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  • Venerdì 23 maggio 2014

I primi exit poll sulle Europee

Arrivano dai Paesi Bassi, dove si è votato ieri: dicono che gli euroscettici sono andati molto male, ma vanno letti con gran cautela

Dutch right-wing 'Partij voor de Vrijheid' (PVV) leader Geert Wilders attends a meeting in a bar in Scheveningen, the Netherlands, on May 22, 2014, as he receives exit poll results after the European elections which were held in the Netherlands today. AFP PHOTO / ANP / BART MAAT ***Netherlands out***
Dutch right-wing 'Partij voor de Vrijheid' (PVV) leader Geert Wilders attends a meeting in a bar in Scheveningen, the Netherlands, on May 22, 2014, as he receives exit poll results after the European elections which were held in the Netherlands today. AFP PHOTO / ANP / BART MAAT ***Netherlands out***

Il 22 maggio, nel primo dei quattro giorni previsti di elezioni europee, si è votato in due paesi, Regno Unito e Paesi Bassi (in Italia, come nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, si voterà solo l’ultimo giorno utile, domenica 25 maggio). La legge vieta ai paesi che votano prima di di diffondere i risultati, per non influenzare il voto degli altri elettori europei, ma ogni anno qualcosa trapela sempre e in ogni caso il divieto non vale per gli exit poll, i sondaggi effettuati tra le persone all’uscita dei seggi.

Il servizio pubblico di radio e televisione olandese (NOS) ha diffuso giovedì i suoi exit poll definitivi: il dato più significativo è il risultato deludente del Partito per la Libertà (PVV), della destra populista e apertamente euroscettico, che si pensava potesse competere per diventare il primo partito: secondo gli exit poll il PVV è sceso dal 17 per cento delle ultime europee del 2009 al 12,2 per cento, risultando essere il quarto partito. Questi dati vanno ovviamente presi con molta cautela, anche se all’estero gli exit poll sono generalmente più affidabili di quanto siano stati in Italia nel recente passato.

Il PVV è il partito che nel 2012 ritirò il sostegno al governo di Mark Rutte portando il paese alle elezioni anticipate (già allora perse un certo numero di consensi). È guidato da Geert Wilders, noto soprattutto per le sue posizioni molto critiche con l’Islam e per gli stretti rapporti politici con la francese Marine Le Pen. Dopo la diffusione degli exit poll, Wilders ha detto che il suo partito è stato penalizzato dalla bassa affluenza e che «il 65 per cento degli elettori del PVV sono rimasti a casa». Quindi, ha aggiunto Wilders, «non possiamo concludere che i Paesi Bassi siano diventati più filo-europeisti di prima».

I dati di NOS dicono che i due partiti olandesi più rappresentati al Parlamento europeo saranno i Democratici 66 (15,6 per cento), il partito liberalsocialista, e i Cristiani Democratici (15,2 per cento). Il partito al governo, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), ha guadagnato qualcosa, salendo dall’11,4 per cento delle ultime europee del 2009 al 12,3 per cento. Dato che i Paesi Bassi eleggono 26 eurodeputati, sulla base degli exit poll diffusi da NOS la distribuzione dei seggi per i primi cinque partiti dovrebbe essere così.

– CDA (Cristiani Democratici): 4 (erano 5);
– D66 (liberal-democratici): 4 (erano 3);
– PVV (partito anti-immigrazione ed euroscettico): 3 (erano 4 e diventarono 5 quando ai Paesi Bassi fu concesso un ulteriore seggio);
– VVD (liberali conservatori): 3 (erano 3);
– PvdA (laburisti, alleati al governo con il partito di Rutte): 3 (erano 3).