Le opere “concrete” di Lygia Clark

Sono opere d'arte fatte perché il pubblico possa interagirvi, e sono esposte in questi giorni al MoMa di New York

Lygia Clark, Occhiali, 1968. 
(© Courtesy of World of Lygia Clark Cultural Association. Photo: © 2014 Eduardo Clark)
Lygia Clark, Occhiali, 1968. (© Courtesy of World of Lygia Clark Cultural Association. Photo: © 2014 Eduardo Clark)

Il 10 maggio al MoMA di New York – uno dei musei di arte moderna più importanti del mondo – è stata inaugurata una mostra retrospettiva dedicata a Lygia Clark, un’artista astrattista brasiliana vissuta tra il 1920 e il 1988, famosa per i suoi lavori neo concretisti e per aver ideato una forma di psicoterapia basata sull’interazione con le opere d’arte. Il concretismo, o arte concreta, è una corrente artistica del Novecento che parte dall’idea che le opere d’arte debbano avere un impatto sulla realtà, essere concrete. Per questo motivo le opere di arte concreta sono pensate affinché il pubblico ci possa interagire: in un originale sviluppo delle idee concretiste, Clark aveva cominciato a usare le sue opere per fare “terapia dell’arte” e curare pazienti con lievi disturbi psichiatrici.

La mostra raccoglie lavori prodotti da Lygia Clark tra il 1948 e il 1988, che provengono sia da collezioni private che dalla collezione del MoMA. Sono in tutto circa 300 opere – quadri, sculture e installazioni – organizzate intorno a tre temi: l’astrazione, il neo-concretismo e la “rinuncia all’arte”. Visto che una consistente parte delle opere di Clark, soprattutto quelle prodotte nell’ultima parte della sua vita, sono state pensate per essere “usate” dal pubblico, i visitatori della mostra saranno accompagnati da una guida che faciliterà l’interazione con le diverse opere esposte.