L’Ucraina ha cominciato a pagare Gazprom

Era la prima condizione per la ripresa delle forniture di gas tagliate lo scorso giugno: l'accordo era stato raggiunto con la mediazione dell'UE

DASHAVA, UKRAINE - SEPTEMBER 18: A worker walks among pipes and valves at the Dashava natural gas facility on September 18, 2014 in Dashava, Ukraine. The Dashava facility, which is both an underground storage site for natural gas and an important transit station along the natural gas pipelines linking Russia, Ukraine and eastern and western Europe, is operated by Ukrtransgaz, a subsidiary of Ukrainian energy company NJSC Naftogaz of Ukraine. Ukraine recently began importing natural gas from Slovakia through Dashava as Ukraine struggles to cope with cuts in gas deliveries by Gazprom of Russia. As Russia has cut supplies many countries in Europe that rely heavily on Russian gas fear that Russia will increasingly use gas delivery cuts as a political weapon to counter European economic sanctions arising from Russian involvement in fighting between pro-Russian separatists and Ukrainian armed forces in eastern Ukraine. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
DASHAVA, UKRAINE - SEPTEMBER 18: A worker walks among pipes and valves at the Dashava natural gas facility on September 18, 2014 in Dashava, Ukraine. The Dashava facility, which is both an underground storage site for natural gas and an important transit station along the natural gas pipelines linking Russia, Ukraine and eastern and western Europe, is operated by Ukrtransgaz, a subsidiary of Ukrainian energy company NJSC Naftogaz of Ukraine. Ukraine recently began importing natural gas from Slovakia through Dashava as Ukraine struggles to cope with cuts in gas deliveries by Gazprom of Russia. As Russia has cut supplies many countries in Europe that rely heavily on Russian gas fear that Russia will increasingly use gas delivery cuts as a political weapon to counter European economic sanctions arising from Russian involvement in fighting between pro-Russian separatists and Ukrainian armed forces in eastern Ukraine. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

Martedì 4 novembre, il governo dell’Ucraina ha annunciato di aver pagato a Gazprom, la principale società esportatrice di gas controllata dal governo russo, 1,45 miliardi di dollari relativi al suo debito per le forniture di gas: si trattava della prima condizione per la ripresa delle forniture tagliate lo scorso giugno e che dovrebbero essere riattivate entro 48 ore. La somma rappresenta la prima parte su un totale di 3,1 miliardi di dollari: i restati 1,65 miliardi di dollari dovranno essere versati entro la fine dell’anno.

Dopo mesi di incontri e di contrattazioni lo scorso 31 ottobre la Russia aveva trovato un accordo con l’Ucraina per riattivare le forniture. Il patto era stato stretto grazie alla collaborazione dell’Unione Europea che aveva accettato di fare da garante impegnandosi anche ad aiutare il governo ucraino con i pagamenti in caso di necessità. E questo nonostante i rapporti diplomatici molto difficili tra i due paesi negli ultimi mesi: in seguito all’annessione da parte russa della Crimea e al confitto in corso nell’Ucraina orientale, i rapporti erano diventati sempre più complicati anche dal punto di vista commerciale.

Il governo russo aveva sospeso le forniture di gas in seguito ai numerosi ritardi dell’Ucraina nei pagamenti. La Russia aveva anche fermato l’erogazione di sussidi economici verso il paese, che erano sostanzialmente utilizzati per pagare il gas e ottenerlo a prezzi più vantaggiosi. La sospensione delle forniture di gas non aveva avuto grandi conseguenze, complice la stagione calda, ma con l’arrivo dell’inverno si era reso necessario trovare una soluzione. La Russia da sola fornisce circa un terzo di tutto il gas naturale consumato ogni anno nell’Unione Europea, e almeno metà delle forniture sono pompate attraverso i gasdotti che passano per l’Ucraina.