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  • Lunedì 17 marzo 2014

Putin riconosce l’indipendenza della Crimea

Come primo passo per l'annessione: intanto UE e USA hanno adottato le sanzioni contro funzionari russi e filo-russi, ma per Obama c'è ancora spazio per la diplomazia

A Russian flag flutters on Sevastopol city hall on March 17, 2014. Crimea declared independence Monday and applied to join Russia while the Kremlin braced for sanctions after the flashpoint peninsula voted to leave Ukraine in a ballot that has fanned the worst East-West tensions since the Cold War. AFP PHOTO/ VIKTOR DRACHEV (Photo credit should read VIKTOR DRACHEV/AFP/Getty Images)
A Russian flag flutters on Sevastopol city hall on March 17, 2014. Crimea declared independence Monday and applied to join Russia while the Kremlin braced for sanctions after the flashpoint peninsula voted to leave Ukraine in a ballot that has fanned the worst East-West tensions since the Cold War. AFP PHOTO/ VIKTOR DRACHEV (Photo credit should read VIKTOR DRACHEV/AFP/Getty Images)

Nella serata di lunedì 17 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un ordine esecutivo che riconosce la Crimea come uno stato sovrano e indipendente. Una fonte presidenziale citata da BBC ha spiegato che il decreto è entrato in vigore al momento della firma. Secondo diversi giornalisti, la mossa di Putin sarebbe necessaria per poi procedere con l’annessione senza l’autorizzazione del governo di Kiev: il sito russo Gazeta.ru ha scritto che Putin annuncerà l’annessione della Crimea in un discorso che terrà martedì 18 marzo.

Intanto oggi i ministri degli Esteri dei paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sull’adozione di sanzioni – restrizioni sulla concessione dei visti e congelamento di beni e conti all’estero – contro 21 persone, 13 russe e 8 crimeane, considerate responsabili per l’organizzazione del referendum sull’annessione della Crimea alla Russia, che l’UE considera irregolare e illegale. Tra le persone colpite dalle sanzioni ci sono diversi funzionari del governo della Crimea e della Russia, ma non persone della strettissima cerchia di Vladimir Putin. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea – che hanno adottato la decisione all’unanimità, come richiesto per l’adozione di sanzioni – hanno detto che il numero delle persone colpite dalle sanzioni potrebbe aumentare nel corso della settimana. Per il momento le 21 persone sanzionate sono state scelte tra 120 nomi esaminati. Secondo Associated Press, comunque, alcuni paesi hanno espresso delle riserve sulle sanzioni, considerate un passo troppo radicale che potrebbe incrinare successivi colloqui con la Russia: tra questi, ci sarebbero l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e Cipro. Questi paesi, scrive il Guardian, avrebbero il timore di rovinare i legami con il governo di Mosca costruiti faticosamente durante gli ultimi anni.

Anche gli Stati Uniti hanno approvato alcune sanzioni, più incisive rispetto a quelle adottate dall’Unione Europea: il presidente Barack Obama ha approvato restrizioni di movimento e congelamento dei beni contro 7 persone, russi e ucraini: tra questi ci sono l’ex presidente ucraino e filo-russo Viktor Yanukovych, il leader separatista crimeano Vladimir Konstantinov e alcuni funzionari del governo molto vicini a Putin, come il viceprimo ministro russo Dmitry Rogozin, e il potente consigliere di Putin Vladislav Surkov. Secondo una fonte del governo statunitense citata dal New York Times, «queste sono le sanzioni più severe applicate contro la Russia dalla fine della Guerra Fredda». Dalla Russia non sono ancora arrivate reazioni ufficiali.

Oggi pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa, Obama ha detto che nel caso proseguisse l’occupazione militare da parte della Russia l’isolamento del paese «diventerebbe più intenso» e che verrebbero valutate ulteriori sanzioni. Obama ha aggiunto che ritiene che esista ancora «lo spazio per risolvere la situazione per via diplomatica». Obama intanto ha mandato il vicepresidente Joe Biden in Europa orientale per incontrare i leader di Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia, cioè i paesi alleati della Nato che hanno espresso preoccupazione per le ultime azioni russe.

La situazione in Ucraina è piuttosto tesa da questa mattina. Il parlamento della Crimea ha adottato una serie di decisioni molto significative di avvicinamento alla Russia: tra queste, la dichiarazione di indipendenza, la richiesta formale di annessione presentata al governo di Mosca, la nazionalizzazione dei beni appartenenti allo stato ucraino e l’adozione del fuso orario di Mosca a partire dal 30 marzo. Il parlamento ucraino ha invece richiamato parte dei riservisti e ha ribadito di non riconoscere il risultato del referendum.

13.31 – Sabato 15 marzo, un giorno prima del referendum sulla Crimea, un gruppo di uomini armati senza segni di riconoscimento è entrato al Moskva Hotel, a Simferopoli (la capitale della Crimea), dove alloggiavano buona parte dei giornalisti stranieri inviati nella regione. Gli uomini armati hanno fatto irruzione in diverse camere e hanno distrutto vari tipi di apparecchiature appartenenti ai giornalisti, dicendo di essere alla ricerca di armi. Molti giornalisti hanno raccontato dell’irruzione improvvisa, ma nessuno è riuscito bene a capire il perché dell’operazione, anche se si suppone sia stato un atto intimidatorio. Simon Ostrovsky, bravo giornalista di Vice, ha cercato di capire di che cosa si sia trattato.

13.23 – Il primo ministro della Crimea, il filo-russo Sergey Aksyonov, ha detto che il Consiglio Federale russo, la camera alta del parlamento russo, ha approvato un pacchetto di aiuti finanziari alla Crimea di 15 miliardi di rubli (circa 295 milioni di euro).

13.14 – Uomini armati filo-russi al checkpoint di Perekop, sulla strada del passaggio occidentale che collega la Crimea al resto dell’Ucraina.

 

13.08 – Vitaly Klitschko, ex campione di boxe e leader del partito di centrodestra UDAR, sta tenendo una conferenza stampa sulla situazione in Crimea. Klitschko, che non fa parte del nuovo governo di Kiev ma che è stato uno dei principali leader delle proteste di piazza Indipendenza, ha detto che l’Ucraina non taglierà i rifornimenti di acqua potabile e cibo che ora garantisce alla Crimea (qui i dettagli su quello che è costata finora la Crimea al governo di Kiev).

12.46 – Solita confusione su chi siano gli uomini armati presenti in Crimea. Nella foto qui sotto c’è un membro dell’unità antisommossa della polizia ucraina – nota come Berkut – considerata responsabile della dura repressione di febbraio in piazza Indipendenza, a Kiev, e recentemente smantellata; e un militare con “accento russo”.

 

12.42 – Perché la Russia ha proposto all’Ucraina una soluzione di stato federale? Secondo il think tank Carnegie Moscow Center, in questo modo l’Ucraina permetterebbe alle sue regioni non solo di decidere indipendentemente riguardo questioni linguistiche e culturali all’interno del loro territorio, ma anche rispetto alle più significative questioni economiche e di politica estera. Nei piani della Russia questo significherebbe un rifiuto della membership nella Nato e nell’Unione Europea. Lo stesso Carnegie Moscow Center aggiunge:

«È molto improbabile che Kiev o l’Occidente accettino questa soluzione. Il che significa che, per il prossimo futuro, l’Ucraina diventerà un terreno di battaglia geopolitica. Il risultato di tale battaglia non si può sapere, ma è più probabile che la competizione sarà lunga e dura, piuttosto che una breve campagna.»

12.28 – Alcune prime pagine internazionali sull’esito del referendum in Crimea.

 

12.15 – Il parlamento ucraino ha approvato questa mattina un fondo di emergenza di 6,7 miliardi di hryvnja (circa 600 milioni di dollari) per le spese militari, oltre ad avere autorizzato a mobilitare le unità militari e della Guardia Nazionale: si tratta, scrive il Kyiv Post, di una percentuale piuttosto alta rispetto all’intero budget statale, che non supera i 50 miliardi di dollari l’anno. I due provvedimenti sono stati apportavi con 275 voti a favore.

 

12.07 – Vladimir Putin parlerà della situazione della Crimea martedì 18 marzo, ha detto il rappresentante del Cremlino alla Duma, la camera bassa del parlamento russo.

12.00 – Il ministero degli Esteri russo ha diffuso un comunicato che invita il parlamento ucraino a istituire un’assemblea costituente per redigere una nuova costituzione e a trasformare l’Ucraina in uno stato federale, in cui vengono dati più poteri alle singole regioni (o singoli stati). Secondo il ministero russo, questa soluzione sarebbe funzionale a una riduzione delle tensioni in Ucraina.

***

Dopo la larghissima vittoria dei “sì” al referendum di domenica sull’annessione della Crimea alla Russia, il parlamento locale di Crimea ha dichiarato la sua indipendenza dall’Ucraina e ha fatto richiesta formale di annessione alla Russia con lo status di “repubblica”. Una delegazione di parlamentari della Crimea dovrebbe arrivare oggi a Mosca per discutere delle procedure e dei tempi dell’annessione, che comunque dovrebbero essere piuttosto brevi.

Nella mattinata di lunedì i parlamentari della Crimea hanno approvato un’altra serie di misure molto significative, tra cui la nazionalizzazione dei beni appartenenti allo stato ucraino e l’adozione del fuso orario di Mosca a partire dal 30 marzo. Il parlamento ha inoltre deciso lo smantellamento delle basi militari ucraine in Crimea, le stesse che da settimane sono circondate da uomini armati filo-russi (non si è fatto cenno alla sorte dei soldati ucraini che si trovano ancora bloccati all’interno di queste basi). Secondo Paul Waldie, giornalista del Globe and Mail, i parlamentari della Crimea avrebbero anche iniziato a valutare la possibilità di creare una propria banca centrale, la Banca di Crimea.

Come già annunciato prima del referendum di domenica, oggi i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si incontreranno per decidere se e quali sanzioni imporre alla Russia. Da diversi giorni si parla di sanzioni legate a restrizioni per la concessione dei visti e al congelamento di beni e conti di cittadini russi all’estero: finora queste misure – che andrebbero a colpire funzionari importanti del governo e di aziende statali russe – erano state usate dai paesi europei come strumento di pressione nei confronti di Putin, senza però dare alcun risultato. Secondo molti osservatori – e secondo alcune indiscrezioni circolate nei giorni scorsi – le sanzioni potrebbero colpire importanti esponenti della cerchia di potere di Putin, senza però coinvolgere direttamente Putin o il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. In pratica gli stati europei, insieme agli Stati Uniti, vorrebbero poter mantenere un canale aperto per continuare i colloqui con i russi ed evitare così un’ulteriore accelerazione della crisi in Ucraina.

foto: NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images