Il Vaticano e l’uso della forza contro l’ISIS

L'osservatore permanente del Vaticano all'ONU ha detto che «l'uso della forza sarà necessario», se falliranno altre soluzioni

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 RomaTempio di Adriano. Presentazione della XXXV edizione del Meeting di RiminiNella foto Monsignor Silvano Maria TomasiPhoto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 Roma (Italy)Temple of Hadrian. Presentation of the XXXV edition of the Rimini MeetingIn the photo Monsignor Silvano Maria Tomasi
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 RomaTempio di Adriano. Presentazione della XXXV edizione del Meeting di RiminiNella foto Monsignor Silvano Maria TomasiPhoto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 Roma (Italy)Temple of Hadrian. Presentation of the XXXV edition of the Rimini MeetingIn the photo Monsignor Silvano Maria Tomasi

Silvano Maria Tomasi, arcivescovo della Chiesa Cattolica e osservatore permanente per conto del Vaticano all’ONU, ha detto durante un’intervista al quotidiano online cattolico Crux che contro l’ISIS «l’uso della forza sarà necessario», nel caso falliscano altre soluzioni. È una dichiarazione notevole per un vescovo cattolico: le sue parole sono molto più dure di quelle pronunciate da Papa Francesco per condannare le azioni dell’ISIS (il Papa si è limitato a dire che è «legittimo» fermare un aggressore scorretto). Tomasi ha detto a Crux:

«Abbiamo bisogno di una coalizione coordinata e ben concepita, che faccia il possibile per raggiungere un accordo politico senza l’uso della violenza. Ma nel caso non sia possibile, l’uso della forza sarà necessario»

Tomasi ha 74 anni ed è l’osservatore permanente del Vaticano all’ONU dal 2003. È nato a Mussolente, in provincia di Vicenza, ma ha passato parte della sua vita a New York, dove ha ottenuto un master in Scienze Sociali e un dottorato in Sociologia alla Fordham University. Dopo essere stato assistente di Sociologia alla City University of New York, ha ricoperto varie cariche in ambito internazionale per conto del Vaticano. Nel 1989 è stato nominato segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti. Sette anni dopo ha ottenuto la carica di nunzio apostolico – cioè ambasciatore – in Etiopia, Eritrea e Gibuti. Già nel settembre del 2014 aveva detto a Radio Vaticana che l’avanzata dell’ISIS poteva avere «effetti devastanti» che vanno oltre la conquista dell’Iraq.

foto: Fabio Cimaglia/LaPress