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  • Lunedì 16 giugno 2014

L’Iran ai Mondiali

Trentunesima puntata della guida del Post: una delle squadre più scarse, in parte formata da calciatori che non giocano nel loro paese

Iran's national soccer team poses for a picture prior to their friendly match with Guinea, at the Azadi (Freedom) stadium in Tehran, Iran, Wednesday, March 5, 2014. Guinea won the match 2-1. Standing from left: Mehrdad Pouladi, Jalal Hosseini, Daniel Davari, Pejman Montazeri, Mojtaba Jabari, Javad Nekounam, Seated from left: Amir Hossein Sadeghi, Masoud Shojaei, Ghasem Hadadifard, Reza Ghouchannejad, Ashkan Dejagah (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Iran's national soccer team poses for a picture prior to their friendly match with Guinea, at the Azadi (Freedom) stadium in Tehran, Iran, Wednesday, March 5, 2014. Guinea won the match 2-1. Standing from left: Mehrdad Pouladi, Jalal Hosseini, Daniel Davari, Pejman Montazeri, Mojtaba Jabari, Javad Nekounam, Seated from left: Amir Hossein Sadeghi, Masoud Shojaei, Ghasem Hadadifard, Reza Ghouchannejad, Ashkan Dejagah (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

La nazionale di calcio dell’Iran si è qualificata ai Mondiali di calcio per la quarta volta nella sua storia – prima d’ora era successo nel 1978, nel 1998 e nel 2006 – anche se non è mai andata oltre il primo turno. Ha ottenuto la qualificazione vincendo uno dei due gironi finali di qualificazione della confederazione asiatica: in otto partite ne ha vinte cinque, ha subito solo due gol e distanziato di due punti la Corea del Sud, poi seconda in classifica.

La nazionale iraniana è stata inserita in un girone molto complicato assieme a Argentina, Nigeria e Bosnia ed Erzegovina. È comunque una delle nazionali storicamente più forti dell’Asia: nelle ultime cinque edizioni della Coppa d’Asia, il torneo continentale che si tiene una volta ogni quattro anni, ha sempre superato i quarti e in due occasioni è arrivata terza, nel 1996 e nel 2004. Difesa a parte, molti di quelli che potrebbero giocare titolari giocano o hanno giocato per squadre europee: fra questi, il capitano e centrocampista centrale 33enne Javad Nekounam – che dal 2006 al 2012 ha giocato con buoni risultati nell’Osasuna, squadra del campionato spagnolo – e l’attaccante 26enne Reza Ghoochannejhad, che gioca in Serie B inglese nel Charlton.

L’Iran è formalmente una repubblica islamica, e dal 1979, anno della rivoluzione, si trova in una situazione internazionale piuttosto complicata: tra le altre cose l’Iran è un paese a maggioranza sciita, mentre il resto del Medio Oriente è tendenzialmente sunnita, e questo ha creato in passato molte tensioni. In Iran il calcio è uno sport molto popolare, nonostante sia proibito alle donne assistere alle partite del campionato: John Duerden ha scritto su Foreign Policy che «solo una settimana dopo la storica elezione [di Hassan Rouhani, nel gennaio del 2013], un numero di persone simile a quello registrato per Rouhani si è radunato per le strade per festeggiare la qualificazione ai Mondiali del 2014». Eppure, come scrive il New York Times, ora sembra esserci molta poca attenzione per le sorti della nazionale di calcio a questi Mondiali: fra le altre cose, c’entrano il girone molto complicato in cui è capitata, il fatto che il governo abbia annullato la proiezione delle partite della nazionale su maxischermi pubblici e vietato di decorare ristoranti e bar coi colori nazionali.

L’allenatore
Carlos Queiroz è portoghese, ha 61 anni ed è un allenatore molto esperto. Nel suo primo incarico da allenatore, a 36 anni, si occupò della nazionale Under 20 portoghese. Dal 1991 al 1993 fu poi allenatore della nazionale maggiore del Portogallo, mentre dal 1994 al 1996 allenò lo Sporting Lisbona, una delle squadre storicamente più forti del Portogallo.

Negli anni successivi Queiroz girò il mondo: allenò in Giappone, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Sudafrica. Nel 2002 fece una cosa piuttosto inusuale per un allenatore dalla carriera avviata: si mise a fare il viceallenatore per il celebre Alex Ferguson al Manchester United. Rimase un anno, poi lo assunse il Real Madrid: al termine della stagione, il Real arrivò quarto e lui fu licenziato. Tornò al Manchester United, ancora da viceallenatore, dove rimase fino al 2008. Fu assunto nuovamente dalla federazione portoghese come allenatore della nazionale, che portò fino agli ottavi dei Mondiali del 2010 (fu eliminata dalla Spagna, che avrebbe vinto il torneo). Dal 2011 allena l’Iran.

Da allora, Queiroz ha cercato di convincere molti giocatori di origine iraniana a giocare per la nazionale, nonostante avessero pochi contatti con il paese: è il caso dell’attaccante Ashkan Dejagah, che fino al 2009 giocava per la nazionale Under 21 tedesca, e il portiere 26enne del Grasshoppers Daniel Davari, nato in Germania da padre iraniano. È una pratica simile a quelle utilizzate da altre nazionali, fra cui l’Algeria (lo avevamo raccontato qui).

I giocatori
Tra tutte le nazionali iraniane che hanno mai partecipato a un Mondiale – articolo sul Ultimo Uomo – l’Iran di questa edizione è quella con più calciatori (10) che non giocano per squadre del loro paese. Per esempio il centrocampista Ashkan Dejaga gioca nel campionato inglese per il Fulham, anche se è cresciuto calcisticamente in Germania, dove ha vissuto per molto tempo da quando aveva 8 anni; il giovane attaccante William Atashkadeh invece in Iran non c’è nato e non c’è neppure mai stato: è nato in Svezia da genitori iraniani.

Un caso ancora più notevole è quello del calciatore americano Steven Beitashour, nato in California da genitori iraniani. Ha 27 anni, gioca per i Vancouver Whitecaps nella Major League Soccer – il principale campionato di calcio statunitense – e ha accettato la convocazione della nazionale iraniana perché è un difensore abbastanza forte da giocare titolare nell’Iran, ma non abbastanza da giocare titolare nella nazionale statunitense allenata da Jürgen Klinsmann, che un paio di volte lo ha anche convocato (ma in entrambi i casi Beitashour non ha giocato). Il caso è piuttosto particolare, considerati i rapporti molto tesi e difficili che ci sono tra Iran e Stati Uniti: Beitashour ha spiegato però che non si tratta di una scelta politica ma di una scelta molto concreta, il cui obiettivo è quello di permettergli di giocare in un Mondiale di calcio.

Steven Beitashour

Nella nazionale iraniana, infine, lavora un altro cittadino statunitense: Dan Gaspar, l’allenatore dei portieri.

Uno che non c’è
FC Rubin Kazan - FC Ural Sverdlovsk Oblast - Premier League

Sardar Aznoun ha 19 anni, è nato a Gonbad-e Kavus, nel nord dell’Iran, e dal 2013 gioca come attaccante nel Rubin Kazan, una delle squadre più forti del campionato russo. Con il Kazan ha segnato 4 gol in 17 partite stagionali, mentre con la nazionale Under 20 iraniana ne ha segnati 19 in 17 partite, dal 2011 a oggi. È una punta molto rapida dal buon dribbling (sebbene non bellissimo, a vedersi): è alto e leggerino, e alla lontana ricorda un po’ il primo Kakà, anche per il tipo di corsa molto fluido sulla lunga distanza. Ha esordito con la nazionale maggiore il 26 maggio 2014 in un’amichevole contro il Montenegro: faceva parte dei 30 pre-convocati dell’Iran, ma Queiroz ha deciso di escluderlo dai 23 definitivi. Lui stesso ha detto recentemente di aver ricevuto offerte da squadre importanti fra cui Arsenal, Juventus e Barcellona: un video che raccoglie alcune delle sue migliori azioni è eloquentemente intitolato Sardar Aznoun – il Messi iraniano.

Speranze?
Molto poche, con un girone così. Per sperare di superarlo, dovrebbe vincere contro la Nigeria e sperare di fare almeno un punto nelle due partite contro Argentina e Bosnia, due squadre oggettivamente molto più forti.

Foto: copertina (AP Photo/Ebrahim Noroozi), Beitashour (AP Photo/Ronald Zak), Sardar Aznoun (Epsilon/Getty Images)

Il Post pubblica un articolo al giorno dedicato a ciascuna delle squadre che partecipano ai Mondiali. L’archivio degli articoli precedenti di questa serie lo trovate qui.