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  • Venerdì 16 maggio 2014

In India ha vinto Narendra Modi

Il partito nazionalista indù ha un vantaggio ormai irrecuperabile: è la peggiore sconfitta della storia del Partito del Congresso, che ha governato per 50 anni

A woman customer, left, holds a sari printed with a portrait of Bharatiya Janata Party's prime ministerial candidate Narendra Modi at a garments shop in Mumbai, India, Wednesday, May 14, 2014. Official election results are expected on Friday, but exit polls by at least six major Indian TV stations show the Hindu nationalist Bharatiya Janata Party likely to win enough seats to form a coalition government. (AP Photo/Rajanish Kakade)
A woman customer, left, holds a sari printed with a portrait of Bharatiya Janata Party's prime ministerial candidate Narendra Modi at a garments shop in Mumbai, India, Wednesday, May 14, 2014. Official election results are expected on Friday, but exit polls by at least six major Indian TV stations show the Hindu nationalist Bharatiya Janata Party likely to win enough seats to form a coalition government. (AP Photo/Rajanish Kakade)

Il BJP – il Partito Popolare Indiano, di orientamento nazionalista indù e conservatore, parte dell’Alleanza Nazionale Democratica di centrodestra e guidato da Narendra Modi – è in netto vantaggio nelle elezioni presidenziali che si sono svolte tra il 16 aprile e il 13 maggio. Oggi si concluderà lo spoglio delle schede e saranno comunicati i risultati ufficiali, ma intanto la coalizione di cui fa parte il BJP ha ottenuto per ora 336 seggi nella camera bassa del Parlamento (Lokh Saba), superando i 272 necessari per formare il nuovo governo e governare stabilmente (in totale i seggi disponibili sono 543). Il Partito del Congresso – il partito laico e di centrosinistra che dalla fine dell’era coloniale nel 1947 ha governato l’India per quasi 50 anni: quello della famiglia Gandhi, per intenderci – è fermo a 59 seggi e ha già ammesso la propria sconfitta, la peggiore della sua storia. Narendra Modi sarà dunque il nuovo primo ministro dell’India e sono già in corso i festeggiamenti per la vittoria.

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L’affluenza alle urne è stata molto alta, pari al 66,38 per cento: hanno votato circa 551 milioni di persone. La coalizione di Modi è riuscita a crescere grazie a una campagna elettorale in cui si è parlato molto di corruzione, un problema molto sentito in India e che ha raggiunto livelli senza precedenti anche a causa della rapida crescita economica del paese. L’attuale coalizione di governo è stata più volte accusata di non avere adottato sistemi efficaci per contrastare i casi di corruzione sia a livello federale sia a livello statale. Modi è attualmente chief minister dell’importante stato nordoccidentale del Gujarat. Ha 63 anni ed è molto popolare tra i giovani: è un oratore molto carismatico ed è considerato un abile comunicatore.

Modi è figlio di un negoziante di tè e ha iniziato la sua carriera politica nel Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), un’organizzazione indù di estrema destra vicina al BJP: fu un ex membro di RSS ad assassinare il Mahatma Gandhi, nel 1948. L’iniziale successo politico di Modi fu dovuto a una serie di campagne elettorali costruite su misura dell’elettorato indù e sulla demonizzazione della minoranza musulmana (in India gli indù costituiscono circa l’80 per cento della popolazione, contro il 13 per cento dei musulmani). È accusato di aver istigato le violenze tra indù e musulmani in Gujarat avvenute durante la sua campagna elettorale e subito dopo la sua nomina nel 2002.

Nel tempo Modi ha saputo abilmente far dimenticare il suo passato controverso, concentrando la propria attenzione sui temi dello sviluppo e della crescita economica, e diventando in breve il riferimento politico principale della classe media, degli industriali e degli uomini d’affari indiani. Molti investitori, sia indiani che stranieri, hanno trasferito nel Gujarat le proprie attività: sebbene nello stato viva solo il 5 per cento della popolazione indiana, qui si concentra il 16 per cento della produzione industriale nazionale e il 22 per cento delle esportazioni. Questo modello di efficienza economica è oggettivamente in forte contrasto con la situazione presente nel resto dell’India. C’è un’ultima ragione che spiega il successo di Modi: ha origini popolari e non ha legami familiari “importanti”. Molti indiani lo considerano infatti lontano dai meccanismi di corruzione e di salvaguardia di determinati interessi che sono invece all’ordine del giorno nella politica indiana.