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  • Venerdì 15 maggio 2015

La Colombia non spargerà più il diserbante sui campi di coca

Da vent'anni il governo, sostenuto dagli Stati Uniti, irrorava le coltivazioni per danneggiarle usando una sostanza nociva e cancerogena

A worker piles up coca leaves to make coca paste, the raw ingredient of cocaine, in Veta Central, Wednesday, June 13, 2001. As part of a U.S.-backed aerial fumigation offensive, the government has sprayed herbicide on approximately 2,000 hectares (4,932 acres) of coca in this remote area in the northeastern border with Venezuela. The farmers complain their food crops, livestock and their water supplies have been contaminated since the spraying started last week. (AP Photo/Scott Dalton)
A worker piles up coca leaves to make coca paste, the raw ingredient of cocaine, in Veta Central, Wednesday, June 13, 2001. As part of a U.S.-backed aerial fumigation offensive, the government has sprayed herbicide on approximately 2,000 hectares (4,932 acres) of coca in this remote area in the northeastern border with Venezuela. The farmers complain their food crops, livestock and their water supplies have been contaminated since the spraying started last week. (AP Photo/Scott Dalton)

Il governo della Colombia ha deciso di fermare l’irrorazione aerea di un particolare diserbante sulle piantagioni di cocaina perché provocherebbe il cancro: l’irrorazione era un importante strumento del programma antidroga del paese, sostenuto anche dagli Stati Uniti, e andava avanti da più di vent’anni. Il New York Times scrive che il cambiamento di strategia potrebbe portare a nuove tensioni tra Colombia e Stati Uniti dopo che la scorsa settimana i funzionari statunitensi avevano avvertito che la quantità di terreno utilizzato per la coltivazione di coca nel paese dell’America Latina era cresciuto del 39 per cento rispetto all’anno scorso.

Il presidente Juan Manuel Santos che lo scorso 11 maggio aveva detto in tv: «Dobbiamo trovare nuove strategie per combattere la coltivazione di coca, che siano più efficaci e causino meno danni all’ambiente e alla salute». Lo scorso marzo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS (IARC) aveva definito la sostanza utilizzata, il glifosato, «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Il ministero della Sanità colombiano ne aveva dunque raccomandato la «sospensione immediata» basandosi anche su ricerche interne che avevano segnalato conseguenze come mal di testa, vomito, irritazioni agli occhi, eruzioni cutanee e bruciature, aborti spontanei, perdita di capelli, problemi respiratori e, infine, il cancro. L’uso del glifosato aveva lo scopo di far morire le piante di cocaina e dunque di arginare il commercio illegale. Durante le operazioni di nebulizzazione venivano però colpite anche case, persone, animali e terreni agricoli. Il glifosato è il principio attivo dell’erbicida “Roundup”, prodotto dalla multinazionale Monsanto.

La Colombia è l’unico paese in cui si produce cocaina che utilizzi degli arerei per spruzzare diserbante e danneggiare il raccolto. Gli altri principali paesi produttori, Perù e Bolivia, hanno finora evitato questa pratica. Da tempo i critici dell’irrorazione sostengono che si tratta di una tecnica dannosa per la salute dei residenti e anche dell’ambiente. I sostenitori ritengono invece che la fine dell’irrorazione potrebbe portare a un aumento della produzione di cocaina e favorire i trafficanti di droga e anche le FARC, i cui finanziamenti dipendono in gran parte dal commercio illegale di stupefacenti. Hanno inoltre sottolineato che l’alternativa di sradicare le piante a mano è altamente pericolosa perché comporta l’invio di truppe di terra in zone spesso controllate dai trafficanti e dalla guerriglia.

La pratica di irrorare glifosato da aerei – che secondo quanto scrive il Guardian sono pilotati da cittadini americani, perché i colombiani non sarebbero abbastanza esperti – è iniziata su piccola scala nel 1990. Dopo dieci anni era diventato lo strumento centrale del cosiddetto “Plan Colombia”, un programma di lotta alla droga finanziato dagli Stati Uniti. Nel 2006 sono stati irrorati più di 405.000 ettari di terreno, secondo i dati elaborati per la Casa Bianca dall’Office of National Drug Control Policy. L’anno scorso l’irrorazione ha riguardato 137.000 ettari ma la quantità di terreno coltivato ​​a cocaina è aumentato arrivando a 276.758 ettari contro i 198.919 ettari dell’anno precedente. Secondo Daniel Mejía, direttore di un centro di studi per la sicurezza e la droga con sede a Bogotà, l’irrorazione è stata finora inefficiente e controproducente.