Il governo americano non controllerà più i domini Internet

La gestione passerà nelle mani di una struttura internazionale ancora da definire, che lavorerà con la società americana che già se ne occupa dal 1998

US President Barack Obama (2L) sits down at a computer as he tours a classroom at the Desmond Tutu HIV Foundation Youth Centre in Cape Town, South Africa, on June 30, 2013. Nobel peace laureate Archbishop Desmond Tutu met visiting President Barack Obama at his foundation's HIV Centre in the city, where he said it was a "special joy" to welcome the US leader to "the continent of his forebears". AFP PHOTO / Saul LOEB (Photo credit should read SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
US President Barack Obama (2L) sits down at a computer as he tours a classroom at the Desmond Tutu HIV Foundation Youth Centre in Cape Town, South Africa, on June 30, 2013. Nobel peace laureate Archbishop Desmond Tutu met visiting President Barack Obama at his foundation's HIV Centre in the city, where he said it was a "special joy" to welcome the US leader to "the continent of his forebears". AFP PHOTO / Saul LOEB (Photo credit should read SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

Venerdì 14 febbraio il governo degli Stati Uniti ha annunciato un piano in cui di fatto si impegna ad abbandonare entro la fine di settembre 2015 il controllo sull’amministrazione dei domini internet, attività finora gestita insieme all’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), una società californiana non profit che – su mandato del governo, tramite il Dipartimento del Commercio – dal 1998 si occupa di diverse attività necessarie al funzionamento di Internet, tra cui la gestione dei domini di primo livello (.com, .gov, .net, ma anche quelli nazionali come .it, .fr, .de).

Il governo cederà la supervisione di queste attività alla stessa ICANN, il cui lavoro non sarà subordinato a nessuna organizzazione governativa e sarà portato avanti in collaborazione con un gruppo internazionale la cui struttura sarà discussa e resa nota entro l’anno prossimo, quando scadrà il contratto tra la ICANN e la National Telecommunications and Information Administration (NTIA), un’agenzia del Dipartimento del Commercio statunitense.

L’annuncio è stato accolto e commentato positivamente da aziende come Verizon – società telefonica statunitense e uno dei più grandi provider Internet al mondo – e dalla stessa ICANN, che tramite un comunicato ha invitato «governo, settore privato, società civile e altre organizzazioni Internet di tutto il mondo» a unirsi all’ICANN nella gestione del processo di transizione, sostenendo che tutte le parti meritano una voce in capitolo.

L’ICANN ha anche confermato che manterrà il suo ruolo di amministratore del sistema dei nomi a dominio (DNS). Il sistema dei DNS, per intenderci, è quello che converte i codici numerici “compresi” dai computer e corrispondenti ai nodi della rete – del tipo “151.21.208.58” – in domini leggibili e facili da ricordare per gli utenti umani – del tipo “www.ilpost.it” – e la gestione di questo processo è un’attività fondamentale per tenere in piedi Internet per come la conosciamo.

John D. Rockefeller IV, progressista e presidente della commissione del Commercio del Senato americano, ha definito questa iniziativa del governo “coerente con gli altri sforzi che gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno sostenendo per promuovere un’Internet libera e aperta”. Al contrario, altri esponenti politici, come il repubblicano ed ex speaker della Camera Newt Gingrich, hanno espresso delle preoccupazioni riguardo i possibili effetti di questa decisione e il rischio che “dittature straniere” possano limitare la libertà della rete.

Secondo il Washington Post, al momento non è facile immaginare le conseguenze pratiche di questa decisione, considerando che molti aspetti non sono ancora stati definiti. Una prima fase di incontri preliminari tra i membri della comunità internazionale è programmata a Singapore dal 21 al 27 marzo prossimo, per discutere i meccanismi della transizione. Alcuni commentatori hanno messo in dubbio che l’ICANN abbia l’autorevolezza e l’esperienza sufficienti per gestire autonomamente questa nuova fase, senza più la supervisione del governo, mentre altri ancora hanno criticato del tutto la scelta di continuare a lasciare sostanzialmente nelle mani dell’ICANN il ruolo di amministratore dei nomi a dominio.

Sebbene l’ICANN non abbia niente a che fare con la NSA, l’agenzia nazionale di intelligence statunitense, molti osservatori leggono questa decisione come una risposta alle critiche ricevute dal governo – sia da parte dei governi di altri paesi, sia da parte delle grandi società di Internet – in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, che hanno portato alla pubblicazione dei documenti sui programmi di sorveglianza della NSA. Nel dicembre 2013, otto delle più grandi società di Internet al mondo avevano chiesto al governo americano una riforma delle leggi che attualmente permettono di controllare, con scarsi limiti giuridici, le comunicazioni online.