Timothy Geithner e il complotto europeo contro Berlusconi

L'ex ministro del Tesoro americano racconta nel suo nuovo libro di avere ricevuto richieste di provocare la caduta di Berlusconi

Sulla Stampa di martedì 13 maggio Paolo Mastrolilli parla del nuovo libro di Timothy Geithner, il politico americano che fu segretario del Tesoro degli Stati Uniti dal 2009 al 2013. Nel saggio, che si chiama “Stress Test”, Geithner racconta il periodo della crisi finanziaria in Europa e di come venne gestita dall’amministrazione Obama. In un passaggio, l’ex segretario del Tesoro dice che nell’autunno del 2011 venne contattato da alcuni funzionari europei che volevano coinvolgere il governo americano in un “complotto” per far cadere il governo presieduto da Silvio Berlusconi.

«Ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato»

Nell’estate del 2011 la situazione era peggiorata, però «la cancelliera Merkel insisteva sul fatto che il libretto degli assegni della Germania era chiuso», anche perché «non le piaceva come i ricettori dell’assistenza europea – Spagna, Italia e Grecia – stavano facendo marcia indietro sulle riforme promesse». A settembre Geithner fu invitato all’Ecofin in Polonia, e suggerì l’adozione di un piano come il Talf americano, cioè un muro di protezione finanziato dal governo e soprattutto dalla banca centrale, per impedire insieme il default dei paesi e delle banche. Fu quasi insultato. Gli americani, però, ricevevano spesso richieste per «fare pressioni sulla Merkel affinché fosse meno tirchia, o sugli italiani e spagnoli affinché fossero più responsabili». Così arrivò anche la proposta del piano per far cadere Berlusconi: «Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. “Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”, io dissi».