Cosa mangiano i soldati in guerra

Le foto delle cosiddette razioni-K, i pacchetti di cibo forniti dagli eserciti di 20 paesi: l'Italia prevede tortellini al ragù e caffè, la Russia lardo salato e l'Ucraina tanti biscotti

Italia
(Razione K – Giulio Iacchetti)

Fino al 22 febbraio 2015 la Triennale di Milano esporrà Razione K – Meals for Soldiers in Action, una mostra curata dall’industrial designer Giulio Iacchetti nell’ambito dell’EXPO di Milano, dedicato al tema del cibo. Sono esposte le cosiddette razioni-K, le razioni individuali destinate ai soldati in missione di venti paesi di tutto il mondo. Le razioni-K vennero inventate nella Seconda guerra mondiale dall’esercito americano, che nel 1941 incaricò il fisiologo Ancel Keys (da qui la K) di studiare un pasto non deperibile, leggero, economico ma sufficientemente calorico, destinato in primo luogo ai paracadutisti.

La mostra mette a confronto le soluzioni trovate dai vari stati ed è anche una riflessione interessante sul design applicato al cibo: le razioni-K devono rispondere a requisiti di essenzialità e funzionalità, garantire ai soldati tre pasti – solitamente impacchettati distintamente – e l’autosufficienza alimentare per 24 ore, il tutto in una scatola non più grande di un libro da tenere in tasca. Oltre al contenitore, alla forma e ai materiali utilizzati, sono curiose anche le scelte sugli oggetti e i cibi fatte da ogni esercito: fiammiferi, salviette, chewing gum e barrette energetiche sono presenti un po’ ovunque, il pacchetto italiano ha i tortellini al ragù e le gelatine alla frutta, i soldati israeliani possono contare su foglie di vite ripiene di riso, i francesi sul patè di salmone e i russi su lardo salato, goulash di manzo e patè di fegato. C’è anche la razione preparata dall’Aeronautica italiana per l’astronauta Samantha Cristoforetti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.