Cosa c’è dentro un proiettile

Una fotografa ha sezionato più di 900 proiettili della Seconda guerra mondiale, per mostrare – completamente fuori contesto – i diversi materiali che li compongono

Sabine Pearlman

Sabine Pearlman, Ammo

Il progetto Ammo, della fotografa di Los Angeles Sabine Pearlman, è composto da una serie di still life di proiettili fotografati dopo essere stati sezionati a metà. Tutte le munizioni che ha collezionato – più di 900 tipi diversi – provengono da un bunker della Seconda guerra mondiale in Svizzera, visitato nel 2012 con l’aiuto di uno specialista.

La fotografa è attratta dalla moltitudine di materiali con cui sono composti i proiettili ed è affascinata dall’artigianalità e dalla struttura dell’oggetto, in contrapposizione alla funzione distruttiva e letale per cui è costruito. Pearlman ha deciso di non fornire i dettagli riguardo specifiche, modelli e marche, perché la sua idea è proprio eliminare il contesto in cui il proiettile ha una funzione ben precisa e renderlo un oggetto astratto, osservabile da un punto di vista “estetico”. Inoltre, in mostra, le fotografie vengono stampate enormi: chi guarda non riconosce subito un proiettile ma è portato a osservare in dettaglio i diversi tipi di materiali al suo interno.

Nel 2013 il progetto ha vinto un importante premio, il Lens Culture Emerging Photographer Award, promosso dal sito Lens Culture. Le fotografie sono recentemente state esposte in una mostra personale dal titolo Fatal Beauty alla galleria PYO di Seul, mentre in questi giorni alcune immagini della serie sono esposte nell’ambito della mostra collettiva Alternate Realities alla galleria Arena 1 di Santa Monica e alla mostra “Internal Ballistics” alla Wall Space Gallery di Santa Barbara, negli Stati Uniti.