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  • Giovedì 30 gennaio 2014

Le letterarie inchieste sui politici in Abruzzo

Perché il presidente della regione Chiodi e metà del consiglio regionale sono indagati: rimborsi spese, presunte tangenti e complicate vicende di mogli e amanti

Giovanni Chiodi detto Gianni ha 52 anni e una lunga carriera nella politica abruzzese: si candidò a sindaco di Teramo nel 1999, perse contro il candidato del centrosinistra, fu eletto la volta successiva, nel 2004, e quando Ottaviano Del Turco si dimise da presidente della regione dopo essere stato arrestato per un’inchiesta sulla sanità nel luglio 2008, Chiodi fu scelto dal centrodestra come candidato presidente alle elezioni anticipate successive. Le vinse, e da allora è il presidente della regione. Il suo mandato è in scadenza e si voterà nuovamente il prossimo 25 maggio.

Da qualche giorno Chiodi è stato coinvolto in un’inchiesta insieme ad altri 24 tra consiglieri e assessori regionali: giovedì 23 gennaio i giornali hanno scritto che la procura di Pescara ha emesso una serie di informazioni di garanzia destinate al presidente Chiodi e al vicepresidente della Regione Alfredo Castiglione, al presidente del Consiglio regionale abruzzese Nazario Pagano, a nove tra assessori ed ex assessori della giunta – composta da dieci persone – e a dieci consiglieri regionali della maggioranza più tre dell’opposizione. Le indagini riguardano presunte irregolarità nelle fatture presentate per i rimborsi spese delle missioni, cioè viaggi fatti per conto della regione o per motivi istituzionali.

L’inchiesta proseguiva da oltre un anno e mezzo e riguarda le spese sostenute fino al 2012. Un’altra serie di indagini, che riguarda invece l’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi consiliari, è ancora in corso.

Giovedì 30 gennaio il quotidiano abruzzese il Centro ha dedicato il titolo principale della prima pagina a un fatto particolare dell’inchiesta che ha chiamato “la scappatella di Chiodi”. Uno degli episodi, tra i molti di cui si occupano le indagini, ha infatti catturato l’attenzione della stampa locale e nazionale: nella notte del 15 marzo 2011 il presidente Chiodi soggiornò all’hotel del Sole, a Roma, nei pressi del Pantheon, e si fece rimborsare la camera dalla regione (340 euro).

Quello che non fu dichiarato allora, ma che è emerso in questi giorni, è che Chiodi alloggiava in camera doppia in compagnia di una donna che non era sua moglie (e che non è indagata). Circa due mesi dopo la donna ottenne un incarico pubblico della durata di quattro anni presso l’assessorato regionale per le Pari opportunità, superando in un concorso pubblico altre 22 concorrenti. In un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, Chiodi ha definito la vicenda «un errore» ma ha negato che nel concorso ci sia stata alcuna irregolarità. Quanto al rimborso, ha detto che la nota spese «indicava che la camera era stata occupata da due persone, perciò non so se la cosa sia sfuggita all’ufficio regionale o alla Ragioneria, stiamo ricostruendo, toccava a loro decurtare dal rimborso la spesa sostenuta per l’ospite». Il prossimo 4 febbraio Chiodi sarà interrogato dai magistrati che stanno eseguendo le indagini, i sostituti procuratori Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Altri interrogatori si svolgeranno il 12 febbraio.

In questi giorni, peraltro, si è tornato a parlare di un’altra vicenda che coinvolge infedeltà coniugali e un membro della giunta abruzzese, anche lui coinvolto nell’inchiesta di Pescara: l’ex assessore alla Cultura Luigi De Fanis. Il 12 novembre 2013 fu messo agli arresti domiciliari perché, nell’inchiesta di Pescara, un imprenditore aveva parlato di presunte tangenti all’assessorato alla Cultura. Durante le indagini fu messa ai domiciliari anche la segretaria di De Fanis, che si scoprì avere una relazione con l’assessore. La donna disse anche, stando a quanto riportano i giornali, che questi aveva provato ad avvelenare la moglie con «un farmaco che provoca l’infarto». Il particolare che venne più ripreso e raccontato di questa vicenda già alla fine dello scorso anno è una sorta di “contratto” che De Fanis avrebbe fatto firmare alla segretaria, in cui si stabiliva che la donna dovesse “stare insieme” all’assessore quattro volte al mese in cambio di 36.000 euro all’anno. Una copia di questo documento, strappata, fu trovata dagli agenti della polizia giudiziaria di Pescara a novembre 2013, durante una perquisizione a casa della segretaria.

Dopo le dichiarazioni della segretaria, De Fanis venne indagato da un’altra procura, quella di Lanciano, con l’accusa di tentato omicidio, che si somma alle inchieste per i rimborsi spese della regione e per concussione per le presunte tangenti all’assessorato. Giovedì 30 gennaio De Fanis verrà interrogato a Lanciano ed è possibile che ci sia un confronto con le altre parti in causa.