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  • Lunedì 5 maggio 2014

Perché parliamo di Odessa

È la città ucraina dove è avvenuto l'episodio più sanguinoso dell'intera crisi, nonostante fin qui non fosse stata interessata dagli scontri più duri tra polizia e milizie filo-russe

A man lays flowers inside the burnt trade union building in Odessa, Ukraine, Sunday, May 4, 2014. More than 40 people died in the riots, which some from gunshot wounds, but most in a horrific fire that tore through the trade union building late Friday. (AP Photo/Sergei Poliakov)
A man lays flowers inside the burnt trade union building in Odessa, Ukraine, Sunday, May 4, 2014. More than 40 people died in the riots, which some from gunshot wounds, but most in a horrific fire that tore through the trade union building late Friday. (AP Photo/Sergei Poliakov)

Odessa è una città dell’Ucraina meridionale: si trova sul Mar Nero ed è capoluogo di una regione omonima. È una città dalla lunga e grande storia, la maggioranza dei suoi cittadini è russofona e nelle ultime settimane non era stata interessata dai più rilevanti scontri tra polizia ucraina e milizie filo-russe, al contrario delle città dell’est, su tutte Sloviansk, Donetsk e Kharkiv. Negli ultimi giorni, però, Odessa è diventata il luogo più importante della crisi: soprattutto dopo che venerdì scorso, nell’episodio più sanguinoso di queste settimane, oltre 46 manifestanti filorussi sono morti nell’incendio di un palazzo.

L’incendio del palazzo
Da settimane, soprattutto nell’Ucraina dell’est, gruppi di manifestanti filo-russi occupano edifici del governo e della polizia. Venerdì c’erano stati scontri tra le milizie e un gruppo di ultras filo-ucraini, dopo la fine di una partita di calcio tra due squadre locali, e alcuni manifestanti filo-russi si erano barricati dentro un palazzo. Sembrava dovesse fare la stessa fine dei palazzi occupati dai filo-russi nell’Ucraina dell’est finché qualcuno non gli ha dato fuoco, portando alla morte per ustioni o asfissia – ma qualcuno si è anche lanciato dalle finestre – di 46 persone. Un video pubblicato da Associated Press mostra alcune immagini dell’incendio e degli scontri di venerdì.

La liberazione dei prigionieri
Domenica 4 maggio, mentre il paese celebrava un giorno di lutto nazionale in ricordo delle vittime dell’incendio, alcune centinaia di filo-russi armati di bastoni hanno assaltato la stazione di polizia di Odessa dove erano detenuti i filo-russi arrestati dopo gli scontri di venerdì. Gli assalitori sono riusciti a entrare nella stazione di polizia dopo aver divelto uno dei cancelli della base, hanno distrutto alcuni veicoli della polizia e richiesto la liberazione dei circa 60 detenuti. Come riporta il Guardian, le truppe di polizia in tenuta anti sommossa che si trovavano all’interno della stazione non si sono opposte in nessun modo ai manifestanti e poco dopo l’inizio dell’assalto è cominciato il rilascio dei detenuti. La polizia ha poi confermato di aver rilasciato 67 persone.

Alcune delle persone che hanno preso parte all’assalto delle stazione di polizia hanno detto al Guardian di aver ricevuto accoglienza piuttosto favorevole da parte delle forze di polizia presenti all’interno della base, che si sono limitate a difendere le loro armi ma non hanno in alcun modo reagito all’attacco.

Quali sono state le reazioni
Sabato 4 maggio Arseniy Yatsenyuk, primo ministro ad interim dell’Ucraina, ha accusato la polizia di non aver fatto abbastanza per prevenire gli scontri di venerdì scorso, sostenendo che sia gli scontri sia l’incendio del palazzo fossero stati organizzati dalla Russia per aumentare la confusione in Ucraina. Yatsenyuk ha annunciato che ci sarà un’inchiesta per chiarire quello che è accaduto e ha detto: «Mi prendo la responsabilità di accusare le forze di sicurezza per non aver fatto nulla, sono state inefficienti e hanno violato la legge». Parlando del fatto che il governo sembra aver perso il controllo anche di Odessa, Yatsenyuk ha detto che tutto dipende da quello che deciderà di fare la maggioranza della popolazione della città: se ci sarà collaborazione da parte della cittadinanza, ha spiegato, ci sono ancora possibilità di riportare l’ordine a Odessa (dove la maggioranza dei cittadini è russofona, ma le proteste e gli scontri hanno coinvolto per adesso solo gruppi ridotti e milizie armate).

Anche il pubblico ministero che si era occupato di convalidare gli arresti di venerdì scorso ha dichiarato di non aver autorizzato i rilasci e ha accusato gli agenti di polizia di una “gigantesca violazione dei loro doveri”. Oggi il ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, ha annunciato di avere inviato nuove unità speciali dell’esercito a Odessa, nel tentativo di riprendere il controllo della città. Come riporta Time, sulla sua pagina Facebook Avakov ha scritto che «la polizia ha agito oltraggiosamente e in modo criminale, la loro uniforme non li proteggerà».