchero, la farina e il sale. Sono davvero preoccupata, come faremo se non possiamo prendere il nostro denaro e se non c'è più cibo da comprare?», ha detto al corrispondente dell'agenzia Lena Antoniou, 35 anni, madre di due figli. In realtà, la ragione principale della scarsità di beni nei supermercati è dovuta al fatto che moltissime persone stanno raccogliendo grosse scorte di cibo e altri beni durevoli nel timore delle conseguenze del referendum.
Non c'è soltanto la Grecia nei guai finanziari in questi giorni. Proprio questa settimana anche Porto Rico, un territorio non incorporato degli Stati Uniti che da anni cerca di diventarne il 51° stato, ha detto che non sarà in grado di ripagare i suoi debiti.
Intanto Gianni Barlassina, giornalista del Post, è arrivato ad Atene.
I trasporti pubblici sono gratuiti da lunedì 29 giugno, lo stesso giorno in cui sono state chiuse le banche ed in cui è stato imposto un limite giornaliero di 60 euro ai prelievi dai bancomat.
In questi anni di crisi, in molti hanno ricordato la storiella del primo default pubblico di cui si trova traccia nella storia e che sarebbe avvenuto proprio in Grecia. A quanto pare risale al Quarto secolo Avanti Cristo, quando una decina di città stato greche non riuscì a pagare i debiti che avevano contratto con il Tempio di Apollo di Delfi (che da allora decise di prestare soldi soltanto ai privati).
11 anni fa, il 4 luglio del 2004, c'erano ben altri umori in Grecia. La nazionale greca di calcio era arrivata in finale degli Europei e quella sera si giocò a Lisbona la vittoria del torneo con il Portogallo. Vinse la Grecia per 2-1, con gol di Karagounis e Basinas su rigore (per il Portogallo segnò Ronaldo). Quello fu il primo e unico Europeo vinto dalla nazionale greca di calcio. E si festeggiò parecchio.
Una vignetta che racconta le difficoltà che incontrerà Tsipras a mantenere la sua promessa di restare nell'Euro nel caso in cui domani vinca il "no" (che in greco si dice "oxi", ma non si pronuncia come pensate).
Alcune persone in coda a uno sportello di un bancomat ad Atene. (AP Photo/Thanassis Stavrakis)
In un'intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha detto che un default della Grecia costerebbe all'Europa «mille miliardi di euro». È una stima con cui probabilmente non sono d'accordo i rappresentanti degli altri 18 membri dell'eurozona secondo cui oggi l'Europa riuscirebbe ad assorbire un crollo della Grecia, che conta per appena il 2 per cento del PIL europeo.
Una foto di WeGreeks, un progetto per raccontare testimonianze di cittadini greci comuni durante la crisi.
http://instagram.com/p/4ttGVktIC8/
Maria Konstantinidis, 93 anni. Siamo sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale e alla fame seguita dalla morte dei nostri cari. Alla fine, la disoccupazione ha costretto Lazaro, il mio ultimo marito, ad emigrare in Nuova Zelanda. Quando tornammo in Grecia affrontammo il regime militare, la giunta di colonnelli che prese il potere esattamente un mese dopo il nostro ritorno, nel 1967. Dopo di loro arrivò una successione di governi di ladri e incompetenti. Oggi, noi anziani dobbiamo affrontare l'umiliazione di metterci in fila per ottenere le nostre magre pensioni che abbiamo lavorato a lungo e duramente per meritarci. Inoltre ci chiedono di votare per un referendum senza che ci abbiano dato nessuna spiegazione su cosa questo significhi. E nonostante tutto, io continuo a chiamare questo paese "casa".
L'agenzia di stampa AFP è riuscita a intervistare l'uomo che compare in una delle foto diventate un simbolo di questi giorni in Grecia.
L'uomo, fotografato mentre piange davanti a una filiale della Banca Nazionale Greca a Salonicco, si chiama Giorgos Chatzifotiadis e ha 77 anni. È un pensionato che come moltissimi altri in questi giorni ha dovuto mettersi alla ricerca di una delle poche banche rimaste aperte per ritirare la sua pensione e quella della sua compagna che soffre di alcuni problemi di salute. Dopo aver trovato tre banche chiuse, Chatzifotiadis è riuscito a rintracciare una delle poche banche aperte in tutta la città. Ma una volta dentro gli impiegati gli hanno comunicato che la banca non aveva liquidità sufficiente a pagare la sua pensione. Chatzifotiadis si è accasciato in lacrime davanti alla vetrina della banca. «Non posso sopportare di vedere il mio paese ridotto in questa miseria. Per questo sono abbattuto, ancora più che per i miei problemi personali», ha raccontato al giornalista di AFP che lo ha intervistato al telefono.
• Oggi in Grecia è vietato pubblicare sondaggi, ma secondo gli ultimi diffusi ieri "sì" e "no" sono molto vicini e ci sono ancora parecchi indecisi.
• Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha detto che i creditori della Grecia si sono comportati come «terroristi».
• La situazione delle banche greche è molto grave: a quanto pare hanno liquidità sufficiente a sopravvivere fino a lunedì, il giorno prima della prevista riapertura. Anche in caso di vittoria del "sì", quindi, un accordo dovrà arrivare in fretta per evitare il collasso del sistema bancario.
• Anche per questo motivo secondo il Financial Times il governo greco sta studiando un piano molto duro per salvare le banche del paese. Varoufakis però ha smentito l'indiscrezione.
La ragione principale per cui i supermercati greci si stanno svuotando è che la gente è corsa a comprare beni di ogni tipo in questi giorni nel timore di un'improvvisa svalutazione della moneta in seguito ad un'uscita dall'euro. Sono aumentati moltissimo anche gli acquisti di benzina e diverse stazioni di servizio non hanno più carburante da giorni.
Gli scaffali mezzi vuoti di un supermercato di Atene, il 4 luglio.
Qui abbiamo provato a spiegare con molta cautela cosa potrebbe succedere dopo il referendum nel caso di vittoria del "sì" oppure del "no".
Il Manifesto ha tradotto l'appello a favore del "no" fatto ieri sera dal primo ministro greco Alexis Tsipras in televisione.
Il momento della democrazia e della responsabilità è arrivato. È ora che le sirene dell’allarmismo e del disfattismo tacciano. Quando un popolo prende il futuro nelle proprie mani non ha niente da temere. Andiamo tutti alle urne con calma e facciamo la nostra scelta, valutando gli argomenti e non gli slogan.
Ieri è accaduto un fatto di grande importanza politica. È stato pubblicato il rapporto del Fmi per l’economia greca. Un rapporto che ha reso giustizia al governo greco, perché conferma quanto è ovvio, cioè che il debito greco non è sostenibile. Loro stessi dicono che l’unico modo per rendere sostenibile il debito e per aprire la strada alla ripresa sia quello di procedere a un taglio del debito del 30%, concedendo un periodo di grazia di 20 anni. Questa posizione, però, i creditori non l’hanno mai esposta al governo greco durante i 5 mesi della trattativa. Anche nella proposta finale delle istituzioni, quella che domenica il popolo viene chiamato ad approvare o respingere, ogni posizione simile è assente.
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Ancora sulla situazione delle banche greche: Louka Katseli, presidente della Banca Nazionale Greca, ha detto che il sistema bancario ha denaro sufficiente a sopravvivere fino alla notte di lunedì, cioè il giorno prima della prevista riapertura delle banche. Cosa succederà dopo quel giorno dipenderà dalla BCE che al momento sta fornendo alle banche greche liquidità di emergenza tramite un programma chiamato ELA. Se la BCE deciderà di sospendere l'ELA, le banche greche saranno costrette a fallire, sempre che il governo greco non decida di utilizzare strumenti straordinari come quelli ipotizzati ieri dal Financial Times.
Un'intervista, in inglese, al ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, trasmessa ieri dalla televisione pubblica inglese Channel 4. Durante il programma Varoufakis ha detto che nel corso delle trattative a Bruxelles i creditori lo hanno minacciato dicendogli di accettare le loro condizioni «oppure chiuderemo le vostre banche».
https://www.youtube.com/watch?v=iBmsSkX3QAM&feature=youtu.be
Un disegno su un muro in centro ad Atene mostra alcune persone con i cartelli Sì e No in mano.
La Grecia ha un debito pubblico pari a circa il 175 per cento del PIL, uno dei valori più alti al mondo. Ma le spese per ripagare gli interessi su questo debito non sono così alte. I creditori della Grecia, infatti, sono quasi tutti stati o altri enti che hanno offerto condizioni migliori di quelle che è possibile trovare sul mercato. Oggi la Grecia spende circa il 2,6 per cento del PIL per ripagare gli interessi sul debito. L'Italia ne spende quasi il 5 per cento.
Tra le formazioni che appoggiano il "no" c'è anche Alba Dorata, il partito neonazista che oggi si trova all'opposizione e ha parecchi guai giudiziari.
In questi giorni abbiamo imparato tutti che "no" in greco si dice "oxi", ma la pronuncia corretta non è "ocsì": è "o-hi".
https://www.youtube.com/watch?v=EcY-fHShiwA
Piazza Syntagma dall'alto, durante la manifestazione a favore del "No" organizzata ieri, il 3 luglio. Ad Atene si è tenuta in contemporanea anche una grande manifestazione per il Sì allo stadio Panathinaiko.
Se questa settimana non avete seguito con molta attenzione potete aggiornarvi velocemente su quello che succede in Grecia con questo ripasso per punti.
Quando riapriranno le banche in Grecia? Il governo ha detto che accadrà poco dopo il referendum, anche in caso di vittoria del "no", ma, ha scritto il Wall Street Journal, si tratta di un'eventualità davvero improbabile. In quel caso le banche sarebbero prese d'assalto dalle richieste di ritirare denaro e senza un aiuto da parte della BCE non avrebbero la liquidità sufficiente ad accontentare i loro clienti.
Lo scenario in cui le banche riapriranno prima è probabilmente quello di una grossa vittoria dei "sì" e di una velocissima ripresa delle trattative con i creditori. A quel punto la BCE potrebbe decidere di ripristinare le misure di emergenza con cui fino ad ora ha aiutato il sistema finanziario greco e quindi le banche potrebbero riaprire, forse già la prossima settimana.
È il momento di fare un veloce ripasso: che cosa ha chiesto l'Europa alla Grecia in cambio degli aiuti - cioè in sostanza: su cosa voteranno i greci domani?
In un'intervista pubblicata oggi, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha accusato i creditori della Grecia, cioè i paesi dell'eurozona, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale, di aver fatto del «terrorismo» nei confronti del suo paese e che il loro vero scopo è «umiliare i greci».
Ecco come sono fatte le schede del referendum che si terrà domani (queste sono state fotografate in un seggio di Atene).
«San Bancomat dei Sessanta Euro», un'immagine di un bancomat nello stile delle icone bizantine (da quando le banche sono state chiuse in Grecia si possono prelevare solo 60 euro al giorno).
Il Washington Post ha raccolto in una serie di grafici alcune statistiche che mostrano le differenze tra Grecia e Germania. Una delle più impressionanti è quella sul totale delle entrate fiscali effettivamente raccolte dal governo, cioè quale percentuale delle imposte lo stato non riesce a raccogliere a causa di evasione fiscale, rallentamenti burocratici e altre cause.
Questa settimana il Financial Times se l'è un po' presa con l'incapacità degli analisti che lavorano per le grandi società finanziarie di stimare le possibilità che la Grecia esca dall'euro. I risultati delle analisi pubblicate in questi giorni sono davvero vari e contraddittori. Secondo la banca francese BNP Paribas c'è una possibilità intorno al 20 per cento. Secondo l'agenzia di rating Standard & Poor’s c'è il 50 per cento di probabilità che la Grecia esca dall'euro, mentre secondo un analista di Allianz è una possibilità più vicina all'85 per cento.
Una foto dalla manifestazione per il "sì" ieri ad Atene.
A questo proposito, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz (quello del "kapò" per intendersi) ha detto che non ha molti dubbi e che secondo lui in caso di vittoria dei "sì" il governo Tsipras dovrebbe essere subito sostituito da un governo tecnico.
Una delle altre incertezze del dopo referendum è che cosa farà il governo Tsipras in caso di vittoria dei "sì". Martedì Tsipras aveva detto che in quel caso il suo governo si sarebbe dimesso e il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha confermato che si dimetterà se dovessero vincere i sì. Ma nei giorni successivi Tsipras ha in parte cambiato rotta e ha detto che otterrà nuovi aiuti dall'Europa «nel giro di 48 ore dal referendum», il che ha fatto pensare a molti osservatori che Tsipras intenda continuare a guidare le trattative qualunque sia l'esito del referendum.
Una mappa della Grecia in un seggio elettorale ad Atene.
Il primo ministro greco Alexis Tsipras fotografato di spalle durante il grande raduno per il "no" ieri ad Atene.
Ieri sera il Financial Times ha pubblicato alcune indiscrezioni secondo cui il governo greco si sta preparando a un piano per ricapitalizzare le banche del paese in caso di vittoria del "no". Si tratta di un piano molto duro in cui tutti i depositi superiori agli 8 mila euro subiranno un taglio del 30 per cento. È il cosiddetto "bail in", cioè il salvataggio delle banche con il denaro degli stessi depositanti. Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis e i rappresentanti delle banche greche hanno smentito l'esistenza di questo piano.
Anche Silvio Berlusconi non ha le idee chiare su cosa voterebbe se fosse greco.
Intanto nei posti del mondo dove la giornata è cominciata da più tempo ci sono già state le prime manifestazioni in solidarietà con la Grecia: questa è Melbourne, in Australia.
Da oggi in Grecia non si possono più pubblicare i risultati dei sondaggi, ma secondo gli ultimi diffusi ieri ci sarebbe un testa a testa tra "sì" e "no". Ipsos, Alco e GPO, che hanno raccolto dati fino al 3 luglio, danno tutti il sì in vantaggio con un margine tra un punto e 0,4 punti. Secondo Metron Analysys il "no" è in vantaggio di un punto. Gli indecisi sarebbero ancora intorno al 15 per cento.