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  • Giovedì 30 aprile 2015

Meno di 500 giorni a Rio 2016

I preparativi per le prossime Olimpiadi sembrano andare bene, molto meglio di come andarono quelli per i Mondiali 2014: il merito è soprattutto del sindaco, Eduardo Paes

The mayor of Rio de Janeiro Eduardo Paes waves the Olympic flag after it was handed to him by President of the International Olympic Committee Jacques Rogge, not seen, during the Closing Ceremony at the 2012 Summer Olympics, Sunday, Aug. 12, 2012, in London. (AP Photo/Matt Dunham)
The mayor of Rio de Janeiro Eduardo Paes waves the Olympic flag after it was handed to him by President of the International Olympic Committee Jacques Rogge, not seen, during the Closing Ceremony at the 2012 Summer Olympics, Sunday, Aug. 12, 2012, in London. (AP Photo/Matt Dunham)

Mancano meno di 500 giorni alle Olimpiadi brasiliane di Rio de Janeiro, che si terranno dal 5 al 21 agosto 2016. Rio de Janeiro è stata scelta come città ospitante dei Giochi olimpici e paralimpici estivi nell’ottobre 2009, battendo la concorrenza di Madrid, Chicago e Tokyo, che ospiterà le Olimpiadi nel 2020. Rio sarà la prima città sudamericana a ospitare i Giochi Olimpici, che arriveranno in Brasile due anni dopo i Mondiali di calcio – la seconda più importante competizione sportiva al mondo, proprio dopo le Olimpiadi.

Eduardo Paes, sindaco di Rio de Janeiro dal 2009, ha detto di recente: «Tutti sanno che i brasiliani sono capaci di organizzare una festa. Le Olimpiadi dimostreranno che i brasiliani sono anche capaci di completare grandi progetti rispettando tempi e costi». Una dimostrazione che, scrive l’Economist in un articolo intitolato “sobrietà al Carnevale“, non è arrivata dai Mondiali di calcio, costati ai brasiliani quasi 10 miliardi di euro e criticati – sia in Brasile che all’estero – per aver aumentato le disparità tra ricchi e poveri e per aver aumentato inquinamento e corruzione, anziché turismo e qualità della vita. Il recentissimo precedente dei Mondiali, insieme con l’ancora più recente scandalo Petrobras – una grande azienda petrolifera brasiliana coinvolta in un grave caso di corruzione – sembrano andare decisamente contro le parole di Eduardo Paes. Ma, secondo la recente analisi dell’Economist, c’è invece più di un motivo per credere alle parole di Paes.

Un primo importante motivo per credere che l’organizzazione delle Olimpiadi sarà diversa e migliore rispetto a quella del Mondiale sta proprio in chi le organizzerà: i Mondiali sono assegnati a una nazione, le Olimpiadi a una città. Il controllo dei Giochi Olimpici sarà quindi più concentrato, direttamente gestito da Paes, il quale si è già dimostrato molto abile nel trovare investitori e sponsor privati, che hanno pagato circa due terzi dei costi di costruzione e ristrutturazione degli stadi di Rio de Janeiro. Paes, che è membro del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), un partito di centro, si è anche dimostrato capace nel trattare sul piano politico con il Partito dei Lavoratori (PT), il partito di sinistra della Presidente del Brasile, Dilma Rousseff. Le decisioni per Rio 2016 saranno quindi più concentrate e, secondo l’Economist, saranno concentrate nelle giuste mani: quelle di Eduardo Paes.

Le capacità di mediazione di Paes hanno contribuito a ridurre i casi di corruzione, scoraggiati anche dal fatto che le Olimpiadi brasiliane hanno avuto finora un budget relativamente contenuto: al momento poco più di 12 miliardi di euro (circa un quinto di quanto sono costate le Olimpiadi invernali di Sochi). Un valore che include le spese per le infrastrutture, i costi operativi, e gli investimenti nel settore sportivo (che ogni nazione aumenta considerevolmente prima di ogni Olimpiade, e che il Brasile ha aumentato di meno di 1 milione di euro).

Eduardo PaesUn altro merito di Paes e di chi con lui sta gestendo i preparativi per Rio 2016 sta nell’esser stato fino a ora capace di puntare sul recupero di vecchie strutture e aree cittadine, anziché sulla costruzione di nuovi stadi e quartieri, come aveva invece fatto Pechino. Il piano per le Olimpiadi di Rio sembra anche puntare al futuro: è già stato deciso, per esempio, che una volta terminati i Giochi Olimpici lo stadio di pallamano sarà smantellato per “trasformarsi” in quattro edifici scolastici. O ancora, i dati forniti da Joaquim Monteiro, che è a capo della Municipal Olimpic Company, dicono che dopo le Olimpiadi il numero di abitanti di Rio che sceglierà il trasporto pubblico per recarsi al lavoro aumenterà – grazie agli investimenti fatti per le Olimpiadi – del 60 per cento.

Nonostante le buone premesse i dati attualmente disponibili mostrano che i Giochi olimpici di Rio resteranno in perdita, come succede nella maggior parte degli eventi di questo tipo. Sembra però che la differenza tra spesa e guadagno sarà, per Rio, molto più bassa che in altre Olimpiadi. E restano comunque altri problemi, simili a quelli relativi ai Mondiali del 2014: crescita di inquinamento, criminalità, divario tra ricchi e poveri e problemi di ordine pubblico. Spiega per esempio all’Economist Orlando Santos, professore di urbanistica dell’Università federale di Rio de Janeiro, che la maggior parte degli investimenti sono stati fatti a Barra da Tijuca, quartiere nella zona ovest di Rio che ospiterà il villaggio olimpico e la maggior parte degli eventi e che è già ricco, benestante e ben organizzato. Seppur convincenti gli investimenti si concentreranno quindi nel meglio della città, in un quartiere che, spiega Orlando Santos, ospita solo 300mila dei 6 milioni di abitanti di Rio de Janeiro.

Come vanno i preparativi per le Olimpiadi di Rio?

Il villaggio olimpico di Rio 2016, in una fotografia del 27 giugno 2014 (AP Photo/Leo Correa)

Al netto di opportunità e problemi, buone scelte ed errori, sembra comunque che le Olimpiadi di Rio siano a buon punto. E questo soprattutto grazie a quella che l’Economist definisce “l’elegante competenza” di Eduardo Paes, il cui mandato da sindaco terminerà pochi mesi dopo le Olimpiadi, aprendogli la strada – se tutto dovesse procedere in linea con le attuali previsioni – a un’ancora più importante carriera politica, magari proprio come candidato presidente brasiliano per il 2018.