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  • Domenica 18 maggio 2014

La legge francese sul “patriottismo economico”

Qualsiasi investimento di capitali stranieri in aziende francesi dovrà essere preliminarmente approvato dal ministero dell'Economia

French Economy minister Arnaud Montebourg delivers a speech during a campaign meeting of socialist party's candidate for European elections in the great eastern constituency , on May 13, 2014 in Metz, eastern France.
 AFP PHOTO / JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN (Photo credit should read JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)
French Economy minister Arnaud Montebourg delivers a speech during a campaign meeting of socialist party's candidate for European elections in the great eastern constituency , on May 13, 2014 in Metz, eastern France. AFP PHOTO / JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN (Photo credit should read JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)

Giovedì 15 maggio il governo francese ha pubblicato un decreto che estende i suoi poteri di intervento nel caso in cui un acquirente straniero intenda rilevare un’azienda francese: il decreto prevede che qualsiasi investimento di capitali stranieri in aziende francesi del settore dei trasporti, dell’energia, della sanità, delle risorse idriche e delle telecomunicazioni, debba essere preliminarmente approvato dal Ministero dell’Economia. Arnaud Montebourg, ministro dell’Economia nell’attuale governo di Manuel Valls, ha detto in un’intervista al quotidiano Le Monde che il decreto è stato motivato da “una scelta di patriottismo economico” e ispirato da leggi simili in Europa e in altre parti del mondo.

Una legge sul controllo degli investimenti stranieri in Francia esisteva già dal 2005, ma riguarda soltanto il caso di aziende e industrie nell’ambito della difesa nazionale (negli Stati Uniti opera in modo simile una commissione specifica, il Committee on Foreign Investment). “Questo decreto è l’arma giusta e proporzionata per far valere gli interessi della Francia”, ha spiegato Montebourg, che ha risposto a possibili obiezioni liberali sostenendo che gli investimenti stranieri devono aumentare e sviluppare la forza economica e gli interessi strategici, “non smantellare, smembrare e distruggere i gioielli industriali” del paese.

Secondo diversi commentatori, questo decreto – da alcuni definito “decreto Alstom” – serve a garantire al governo francese un ruolo proprio all’interno della compravendita di Alstom, uno dei più grandi e antichi gruppi industriali francesi, da tempo in difficoltà economiche. Alstom, scrive l’Economist, produce un fatturato annuo complessivo di 20 miliardi di euro e impiega più di 90 mila persone: è attivo in diversi settori, principalmente l’energia e i trasporti, ed è l’azienda che in Francia produce le infrastrutture ferroviarie e i treni ad alta velocità (TGV, Train à Grande Vitesse, e ATV, Automotrice à Grande Vitesse).

Il consiglio di amministrazione di Alstom aveva inizialmente considerato un’offerta di acquisizione da parte del gruppo statunitense General Electric, per quanto riguarda il settore dell’energia (che rappresenta il 70 per cento del fatturato complessivo), ma – assecondando una richiesta del governo, che aveva ritenuto inadeguata l’offerta di GE – Alstom ha rimandato la decisione alla fine di maggio per dar modo al gruppo tedesco Siemens AG di inserirsi nella trattativa e fare un’offerta. Secondo l’Economist, il ministro Montebourg è favorevole a una trattativa che coinvolga Siemens piuttosto che GE, in modo da creare un “asse” europeo con Alstom nei trasporti e Siemens nell’energia, ma non si tratta di una posizione condivisa all’interno del governo (il ministro dell’Energia, Ségolène Royal, ha manifestato una preferenza per GE, durante un’intervista con il settimanale Paris Match).

Il nuovo decreto, conclude l’Economist, sembra comunque riflettere un certo disagio diffuso da tempo tra l’opinione comune e tra i politici francesi riguardo la perdita del potere di controllo sul destino economico del paese da parte del governo, e riguardo la predominanza di alcune grandi gruppi internazionali sul mercato europeo (viene citato l’esempio della denuncia contro Google da parte di gruppi editoriali come Lagardère e Axel Springer AG). In un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite a gennaio scorso emergeva che i finanziamenti stranieri diretti in Francia sono sensibilmente diminuiti (un altro rapporto, pubblicato da un’azienda francese, registrava comunque un calo, ma meno significativo).

Foto: Arnaud Montebourg, ministro dell’Economia francese
(JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)