• Sport
  • Lunedì 17 novembre 2014

Il problema di Obama è il golf?

Un articolo sul Washington Post sostiene – seriamente – che aver smesso con il basket non abbia fatto bene al presidente e che il golf produce leader mediocri

di Edward Alden – Washington Post

President Barack Obama follows through on a practice swing before teeing off while golfing at Vineyard Golf Club, Tuesday, Aug. 12, 2014, in Edgartown, Mass., on the island of Martha's Vineyard. President Obama is taking a two-week summer vacation on the island. (AP Photo/Steven Senne)
President Barack Obama follows through on a practice swing before teeing off while golfing at Vineyard Golf Club, Tuesday, Aug. 12, 2014, in Edgartown, Mass., on the island of Martha's Vineyard. President Obama is taking a two-week summer vacation on the island. (AP Photo/Steven Senne)

Edward Alden è un membro del Council on Foreign Relations, un rispettato centro studi e associazione americana indipendente fondata nel 1921 e composta principalmente da leader politici e uomini d’affari.

Ho capito cosa c’è che non va col presidente Barack Obama. Ha mollato il basket e ha cominciato a giocare a golf. In qualità di giocatore di entrambi gli sport e quasi coetaneo del presidente, ho alcuni consigli da offrire. Il basket richiede tutte le qualità tipiche di un buon leader. Il golf indebolisce quelle qualità. Fino a poco tempo fa Obama giocava a basket almeno una volta a settimana con avversari piuttosto forti, compresi Reggie Love, ex giocatore dei Duke, e il segretario all’Istruzione Arne Duncan, che giocava a Harvard ed è alto 1 metro e 95 centimetri. Da quando ha mollato il basket si è messo a giocare a golf: nel 2013 ha giocato più o meno 50 partite. E questo è male. Lasciatemi spiegare perché.

Ogni sport sviluppa e premia certi tratti della personalità. Nel basket i più importanti sono la sveltezza, la rapidità e il lavoro di squadra, che – credetemi – servono ancora di più quando si invecchia e si gioca contro ventenni e trentenni. Certo, ogni tanto mi capita ancora di avere la “mano calda” e fare tre o quattro canestri da tre punti consecutivi. Ma per la maggior parte del tempo non faccio tiri del genere. Piuttosto devo lavorare sodo, prendere rimbalzi, giocare in difesa, darmi da fare in campo nei contrattacchi veloci e assicurarmi di passare palla ai compagni smarcati. Nel basket queste cose fanno la differenza: un recupero della palla o un rimbalzo decisivo in attacco possono cambiare la partita. Impegnarsi di più conta eccome.

Con il golf è l’opposto. Per i giocatori con capacità limitate (come me e come il presidente) l’impegno e la determinazione sono più che inutili. Qualsiasi golfista conosce la sensazione di sbagliare alcuni colpi e poi dire a sé stesso di impegnarsi di più ed essere più concentrato. Il risultato? I tuoi colpi peggiorano perché diventi teso e sprechi completamente il tuo swing. Il golf invece richiede una specie di accettazione zen del fatto che i risultati sono in gran parte fuori dal tuo controllo. Rilassati, colpisci la pallina e non preoccuparti troppo di dove finirà.

Ora, pensate a tutto questo in termini di leadership. Se sei un giocatore di basket e stai sbagliando dei tiri e la tua squadra sta perdendo malamente, ti arrendi? No, ti dai ancora più da fare, sudi su tutti i palloni e sbricioli tutti i tuoi avversari. Questo è quello che Obama giocatore di basket era solito fare. Durante la campagna del 2012, per esempio, la squadra di Obama distrusse Mitt Romney con un messaggio ordinato, e con uno sforzo per raggiungere la gente e ottenere consensi che si dimostrò irraggiungibile per i repubblicani. Il presidente concluse quella campagna il giorno delle elezioni giocando una partitella insieme all’ex giocatore dei Chicago Bulls Scottie Pippen.

Se sei un golfista, invece, non ne ricavi niente a lottare di più. Accettare il risultato con calma e rassegnazione, e provare soltanto a rilassarsi, può portare a risultati migliori. E quindi adesso ci troviamo con l’Obama giocatore di golf che in politica estera adotta la dottrina del “non fare cose stupide” e che con una scrollata di spalle riconosce che la gente “pensa soltanto che il governo non sia più in grado di lavorare”.

Si è detto che il presidente abbia smesso con il basket per paura di farsi male. «Non voleva fare il discorso sullo Stato dell’Unione sulle stampelle o col naso rotto», ha detto a Politico il suo amico ed ex giocatore di basket Alonzo Mourning. Posso capirlo; gioco ogni partita un po’ con l’ansia di essere a un solo infortunio alla caviglia di distanza dalla fine dei miei giorni da giocatore. Un altro giocatore, un tipo vecchio come me, si è fatto male al ginocchio ed è rimasto fuori per mesi. Ma, come il basket, la politica è uno sport duro. Se vuoi giocare, c’è il rischio di farti male. Altrimenti dovresti fare qualcos’altro.

Quindi per favore, signor presidente, lo faccia per tutti noi: abbandoni i campi da golf e ritorni in campo.

© Washington Post

Foto: AP Photo/Steven Senne