Gli accordi fiscali segreti del Lussemburgo

Il Sole 24 Ore ha sintetizzato l'inchiesta internazionale sulle concessioni fiscali molto favorevoli del governo lussemburghese alle grandi multinazionali

Jean-Claude Juncker. (JOHN THYS/AFP/Getty Images)
Jean-Claude Juncker. (JOHN THYS/AFP/Getty Images)

Diversi giornali europei, tra cui il britannico Guardian, il belga La Soir e il tedesco Süddeutsche Zeitung, hanno pubblicato inchieste approfondite riguardanti alcuni accordi fiscali concessi dal governo del Lussemburgo a diverse società straniere, tra cui Pepsi, IKEA e FedEx. Stando ai dati riportati, queste società – e altre – hanno pagato sui profitti trasferiti in Lussemburgo aliquote molto basse, anche inferiori all’1 per cento: come specificato in tutte le inchieste non si tratta di accordi illegali in Lussemburgo, ma rimangono comunque controversi per come sono differenti e vantaggiosi rispetto alla situazione in altri paesi europei. Come scrive il Guardian, «le rivelazioni imbarazzeranno il nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che è stato primo ministro del Lussemburgo tra il 1995 e il 2013» (le inchieste riguardano gli accordi fiscali conclusi tra il 2002 e il 2010). I documenti su cui si sono basate le inchieste sono stati rivelati dall’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), una rete di 185 giornalisti di 65 paesi diversi che si è occupata anche in passato di casi di corruzione e crimini transnazionali (sono sue le grosse inchieste sui paradisi fiscali nel mondo dell’aprile 2013 – il cosiddetto caso “Offshoreleaks” – e su quelli in cui sarebbero coinvolti politici cinesi del gennaio 2014). Il Sole 24 Ore ha sintetizzato le inchieste dei giornali europei: per la versione lunga ci sono i siti linkati.

Documenti riservati, pubblicati da un consorzio di giornali, hanno rivelato oggi giovedì 6 novembre che il Granducato del Lussemburgo ha concesso negli ultimi 10 anni generosi accordi fiscali a una lunga lista di multinazionali. In un momento di ristrettezze finanziarie e crisi economica, la vicenda rischia di provocare clamore, e soprattutto di gettare una ombra sul nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, primo ministro del piccolo paese dal 1995 al 2013.

Il consorzio internazionale di giornalisti d’inchiesta, un organismo con sede negli Stati Uniti, ha avuto accesso a 28mila pagine di documenti riservati dai quali risultano intese fiscali attraverso le quali aziende internazionali hanno trasferito denaro nel Granducato per pagare meno imposte. «In alcuni casi, i documenti mostrano che le società hanno pagato sui profitti trasferiti in Lussemburgo una aliquota inferiore all’1%», si legge nell’inchiesta pubblicata stamani.

Sotto la luce dei riflettori sono circa 550 accordi fiscali, per la maggior parte relativi ad aziende clienti di PwC, la società di consulenza. Le intese risalgono al periodo tra il 2002 e il 2010. I giornali che pubblicano l’inchiesta sottolineano che gli accordi sono perfettamente legali, ma evidentemente controversi. La vicenda giunge mentre qualche settimana fa la Commissione ha aperto una inchiesta contro il Lussemburgo per illegittimi aiuti di stato a favore di Fiat e di Amazon.

(continua a leggere sul sito del Sole 24 Ore)

nella foto: il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, il 5 novembre 2014 (JOHN THYS/AFP/Getty Images)