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  • Giovedì 22 maggio 2014

Un altro veto di Cina e Russia sulla Siria

E quindi il Consiglio di sicurezza dell'ONU non è riuscito ad autorizzare la Corte Penale Internazionale a indagare sui crimini di guerra

Russia's U.N. Ambassador Vitaly Churkin, second from left, raise his hand against a U.N. Security Council vote on referring the Syrian crisis to the International Criminal Court for investigation of possible war crimes, Thursday, May 22, 2014. The resolution was vetoed with Russia and China, two of the council's permanent members, voting against. (AP Photo/Bebeto Matthews)
Russia's U.N. Ambassador Vitaly Churkin, second from left, raise his hand against a U.N. Security Council vote on referring the Syrian crisis to the International Criminal Court for investigation of possible war crimes, Thursday, May 22, 2014. The resolution was vetoed with Russia and China, two of the council's permanent members, voting against. (AP Photo/Bebeto Matthews)

Giovedì 22 maggio si è votato al Consiglio di Sicurezza (CdS) delle Nazioni Unite sulla possibilità di dare potere alla Corte Penale Internazionale di avviare un’indagine per verificare se siano stati compiuti crimini di guerra in Siria. I governi di Russia e Cina hanno posto il veto, cioè hanno usato la possibilità che gli viene data dalla Carta dell’ONU di bloccare qualsiasi risoluzione che ha bisogno dell’approvazione del CdS per diventare operativa. Dall’inizio della guerra in Siria è la quarta volta che Russia e Cina usano il loro potere di veto per bloccare una proposta di azione coercitiva dello stesso CdS nella guerra in Siria.

L’indagine della Corte Penale Internazionale – tribunale con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, che si occupa di crimini internazionali – era stata auspicata da 50 membri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’organo in cui sono rappresentati tutti gli stati del mondo e in cui nessuno ha il potere di veto. Anche diverse organizzazioni avevano fatto pressione affinché venisse approvata la risoluzione: nella stessa votazione nel CdS hanno votato “sì” 13 paesi su 15, con l’eccezione appunto di Russia e Cina.

L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, aveva già annunciato mercoledì che la Russia avrebbe usato il potere di veto. Churkin ha detto che l’indagine era in realtà una “trovata pubblicitaria” che avrebbe finito per danneggiare gli sforzi diplomatici in atto in Siria per raggiungere una tregua. Anche la Siria, com’era ovvio, si è opposta alla risoluzione, anche se l’indagine proposta si sarebbe svolta per entrambi gli schieramenti della guerra (quindi si sarebbero valutati anche eventuali crimini di guerra commessi dai ribelli): il governo siriano ha definito quello delle Nazioni Unite un tentativo unilaterale da parte della Francia – il paese promotore dell’iniziativa – e dei suoi alleati di intervenire negli affari interni siriani.

Fin dall’inizio della guerra i governi di Russia e Cina, con intensità e impegni diversi, si sono schierati a favore del regime del presidente siriano Bashar al Assad. Finora il Consiglio di Sicurezza, unico organo delle Nazioni Unite autorizzato ad approvare delle sanzioni o un intervento militare, è stato di fatto impossibilitato a condizionare in maniera significativa gli eventi in Siria a causa del veto di Russia e Cina. Lo stesso accordo per la distruzione delle armi chimiche siriane, raggiunto da tutti i paesi del CdS, era stato in realtà una soluzione che si era rivelata ampiamente favorevole ad Assad, visto che in quei giorni l’amministrazione statunitense di Barack Obama stava valutando un’azione militare contro il regime in Siria.